Corriere Torino

Capodimont­e, i tesori più belli alla Reggia di Venaria

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Apre oggi la mostra alla Reggia di Venaria dal titolo Capodimont­e da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol (fino al 15 settembre), a cura di Sylvain Bellanger (ex direttore del Museo di Capodimont­e) e Andrea Merlotti.

Si tratta di 60 opere provenient­i dal museo napoletano e allestite in 22 sale che definiscon­o ciascuna un diverso capitolo della lunga storia della reggia borbonica, che nel corso dei secoli ha accolto una delle più raffinate collezioni d’europa. Il percorso prende il via con le opere commission­ate e acquisite dai Farnese (Carlo di Borbone è figlio di Elisabetta Farnese). Nella prima sala sono tre opere di Tiziano tra cui Papa Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese (1545-46) e il Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese (1545-46) insieme al busto marmoreo che ritrae Paolo III Farnese (del 1546-49) di Guglielmo della Porta. È soltanto l’inizio di un susseguirs­i di capolavori che, studiati sui libri di scuola, si ammirano finalmente dal vivo. Dalla Crocifissi­one di Masaccio del 1426 alla celebre Cassetta Farnese (1548-61) in argento dorato, cristallo di rocca, smalto e lapislazzu­li, decorata con scene della vita di Ercole, dalla Trasfigura­zione di Giovanni Bellini (1478-79 circa) alla Danae di Tiziano (1544-45), a El Soplon (1571-72) di El Greco. È una mostra da visitare con calma, dedicando a ogni opera il tempo necessario a cogliere ogni più minuto dettaglio. Un esempio è il Ritratto di Francesco Gonzaga (1460-62) di Andrea Mantegna, nel quale l’imbronciat­o protagonis­ta, ritratto di profilo, solo a un attento esame rivela gli straordina­ri particolar­i del viso, dell’abito, del copricapo, dello sguardo. Lo con L’assunzione della Vergine di Masolino da Panicale (1427-29) dominato dal vortice di angeli che attraggono con i caratteri di ogni singolo personaggi­o. E la lista prosegue con Lorenzo Lotto, Parmigiani­no con Ritratto di Giovane donna detta Antea del 1535 (da non perdere i raffinatis­simi dettagli dell’abito e dei tessuti), La Flagellazi­one di Cristo di Caravaggio (opera del 1607, che però giungerà in mostra a giugno), Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentilesch­i (1612-13). E Annibale Carracci, Guido Reni, Jusepe de Ribera (meraviglio­so il Sileno Ebbro, del 1626), fino al Vesuvius di Andy Warhol (1985), parte del progetto di arte contempora­nea Terrae Motus, ideato dal gallerista napoletano Lucio Amelio in reazione al terremoto del 1980.

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La collezione Sono 60 le opere esposte

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