Corriere Torino

La Città studia un modo per tuffarsi nel Po: si pensa alle piscine

Il Comune avvia un tavolo per controllar­e la qualità delle acque. Tresso: «C’è l’idea delle vasche galleggian­ti»

- P. Coc.

Torino sogna di tuffarsi nel Po, anche se a tutti quei politici che l’hanno proposto non ha portato un granché bene. Tre anni fa, Ugo Mattei, il professore universita­rio candidato sindaco per Futura, la lista dei no vax e anti-green pass nata dalle proteste della pandemia, si era bagnato nel fiume con la sua maglietta verde per uscirne infreddoli­to e, dopo qualche giorno, annichilit­o dai pessimi risultati elettorali. «Vogliamo un fiume balneabile». Era stata l’idea anche di un altro civico prestato alla politica come Giorgio Airaudo. Il sindacalis­ta della Cgil, schierato dall’allora Sel per guidare Palazzo Civico nel 2016, si tuffò anche lui, sempre a favore di telecamere, per rendere più credibile la promessa di trasformar­e quelle acque che arrivano dal Monviso in una risorsa turistica, come un secolo fa quando l’estate si poteva trascorrer­e tra gli scomparsi «Lido Barbaroux», il «Savoia Bagni», il «Diana», il «Meirano».

«Abbiamo lanciato un tavolo di studio con l’arpa e Smat per confrontar­e i dati e per avere un monitoragg­io continuo della qualità dell’acqua», spiega Francesco Tresso. L’assessore al Verde, dopo aver avviato il «restauro» del parco Valentino, sogna di far diventare Torino simile a Parigi partendo dal progetto di balneazion­e del fiume. «Abbiamo visto che il problema batteriolo­gico è, in realtà, legato a un breve periodo dell’anno, più o meno a giugno, quando i valori si innalzano. Negli altri mesi, il Po rispetta la normativa europea che vigila la qualità dell’acqua», racconta Tresso. L’assessore cancella così il mito che bagnarsi nel Po vuol dire strappare un biglietto per il reparto dei malati gravi dell’ospedale. Ma questo non deve essere scambiato come un lasciapass­are per mettersi il costume e buttarsi quando le temperatur­e diventeran­no più calde. «Da quando Torino ha un unico consorzio per la depurazion­e, le acque sono in buone condizione. A monte, però, non funziona così. E ci vorrebbero investimen­ti notevoli per migliorare le condizioni». Per questo motivo, l’assessore Tresso, nonostante la riduzione della portata del 20-30% del bacino del Po, non rinuncia a sognarlo balneabile. «Potremmo pensare a delle piscine galleggian­ti, che “clorano” l’acqua presa dal fiume. Una proposta suggestiva che permettere­bbe anche di apire con i cittadini una discussion­e sulla qualità dell’acqua».

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Come Parigi Un’immagine delle piscine aperte sulla Senna

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