Africa: la Cina è vicina
Il continente nei prossimi 20-30 anni sarà al centro delle strategie economiche globali. Francesi, tedeschi e perfino cinesi se ne sono accorti. In Italia, invece, si parla ancora troppo poco delle sue potenzialità da un punto di vista imprenditoriale. Ut
La Cina in Africa è più vicina dell'Italia. Non solo: le eccellenze industriali italiane in Africa non sono conosciute a sufficienza. Paradossi? No, sono due elementi di mancata competitività del nostro Paese emersi nella Conferenza stampa di presentazione di “Italia Africa Business Week-IABW”, il primo incontro economico per accorciare le distanze tra la business community africana e quella italiana, organizzato dall'Associazione Le Réseau con il patrocinio di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Assobiomedica, Chiesi Foundation Onlus, Giovani Imprenditori CNA e West African Development Bank-BOAD. Una due-giorni di networking, incontri B2B e conferenze con rappresentanti di Italia e Paesi africani, della diplomazia e del business per favorire opportunità d'affari e incentivare l'ingresso del settore privato nel tessuto produttivo africano, che si svolgerà a Roma il 17 e 18 ottobre 2017. Agribusiness, infrastrutture, energie rinnovabili, biomedicale e nuove tecnologie sono i settori al centro della prima edizione di IABW. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ricorda spesso che l'Italia è il secondo Paese manifatturiero europeo e che solo il trenta per cento degli italiani lo sa. Ma il nostro Paese soffre di un deficit di comuni- cazione in campo economico ancora più ampio per quanto riguarda l'Africa. La Banca Africana di Sviluppo e la Boad-Banque Ouest Africaine de Développement sono due istituzioni finanziarie che promuovono lo sviluppo del continente. Ma è poco probabile che la business community italiana ne abbia conoscenza in maniera adeguata. Eppure finanziano anche le infrastrutture, la maggior parte delle quali in Africa erano state costruite dagli italiani, almeno fino a quando la Cina ha deciso che il suo sviluppo si dovesse fare con le materie prime africane, rendendosi inoltre conto che il potere di acquisto della classe media africana stava aumentando. Il risultato è stato anche il lancio di una massiccia campagna mediatica verso il continente, dove ad esempio la televisione cinese ha aperto un network di sedi locali. Non c'è quindi da