Corriere Torino

«Progettiam­o e creiamo senza perdere di vista il nuovo contesto climatico»

Albena Kostantino­va Yaneva: «Da 20 anni questa è la mia sfida»

- Di Edmondo Bertaina

Il desiderio di internazio­nalizzazio­ne che il Dipartimen­to di Architettu­ra e Design di Torino intendeva dotarsi e offrire ai propri studenti ha segnato una tappa importante con l’arrivo di Albena Kostantino­va Yaneva.

Professore­ssa di teoria architetto­nica e già direttore del Manchester Architectu­re Research Group (MARG). È stata Visiting Professor presso la Princeton School of Architectu­re e il Politecnic­o di Torino. La sua ricerca attraversa i confini degli studi scientific­i, dell’antropolog­ia cognitiva, della teoria architetto­nica e della filosofia politica.

Ha lavorato con Bruno Latour, noto sociologo e antropolog­o, sul modo di gestire la vita collettiva umana e non, esaminando il ruolo della materia nella pratica del design e per ridefinire le forme sociali, politiche ed etiche che agiscono nelle città.

Professore­ssa Yaneva la ricchezza della formazione culturale degli architetti era già una preoccupaz­ione di Vitruvio. Come si concilia il metodo di Bruno Latour, con l’architettu­ra e come intende proporlo?

«Bruno Latour non si è impegnato direttamen­te con l’educazione architetto­nica. Tuttavia la sociologia è fondamenta­le per gli architetti. Nel corso del loro lavoro facilitano la costruzion­e di relazioni sociali e aiutano a modellare le società. Il lavoro di Latour ha guadagnato popolarità tra gli architetti per una serie di ragioni: in primo luogo, vi è l’architettu­ra come pratica sociale. In secondo luogo, i profession­isti dell’architettu­ra mettono sempre più in discussion­e le concezioni e le convinzion­i in relazione alle conoscenze, all’innovazion­e e alla creatività che sono comunement­e date per scontate. In terzo luogo, c’è il riconoscim­ento attivo degli oggetti, dei materiali e delle tecnologie nel processo di progettazi­one e abitazione. Al Dipartimen­to di Architettu­ra e Design di Torino, c’è stato molto interesse per l’approccio pragmatico di

Fondamenta­le per gli architetti. Nel corso del loro lavoro facilitano la costruzion­e di relazioni

Bruno Latour, che ho introdotto attraverso il mio lavoro».

Sapere come gli architetti pensano, conducono esperiment­i, interagisc­ono e collaboran­o è una forma di etnografia delle pratiche architetto­niche.

«Tendiamo a guardare il prodotto finale del design e a spiegarlo con fattori esterni (culturali, politici, sociali). Tracciamo nessi causali tra l’architettu­ra da un lato e la Società dall’altro. Tuttavia, valutare l’impatto di fattori,contesto esterno sulla progettazi­one, contenuto può fornire una migliore comprensio­ne dell’architettu­ra. Non dovremmo limitare la nostra analisi ai discorsi di designer e alle loro invenzioni, ma dovremmo piuttosto cercare di osservare le loro pratiche quotidiane e cogliere la diversità del processo creativo: le sfide, gli errori, le scelte quotidiane, reti profession­ali. Se esaminiamo attentamen­te le pratiche di progettazi­one degli architetti piuttosto che le loro grandi teorie e ideologie, se diamo priorità alle azioni e non ai discorsi, saremo in grado di acquisire una comprensio­ne più realistica delle sfide e della posta in gioco nel processo di progettazi­one. Questo è quello che faccio da circa 20 anni».

Un architetto quando progetta o costruisce un edificio o trasforma un paesaggio o una città, deve avere in mente un più ampio orizzonte? Vige ancora la supremazia del bene comune, della publica utilitas?

«I designer e gli educatori del design sono nella posizione migliore per farlo e per produrre resoconti alternativ­i delle trasformaz­ioni ambientali. Dopotutto, nuove azioni sul cambiament­o climatico sono possibili solo se riusciamo a rappresent­are queste complesse questioni ambientali nelle loro molteplici scale, gravità e durata. Invece di agire “contro” il cambiament­o climatico in modo militante, gli architetti possono agire “dall’interno” sensibiliz­zando sull’importanza di condivider­e il pianeta con altre specie (con i “non umani” come direbbe Bruno Latour). La nostra missione come educatori del design è sostenere un nuovo ruolo per la progettazi­one architetto­nica: come un potente apparato per ripensare e re-immaginare il regime climatico».

I designer producono resoconti alternativ­i delle trasformaz­ioni ambientali

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Con l’antropolog­o Bruno Latour La ricerca di Albena Kostantino­va Yaneva abbraccia diverse discipline: antropolog­ia, architettu­ra e filosofia politica

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