«Lunghe attese, code infinite e appuntamenti sbagliati per il permesso di soggiorno»
L’odissea della ricercatrice Farzaneh: «Il sistema non funziona» Sequestrati dai carabinieri 670 carrelli rubati all’unes
«Sono arrivata in Italia nel 2011 e ogni volta che ho dovuto sbrigare le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno ho dovuto affrontare tantissimi problemi. L’ultima, però, è stata davvero un’odissea».
Farzaneh ha 45 anni ed è una ricercatrice iraniana del Politecnico. Dopo la laurea in Statistica in Iran ha raggiunto suo marito a Torino, dove si è laureata una seconda volta in Ingegneria Energetica. Lo scorso 27 settembre, prima della scadenza, è andata in un ufficio postale — come da convenzione fra ministero dell’interno e Poste Italiane — per presentare l’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno. Si tratta di una procedura automatica: una volta inseriti tutti i dati nel computer, se si rivelano corretti, il sistema genera un appuntamento. Che per Farzaneh è stato fissato il 22 febbraio al commissariato di Ivrea.
«Francamente ero stupita, io abito a Torino e sono sempre andata all’ufficio immigrazione di corso Verona — racconta la ricercatrice uni
Online versitaria — . Ho chiesto spiegazioni, ma l’impiegato mi ha detto che loro non potevano farci nulla e che tutto era deciso dal software».
Cinque mesi di attesa, quindi: «Non solo. Una volta scaduto il permesso il cittadino straniero non può più andare liberamente all’estero se non con un volo diretto verso la nazione di provenienza. A novembre, però, avevo in programma un convegno in Francia e sono andata in corso Verona per richiedere il permesso di soggiorno provvisorio, che ho ottenuto. Con l’occasione ho anche chiesto di poter anticipare le pratiche per il rinnovo e ho fatto presente che a febbraio sarei dovuta andare a Ivrea. Nessuno lo ha trovato “strano” e la risposta è stata negativa».
Invece per un problema informatico (oggi risolto) il programma di prenotazione alle Poste aveva generato centinaia di appuntamenti sbagliati
«E così il 22 febbraio sono andata a Ivrea, dove un poliziotto mi ha detto che in quel commissariato non si occupavano di rinnovi — continua Farzaneh —. Ero infuriata. E mi hanno detto che quel giorno, nelle mie stesse condizioni, c’era anche una famiglia con 5 figli, ma chissà a quante altre persone sarà capitata una disavventura del genere. Non capisco come possa essere gestita in questo modo una questione così complessa. Sono tornata in corso Verona per ottenere un altro appuntamento per il 18 marzo. E pochi giorni dopo ho ricevuto una raccomandata che mi avvisava che se non mi fossi presentata la mia richiesta sarebbe stata annullata. Avrebbero potuto mandarmene una anche per dirmi di non andare a Ivrea o spiegarmi tutti i documenti da portare».
Farzaneh è stata puntualissima, ha fatto l’ennesima coda di 4 ore per scoprire che, poiché suo marito era diventato cittadino italiano, avrebbe dovuto presentare anche una copia autenticata della carta d’identità. «Mi sembrava tutto assurdo, ma per fortuna martedì sono riuscita a presentare tutti i documenti».
Adesso l’incubo sembra finito: «Per il momento ho ottenuto solo un timbro — conclude Farzaneh —. Se questo capita a me, che riesco a spiegarmi abbastanza bene, mi chiedo cosa possa succedere ad altri cittadini stranieri. Ogni volta bisogna superare problemi burocratici. Mi auguro che si possa intervenire su questo sistema che non funzionare come dovrebbe».
● Già un anno fa i legali dell’associazione per gli studi sull’immigrazione aveva organizzato un presidio contro le lunghe code e le modalità per le pratiche sui permessi di soggiorno negli uffici di corso Verona
Stoccavano carrelli rubati nei supermercati Unes per rivenderli su internet, offrendoli a metà prezzo . Un danno non di poco conto: il prezzo dei «roll», carrelli da carico e quindi più grandi rispetto a quelli comuni impiegati per la spesa, può infatti toccare i duecento euro. Una società di Villastellone ne aveva accumulati addirittura 670. Un numero importante, tanto da non poter nascondere la refurtiva all’interno di un magazzino. E così i «roll» erano ammassati in un cortile, ben visibili anche dalla strada provinciale per Cuneo.
Dopo una raffica di furti nei supermercati (avvenuti prevalentemente in Lombardia) e la denuncia dell’amministratore delegato di Unes, è partita l’indagine dei carabinieri. I militari della stazione di Villastellone hanno effettuato una perquisizione nell’azienda, individuando la refurtiva. Quelli stipati nel cortile erano infatti carrelli di proprietà di Unes, come accertato dai codici identificativi. I 670 «roll» sono stati dunque sequestrati, in attesa di restituzione. Il legale rappresentante della ditta di Villastellone, un quarantenne di Santena, è stato invece denunciato a piede libero per ricettazione.
L’errore del software Mi hanno mandato a Ivrea dopo 5 mesi, ma nel commissariato non rilasciano i rinnovi