Corriere Torino

Dai social al palco, «quanto è dura crescere»

- Francesca Angeleri

Sono una grande appassiona­ta di giochi da tavolo e il mio gruppo di player è a Torino, quindi ci passo interi week end Ho pensato di trasferirm­i

Mercoledì prossimo saremo ad aprile, il 3 per la precisione, ma è già tempo per Il saggio di fine anno, lo spettacolo teatrale — al Colosseo alle 21 — di Camilla Boniardi, meglio conosciuta come Camihawke, super star dei social (infatti è l’ennesimo caso da sold out) da oltre un milione e trecentomi­la follower. Il suo tone of voice è quello della sua generazion­e nata nei favolosi 90 (ha 33 anni) a cui parla attraverso la narrazione della sua realtà in cui normalizza l’imperfezio­ne. Camihawke arriva al digital passando per un tentativo di laurea in medicina a una in giurisprud­enza che invece si porta a casa, «ma già sentivo dentro di me che c’era qualcosa di più creativo cui aspiravo. Il percorso è stato un po’ tortuoso». A Torino giunge amando profondame­nte questa città dove dice di venire spessissim­o, «sono una grande giocatrice di giochi da tavolo, di qualsiasi genere. Abbiamo un’intera stanza piena di giochi a casa. Il mio gruppo di player è qui a Torino, quindi ci passo interi week end. Torino per me è ludica, la adoro. Credo che potrebbe veramente essere un posto dove mi piacerebbe trasferirm­i in pianta stabile».

Lo show, dice, tira un po’ le somme di tutto ciò che è accaduto e che ha costruito negli anni fino ad adesso, «è uno spettacolo generazion­ale e parla molto delle difficoltà che si incontrano nel percorso di crescita. La speranza è che arrivi ai ragazzi e alle ragazze come me, non voglio che sia autorefere­nziale». Non ci sono tutte le turbe generazion­ali, Boniardi lo sa, «ma non ho potuto non mettere in scena quella paura di quando sei giovanissi­mo e già il mondo ti chiede di sapere e di scegliere cosa vuoi fare e diventare e ti tocca prendere delle decisioni importanti che rischiano di segnare in maniera indelebile la tua vita. L’università, il lavoro… c’è molta pressione. E il rischio di renderti conto quando la partita è iniziata che non era quello che volevi è enorme. E tutti hanno paura a tornare indietro». Già, perdere tempo è un peccato mortale per questa società. Il saggio di fine anno è sempre un momento di passaggio. È la fine ma è anche l’inizio di qualcosa, «all’orizzonte ci sono progetti, ma prima voglio finire di godermi quello che sto vivendo ora. I social stanno collassand­o. Mi spaventa il momento storico che stanno vivendo». Nel frattempo, come ogni Peter Pan di questo Paese, lei sta crescendo e bene, «la misura la dà la mia ansia. Alle prime date di ottobre ci voleva l’ambulanza, oggi riesco perfino a cenare prima di salire in scena».

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In scena Camilla Boniardi (foto di F. Prandoni)

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