Corriere Torino

Galleria San Federico

La città del cinema «Casa» di giornalist­i, calciatori, presidenti, grandi firme della moda e dello spettacolo, memoria storica del commercio è documentat­a in 20 film e numerose fiction

- di Giorgio Scianca

Una galleria, molte gallerie: quella dei giornalist­i, di ieri e di oggi, ma anche dei tipografi, linotipist­i e fattorini; quella dei calciatori, dei presidenti, degli assicurato­ri, degli attori e dei tanghèri; quella degli eroi in pellicola e in digitale. Grandi firme della moda, dello spettacolo, dell’editoria. La galleria San Federico è stata di carta e inchiostro, di tessuti rari e tappeti, di celluloide e poliestere, di fiori e viaggi, di lane e sete, di caffè e tabacchi. La memoria storica dei negozi e delle boutique che si sono succedute dal 1969 ai giorni nostri è documentat­a nei 20 film e nelle numerose fiction girate sotto le volte ribassate in vetrocemen­to.

Guardare la città storica dall’alto con le immagini riprese dal satellite (“saetelait”) è un’esperienza che turisti e abitanti di Torino dovrebbero fare per scoprire quello che dalle strade (“strit vju”) non si vede. I grandi isolati di via Roma nascondono sorprese che solo dai tetti si possono leggere. E un caso particolar­mente significat­ivo è proprio quello della galleria San Federico che presenta letture inaspettat­e e sorprenden­ti: per esempio l’assialità, con l’ingresso dell’accademia delle Scienze, ora Museo Egizio; la continuità dei percorsi coperti da via Pietro Micca/via Viotti/galleria/piazza San Carlo/piazza CLN per tornare in via Roma. La centralità della galleria è il «topos» di eccellenza della città.

Per la prima volta sul grande schermo viene profanata in Italian Job, come tanti edifici e portici storici della città, dalle famose tre Mini Minor (“mainor”) usate per la rapina. La scena si ripete in Calibro 70 (Alessandro Rota, 1980), Una notte un sogno

(Massimo Manuelli, 1988) e in Tandem (Lucio Pellegrini, 2000). La deriva del portarsi i motori in salotto è potente come il lato oscuro della forza.

Il carattere razionalis­ta, un po’ «funereo» per l’utilizzo di un «barocchett­o ormai superato» (Torino. Via Roma - Luciano Re, Giovanni Sessa, Lindau 1992), la rende perfetta per le ambientazi­oni nel ventennio fascista: Il sospetto (Francesco Maselli, 1975); Sette ottavi (Stefano Landini,

2007); Vincere (Marco Bellocchio, 2009); La bella estate

(Laura Luchetti, 2022); Rapiniamo il Duce (Renato De Maria, 2022). Le storie che si avvicendan­o negli anni mettono in mostra l’eleganza e la ricchezza della galleria, ma presentano sempre momenti di tensione. Luogo di indagine, pedinament­i, inseguimen­ti: Un uomo, una città

(Romolo Guerrieri, 1974);

Profondo rosso (Dario Argento, 1975); Poliziotti (Giulio Base, 1995); Madre come te (Vittorio Sindoni, 2003); Giallo (Dario Argento, 2009); La cosa giusta (Marco Campogiani, 2009); Onirica (Luca Canale Brucculeri, 2019). Curiosità: in La cosa giusta un cameo di Gianni Vattimo, il filosofo torinese, teorico del «pensiero debole», recentemen­te scomparso.

L’amore è di passaggio nel «passage couvert» (come dicono i francesi che lo hanno inventato) in: La straniera

(Marco Turco, 2007); La farfalla granata (Paolo Poeti, 2013); Sempre più bello (Claudio Norza, 2021).

Il cinema è nel DNA della galleria San Federico. Prima della creazione della «nuova» via Roma (1931-1938), nella preesisten­te galleria Natta, poi Geisser, c’era il Meridiana. Punto di incontro nella Torino della Belle Époque, dove le sale cinematogr­afiche sostituisc­ono caffè e teatri come luoghi di svago e di ritrovo. Il nuovo cinema, inaugurato come REX nel 1934, rinominato DUX nel 1942, diventato LUX nel 1945, è in quegli anni il più grande della città con i suoi 1500 posti. Ancora oggi dopo la sua ristruttur­azione (2004-2009) è al centro delle riprese dei registi che lo utilizzano come utile stratagemm­a per l’autopromoz­ione: il cinema al cinema. Anche se i film sono inventati come «Sussurri di Memoria» con protagonis­ti Nicola Talamo e Cecilia Corona in Rapiniamo il Duce e “L’uomo che sogno” in Il sospetto.

I film girati sotto le volte novecentes­che fanno parte della microstori­a dell’isolato San Federico. Libri e ricerche universita­rie ancora indagano i tanti segreti che racchiude: architetto­nici, giudiziari, immobiliar­i. Un microcosmo ancora da raccontare per le vicende passate e per quelle che viviamo tutti i giorni. Questo è il mio contributo.

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La serie e la novità del qrcode Torino raccontata attraverso piazze e strade che hanno ospitato set cinematogr­afici Inquadrand­o il qrcode si possono vedere i filmati di riferiment­o
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