Dai social al palco, «quanto è dura crescere»
Sono una grande appassionata di giochi da tavolo e il mio gruppo di player è a Torino, quindi ci passo interi week end Ho pensato di trasferirmi
Mercoledì prossimo saremo ad aprile, il 3 per la precisione, ma è già tempo per Il saggio di fine anno, lo spettacolo teatrale — al Colosseo alle 21 — di Camilla Boniardi, meglio conosciuta come Camihawke, super star dei social (infatti è l’ennesimo caso da sold out) da oltre un milione e trecentomila follower. Il suo tone of voice è quello della sua generazione nata nei favolosi 90 (ha 33 anni) a cui parla attraverso la narrazione della sua realtà in cui normalizza l’imperfezione. Camihawke arriva al digital passando per un tentativo di laurea in medicina a una in giurisprudenza che invece si porta a casa, «ma già sentivo dentro di me che c’era qualcosa di più creativo cui aspiravo. Il percorso è stato un po’ tortuoso». A Torino giunge amando profondamente questa città dove dice di venire spessissimo, «sono una grande giocatrice di giochi da tavolo, di qualsiasi genere. Abbiamo un’intera stanza piena di giochi a casa. Il mio gruppo di player è qui a Torino, quindi ci passo interi week end. Torino per me è ludica, la adoro. Credo che potrebbe veramente essere un posto dove mi piacerebbe trasferirmi in pianta stabile».
Lo show, dice, tira un po’ le somme di tutto ciò che è accaduto e che ha costruito negli anni fino ad adesso, «è uno spettacolo generazionale e parla molto delle difficoltà che si incontrano nel percorso di crescita. La speranza è che arrivi ai ragazzi e alle ragazze come me, non voglio che sia autoreferenziale». Non ci sono tutte le turbe generazionali, Boniardi lo sa, «ma non ho potuto non mettere in scena quella paura di quando sei giovanissimo e già il mondo ti chiede di sapere e di scegliere cosa vuoi fare e diventare e ti tocca prendere delle decisioni importanti che rischiano di segnare in maniera indelebile la tua vita. L’università, il lavoro… c’è molta pressione. E il rischio di renderti conto quando la partita è iniziata che non era quello che volevi è enorme. E tutti hanno paura a tornare indietro». Già, perdere tempo è un peccato mortale per questa società. Il saggio di fine anno è sempre un momento di passaggio. È la fine ma è anche l’inizio di qualcosa, «all’orizzonte ci sono progetti, ma prima voglio finire di godermi quello che sto vivendo ora. I social stanno collassando. Mi spaventa il momento storico che stanno vivendo». Nel frattempo, come ogni Peter Pan di questo Paese, lei sta crescendo e bene, «la misura la dà la mia ansia. Alle prime date di ottobre ci voleva l’ambulanza, oggi riesco perfino a cenare prima di salire in scena».