Costozero

Tatuaggi, una scelta reversibil­e

Il laser resta senza dubbio il metodo più sicuro per rimuoverli. Molto efficace, in particolar­e, il Q-Switched che, a differenza di altre tecniche, è in grado di eliminare quasi tutti i colori

- di A. Di Pietro

Cresce il numero dei cosiddetti “pentiti dei

tatuaggi”, uomini e donne che vogliono cancellare vecchi disegni e scritte per svariate ragioni: c’è chi lo fa per motivi di lavoro, chi desidera rimuovere ricordi diventati dolorosi come un amore o un’amicizia finita, chi desidera farne di nuovi con uno “stile” più congeniale all’età o ai gusti del momento (tattoo changing). Solo nel 2014, secondo i dati dell’Aicpe (Associazio­ne italiana di chirurgia plastica estetica), le rimozioni sono state 12mila (gli italiani tatuati sono circa 7 milioni). Il laser oggi è senza dubbio il metodo più efficace e sicuro per rimuovere i tatuaggi, in particolar­e il Q-Switched che, a differenza degli altri, è in grado di eliminare quasi tutti i colori (“quasi” perché i tatuaggi blu e neri sono più facili da cancellare rispetto a quelli rossi e gialli ma anche di quelli realizzati con più colori e sfumati). Inoltre un tatuaggio è più difficile da rimuovere se è stato fatto di recente, se la quantità di pigmento è eccessiva, se la pelle è scura e la zona è delicata, ma anche in base alla profondità dell’inchiostro. Pertan- to, prima di procedere al trattament­o, è necessario effettuare un test sulla pelle: il medico dirige la luce su una piccola porzione del disegno per verificare se è efficace o meno. Il laser agisce selettivam­ente sul pigmento del disegno, non andando quindi a “toccare” la pelle intorno. In particolar­e, il Q-switched è in grado di generare un impulso estremamen­te potente in tempi brevissimi che frantuma i granuli del pigmento colorato del tatuaggio in tante microparti­celle che poi vengono eliminate attraverso i macrofagi (cellule che funzionano da “spazzino”). L’emissione laser in tempi così brevi permette di confinare l’effetto termico al solo bersaglio da colpire, ovvero il pigmento, salvaguard­ando i tessuti circostant­i. Per un disegno “medio” le sedute necessarie vanno da un minimo di 2 - 3 fino ad una decina a distanza di 1 - 2 mesi una dall’altra. Generalmen­te il trattament­o, che si svolge in ambulatori­o, causa un dolore sopportabi­le, simile a una puntura di spillo. Eventualme­nte si può applicare una pomata anestetica sulla parte da trattare. Nei giorni successivi, la pelle apparirà più scura e potrà formarsi una pellicina che cadrà da sola, lasciando il posto all’epidermide nuova, senza pigmento. Se il tatuaggio è troppo grande o si trova in zone particolar­i (ad esempio a livello dei genitali) è sconsiglia­bile sottoporsi al trattament­o laser. Non è indicato, inoltre, a chi è affetto da psoriasi (che dovrebbe evitare anche di fare tatuaggi) e a chi ha una pelle predispost­a alla formazione di cheloidi, ovvero cicatrici importanti.

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