Suicidio in carcere, la polizia penitenziaria «Peggio del Far West»
Vittima un 31enne che aspettava il ricovero in una Rems
Un suicidio in cella ha scosso il carcere di Torino. Fabrizio Nuñez Sanchez, trentunenne di origini ecuadoriane, si è tolto la vita all’interno del padiglione A. L’uomo era stato arrestato a fine agosto per il tentato omicidio del padre, preso a coltellate nella schiena mentre dormiva. Una perizia psichiatrica aveva evidenziato la totale incapacità di intendere e di volere del trentunenne, trattenuto in carcere in attesa di disponibilità per il trasferimento in una Rems, riservata a detenuti con problemi psichiatrici. Le condizioni di Nuñez Sanchez erano state ritenute incompatibili con il carcere e da mesi era in lista per una struttura più idonea. Tempi molto lunghi pagati a carissimo prezzo: domenica sera il trentunenne ha realizzato un cappio rudimentale con un lenzuolo, l’ha legato alle sbarre della finestra e si è impiccato.
Il suicidio di Nuñez Sanchez è l’ulteriore campanello d’allarme di una situazione sempre più complicata all’interno del carcere di Torino. «Ormai è fuori controllo, peggio dell’inferno e del Far West. Dal punto di vista organizzativo e della prevenzione dei frequentissimi eventi critici siamo allo sfascio totale», denuncia Leo Beneduci, segretario generale dell’osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
Tra le maggiori criticità spicca il sovraffollamento dell’istituto: «Ci sono circa 1.500 detenuti a fronte di una capienza che si aggira intorno ai 1.090, è quasi il 50% in più. In organico mancano almeno 267 agenti di polizia penitenziaria, una situazione che mette costantemente a rischio i principali diritti come ferie e riposi. Il personale ormai è allo stremo e non ce la fa più».
Cresce intanto il numero delle aggressioni ai danni del personale che lavora in carcere: sono 11 quelle avvenute nel 2024, per un totale di 15 agenti feriti da inizio anno. L’ultimo episodio risale a domenica pomeriggio, proprio poche ore prima della scoperta del suicidio in cella. Tre poliziotti sono stati violentemente strattonati da un detenuto che ha dato in escandescenza e si è reso necessario il trasporto al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria.
Nella tarda serata del 15 marzo una quarantina di detenuti si era invece rifiutata di tornare in cella, una situazione che aveva costretto a richiamare anche gli agenti fuori servizio. In quell’occasione avrebbero bevuto un’importante quantità di grappa artigianale prodotta di nascosto all’interno delle celle.
«Ormai si naviga a vista e la funzione rieducativa e risocializzante della pena è diventata una vera e propria chimera: il carcere di Torino, in una costante assenza di sicurezza e risultati, è diventato criminogeno», racconta Beneduci.