Emergenza climatica, «Non c’è più tempo»
Al Forte di Bard la mostra (dal 29 marzo fino al 21 luglio) che con oltre 80 immagini mette al centro dell’attenzione le sorti del pianeta
«Ciò che è causato dall’attività umana non appartiene più al futuro e non è più prerogativa solo di alcuni». Parole di Pierre Fernandez, capo dei contenuti multimediali di Agence France Presse e curatore della mostra Non c’è più
tempo, al Forte di Bard dal 29 marzo (visitabile fino al 21 luglio).
Al centro ci sono i «quattro elementi», acqua, terra, aria e fuoco, cui il progetto espositivo si ispira a partire dagli archivi fotografici dell’agenzia di stampa francese, una delle più importanti al mondo. Presso le sale dell’opera Mortai alla fortezza valdostana, si snoda un percorso composto da oltre 80 immagini che da un lato presentano le emergenze climatiche in corso, dall’altro cercano di sensibilizzare su temi non più rinviabili. «La scelta del titolo — ha detto Ornella Badery, presidente del Forte di Bard — non vuole evocare una situazione ineluttabile, ma ricordare che l’emergenza climatica è in evoluzione e può essere governata. Il nostro obiettivo è porre l’attenzione per richiamare ognuno di noi alle proprie responsabilità di fronte alle sorti del pianeta, il suo futuro è nelle nostre mani».
Fra le immagini in mostra ne spicca una per noi italiani piuttosto nota, al punto da esserci quasi abituati, realizzata da Marco Bertorello: l’acqua alta in piazza San Marco a Venezia, dove si vedono persone al centro dello spazio, con i piedi immersi nella marea calma, che fanno foto forse per documentare il fenomeno. O chissà. L’acqua è tanta oppure pochissima, ma anche ricoperta di plastica e inquinata. Un po’ come l’aria, che a volte fa paura. È il caso della tromba d’aria che si abbatte su una zona residenziale di Wynnewood in Oklahoma (Stati Uniti), immortalata da Josh Edelson.
Nel percorso proposto da Agence France Presse si incontra anche il fuoco e colpisce, fra le diverse immagini, lo scatto di Valery Hache che mostra dei bagnanti in spiaggia, nei pressi di Saint Tropez (Francia) mentre osservano da lontano un incendio nella pineta di La Croix-valmer, quasi come fossero al cinema. Inermi. Poggiamo tutti i piedi sulla stessa terra, del resto, ma spesso ci sentiamo impotenti, oppure la consideriamo immobile. Non è così, a volte si può letteralmente spaccare sotto una città, come dimostra Nelson Almeida. Il fotografo ha documentato a cosa possa portare la mancanza di pianificazione urbana, unita alla deforestazione aggressiva, perché la città di Buriticupu, in Brasile, lo scorso anno ha visto letteralmente franare il terreno sotto le case.
I circa 450 fotoreporter di Agence France Presse attraversano le regioni colpite dal cambiamento climatico in tutto il mondo, la mostra nasce dal loro lavoro. L’esposizione coincide con il lancio di una campagna internazionale, promossa da un’immagine scelta come simbolo: un adolescente, Everton Miguel dos Anjos, che emerge dalle acque nerastre della spiaggia di Itapuama a Cabo de Santo Agostinho (Brasile) contaminate da una fuoriuscita di petrolio: il cosiddetto oro nero ha devastato circa 2000 km di costa.
«L’acqua è diventata scarsa e la siccità colpisce un numero crescente di Paesi. L’innalzamento del livello del mare — ha aggiunto Fernandez — vedrà crescere il numero dei rifugiati climatici e il 2024 potrebbe battere il record di calore stabilito lo scorso anno. Se la temperatura della superficie terrestre aumenterà di 2,7°C entro il 2100, come si prevede, due miliardi di persone potrebbero essere spinte a uscire dalla zona di comfort climatico che ha permesso all’umanità di prosperare per millenni». Fernandez cita uno studio di Nature Sustainability, rivista internazionale che pubblica ricerche scientifiche sul tema della sostenibilità e delle scienze sociali.
Insomma, il tempo stringe, ma il messaggio di Agence France Presse è chiaro: se acquisiamo maggiore consapevolezza possiamo agire.
450 fotoreporter di Agence France Presse attraversano le regioni colpite dal cambiamento climatico: la mostra nasce dal loro lavoro