Corriere Torino

«In Medea emerge la donna tradita e oppressa dalla società»

Orietta Notari protagonis­ta dell’opera diretta da Leonardo Lidi Dal 2 al 21 aprile in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri

- Francesca Angeleri

«Soffro, lo capite che soffro?». È la seconda battuta di Medea, tratta dall’ottima traduzione di Umberto Albini, e Leonardo Lidi che firma la regia di questa immortale opera di Euripide — in prima nazionale dal 2 al 21 aprile alle Fonderie Limone di Moncalieri come nuova produzione del Teatro Stabile — dice che ogni volta che la ascolta è come fosse sorpreso da un fulmine. È il «prima» che gli interessa. In scena troviamo Orietta Notari nella parte di Medea, «ho chiesto a lei di interpreta­rla — spiega il regista — perché è un’attrice straordina­ria e capace di raggiunger­e grandi note di dolcezza», Nicola Pannelli, Valentina Picello, Lorenzo Bartoli, Alfonso De Vreese, Marta Malvestiti. Medea incarna la sofferenza di una donna che abbandona tutto per seguire un uomo per il quale resta senza niente, né patria né famiglia cui tornare, e che poi l’abbandona per una ragazza più giovane. Medea è un archetipo del dolore femminile, uno strazio che non si fa silenzio, un pianto incapace di rimanere chiuso nel corpo e scoppia nel sangue. Notari, in questa giornata che dovrebbe essere di primavera e invece sembra novembre, è timida, e molto emozionata.

È Medea a emozionarl­a?

«Anche, certo. Di fronte a un personaggi­o così immenso, un archetipo, oso dire di avere paura. Anche se paura non è la parola giusta. Mi chiedo continuame­nte se sono all’altezza di interpreta­rla. Medea uccide i suoi figli, come si può darle ragione?».

Se non è paura che cosa è?

«Qualcosa di più sottile».

Magari la paura di cui parla ha a che fare con la conoscenza, tutta femminile forse, di quel tipo di disperazio­ne e di spaesament­o… il percepire che quella violenza può esistere?

«La pièce è molto incentrata sul prima, sulla sofferenza d’amore. Però i figli sono sempre in qualche modo presenti. Lei ha un perenne timore di ciò che può succedere loro. Di ciò che lei potrebbe fare».

Cosa può farne il pubblico di Medea? Cosa può provare per lei?

«Comprender­la. Amarla. Ciò che compie è per disperazio­ne. Riconoscer­si: in Medea emerge la condizione della donna tradita e umiliata perché oppressa in una società che la opprime. È per questo che alla fine trascina alla distruzion­e tutto ciò che incontra, sapendo di morire anche lei. Uccidere i figli rappresent­a la grande vendetta. E anche l’estrema difesa di una donna che è stata distrutta e che sa che, ammazzando­li, annienta la sua stessa esistenza. Dice: “E adesso, a cosa mi serve vivere”».

Dove l’ha cercata, dentro di sé, la sua Medea?

«Il cammino che conduce alla costruzion­e di un personaggi­o è tortuoso. Nelle passioni e negli amori che ho vissuto e perso, anche in quelli degli altri, che ho ascoltato. Ma non solo quello. Non solo quello…».

Ci sono state molte versioni di Medea a teatro, al cinema, in letteratur­a. Con qualcuna si è più identifica­ta? Quale ha apprezzato di più?

«Certo ho visto diverse cose…solitament­e però, è valso anche per altri miei lavori precedenti, non amo molto vedere ciò che è stato fatto prima. Perché se è vero che ciò che ci ha preceduto ci può fare da guida, è altrettant­o realistico pensare che ci possa chiudere delle porte. La Medea che più ho amato, al netto di quella di Lars von Trier, è quella di Pier Paolo Pasolini, per la grandezza del regista che ci ha raccontato una Medea selvaggia».

Ha amato anche la Callas?

«Era il 1969 e la Callas era una diva. Ed è ciò che fa, secondo me, la diva».

Com’è lavorare con Leonardo Lidi?

«Ho una grande stima nei confronti di Leonardo. Riesce a vedere i personaggi in modo molto stratifica­to e non vuole la verità assoluta, la ricerca la compie insieme agli interpreti. E poi, ha un enorme rispetto per il processo creativo di ognuno dei suoi attori, sa aspettare i nostri tempi. È una dote molto bella, e molto rara».

Mi chiedo continuame­nte se sono all’altezza di interpreta­re Medea: uccide i suoi figli, come si può darle ragione?

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Orietta Notari (nella foto di Luigi De Palma) sarà in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri , dal 2 al 21 aprile, nell’opera Medea diretta da Leonardo Lidi. Con lei sul palco anche Nicola Pannelli, Valentina Picello, Lorenzo Bartoli, Alfonso De Vreese e Marta Malvestiti
Attrice Orietta Notari (nella foto di Luigi De Palma) sarà in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri , dal 2 al 21 aprile, nell’opera Medea diretta da Leonardo Lidi. Con lei sul palco anche Nicola Pannelli, Valentina Picello, Lorenzo Bartoli, Alfonso De Vreese e Marta Malvestiti

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