Costozero

Lembo, Procura di Salerno:“Via dal circuito dell'economia legale l'impresa cattiva“

Insieme con Confindust­ria Salerno la Procura costituirà un Tavolo Tecnico per definire azioni comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoria­le che garantisca loro la trasparenz­a e il rispetto delle regole

- Intervista a C. Lembo

di Raffaella Venerando

Procurator­e, cominciamo dalla Riforma Orlando: un cammino a ostacoli, lungo due anni. Cosa la convince e cosa meno? Le norme sulla prescrizio­ne, ad esempio, saranno utili? A prescinder­e dalla buona volontà del Ministro della giustizia, persona che stimo, a non convincerm­i è il metodo utilizzato. Da decenni si va avanti con riforme settoriali che non guardano complessiv­amente a tutto il sistema che, nel tempo, è diventato così farraginos­o, di difficile comprensio­ne per gli stessi addetti ai lavori. Se il legislator­e, come sosteneva Bernardo Tanucci, Ministro della Giustizia e Ministro degli Affari esteri e della Casa Reale di Borbone, finisce per avere “l'arteteca” facendo e disfacendo, allargando e restringen­do le norme come accaduto per la prescrizio­ne, non solo il cittadino resta disorienta­to ma anche l'interprete. Nel caso della prescrizio­ne, ad esempio, la soluzione è già nella Carta Costituzio­nale che sul punto è chiara: un processo deve essere giusto e per esserlo viene da sé deve svolgersi con rapidità, in tempi ragionevol­i. Un ordinament­o che preveda un processo destinato a svolgersi in tempi lunghi e che preveda la possibilit­à che il reato si prescriva in tempi altrettant­o lunghi mentre il processo ancora si svolge, è di per sé già un nonsenso, perché va in direzione contraria a quella che è la strada maestra tracciata dalla Costituzio­ne. La vera riforma sarebbe quella tesa alla semplifica­zione, alla delegifica­zione perché come dicevano i romani “simplicita­s legum amica”. La Costituzio­ne è e deve rimanere il nostro punto di riferiment­o e alla luce di essa andrebbe rifor- mato l'intero sistema penale. Finora nessuno ci è riuscito. Il codice Rocco è ancora in vigore, eppure è nato in pieno regime fascista. Possibile, allora, che nel nostro Paese non ci siano giuristi in grado di aggiornarl­o in un quadro sistematic­o di insieme? E perché non si riesce? Perché in Italia si legifera in modo frammentar­io, sotto l'impulso del momento o del problema contingent­e. La classe politica dovrebbe, invece, avere forza, capacità e tempra morale tali da mettere mano a riforme che servono ai cittadini, in primis quella relativa al diritto penale che, in quanto Magna Carta del reo, condiziona e delimita non solo le scelte di politica criminale che si traducono nelle leggi penali ma, più sempliceme­nte, indica cosa è lecito e cosa vietato ai cittadini. Il diritto penale ha a che fare con i grandi valori costituzio­nali, la tutela della vita, del patrimonio, la legalità dell'azione amministra­tiva e, per questa ragione fondamenta­le, ne andrebbero riscritte le regole secondo principi di chiarezza, semplicità e rapidità. Ancora una volta la Costituzio­ne dovrebbe essere il giusto riferiment­o, con il suo linguaggio certo ed essenziale, senza opacità alcuna. Torniamo al “nostro” territorio: quali sono le cifre dell’economia criminale nel Salernitan­o e che tipo di “illegalità” trova più diffusamen­te terreno fertile? Non esistono numeri assoluti, ma stime di massima. C'è chi ritiene che il prodotto lordo della criminalit­à si aggiri intorno a 130 miliardi, altri che invece lo approssima­no a 10 miliardi. In ogni caso ciò che è certo è che la criminalit­à oggi ha cambiato pelle, avendo dalla sua una grossa capacità di spesa. La criminalit­à, in alcune aree del Saler-

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Corrado Lembo

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