Fiducia ai giovani
Il progetto di crescita del Paese al centro dell’Assemblea Pubblica di Confindustria Salerno
Il tema del lavoro dei giovani è diventato il termometro dello stato di salute del nostro Paese. Se stiamo bene o, viceversa, se facciamo fatica, ce lo raccontano con precisione i dati che fotografano ancora ad oggi un inadeguato livello di occupazione giovanile in Italia. Proprio ai giovani e alla necessità di restituire loro fiducia, spazio e opportunità, è stata dedicata l'Assemblea Pubblica di Confindustria Salerno, tenutasi lo scorso 16 novembre al Teatro Augusteo. L'incontro si è aperto con Vincenzo Napoli, sindaco di Salerno, che ha rimarcato quanto il Comune si stia adoperando perché il territorio possa essere ancora più accogliente e offrire occasioni di lavoro ai giovani: «Facciamo quanto è nelle nostre possibilità, con la promozione della grande trasformazione urbana per rendere il nostro territorio accattivante. L'impresa resta il motore della nostra economia». A salire sul palco, poi, sono stati i veri protagonisti del convegno: i giovani. A raccontare - davanti a una platea attenta e numerosa - la propria esperienza di vita e di lavoro sei diversi profili, cui si è aggiunta la testimonianza registrata di Marco Landi, brillante ingegnere salernitano emigrato nel Regno Unito per seguire un'opportunità professionale avvincente (vedi scheda pagina 6, nda). È stata quindi la volta del presidente di Confindustria Salerno,
Andrea Prete, che ha condensato nella sua relazione le ragioni del tema scelto e la necessità di includere nuove energie nel sistema Paese: «Da questo palco scegliamo l'orizzonte verso cui tendere: dare fiducia ai giovani, leva essenziale perché il nostro Paese torni a crescere. L'Italia ha bisogno infatti di un disegno di lungo respiro, con risorse adeguate, che dia una scossa all'occupazione perché, senza
lavoro e senza reddito, non c'è futuro per i giovani, né sviluppo per la società: i primi non possono fare il salto verso l'autonomia personale e la seconda, perdendo vitalità e forza, si condanna a un inesorabile declino. È necessario, dunque, superare ogni egoistica immobilità e tirare dritti verso l'obiettivo comune e doveroso di dare corpo ad una nuova società per i giovani, offrendo, a chi mostra il talento per meritarle, opportunità di vita e di lavoro». I giovani come soluzione alla crisi, all'immobilismo, alle incognite del futuro. I giovani come speranza e certezza: «La strada giusta per l'inclusione dei giovani nel mondo delle imprese è quella di continuare ad avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro, investendo in programmi formativi che mettano al centro i nuovi saperi digitali e tutto ciò che serve per avere una professionalità adeguata ai tempi e a misura del bisogno di innovazione dell'economia italiana. Formando i giovani così come richiede il mercato e impiegando i migliori nei posti giusti nelle imprese e nella pubblica amministrazione, il Paese sì che ripartirebbe!». Le premesse perché la Campania torni ad essere attrattiva, senza più disperdere l'immenso patrimonio intellettuale e giovane di cui dispone, sono state evidenziate invece dal presidente della Regione Vincenzo De Luca: «In Campania, così come nel Sud, ci sono due grandi criticità cui far fronte: il tasso di emigrazione giovanile, soprattutto dei giovani scolarizzati, e quello di disoccupazione giovanile che rimane
estremamente alto. Ambedue sono al centro dell'impegno della Regione, ancora di più ora che la Campania sta facendo da traino al Mezzogiorno, con dati di crescita mai registrati prima. Dobbiamo continuare nella linea di investimenti e mi auguro che nei prossimi mesi maturi l'idea di un piano per il lavoro dedicato al Sud che punti anche ad incrementare l'occupazione nella pubblica amministrazione». Tanta è la sfiducia che dilaga nel Paese. Sul banco degli imputati per De Luca c'è «il groviglio burocratico, amministrativo e giudiziario che rende quasi una impresa eroica tradurre qualunque progetto in realtà. Lanciamo, però ai giovani della Campania un messaggio di fiducia. Siamo ripartiti come Regione». A riprova delle buone performance della Regione Campania le parole di Pier Carlo Padoan, che plaude al dinamismo e alla vivacità mostrati dalla Campania: «I dati sulla crescita sono incoraggianti e fatemi sottolineare che il contributo della Regione Campania è veramente eccezionale ed è il segno che la crescita c'è». Il ministro dell'Economia si è quindi soffermato sull'analizzare lo stato di salute del Paese: «Si sta chiudendo una legislatura che offrirà alla seguente un quadro oggettivamente migliore in termini di crescita e finanza pubblica. Il Paese sta migliorando». Il debito dell'Italia, ha ricordato, «a differenza di altri Paesi d'Europa va stabilizzandosi e cominciando a scendere» e questo, ha rimarcato, «è il vero punto di svolta sul piano finanziario». Lavoro e giovani sono stati infine il fulcro delle con- clusioni affidate al presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «Ci auguriamo che la legislatura che verrà - è stata la chiosa del numero uno degli industriali - non smonti provvedimenti che hanno avuto effetti positivi sull'economia reale. Bisogna continuare ad avere attenzione verso la crescita, precondizione per la stabilità, per ridurre il debito, i disagi e le disuguaglianze nel Paese. Occorre rimettere il lavoro al centro del Paese con un piano per i giovani. Bisogna costruire per loro un progetto di vita, in particolare per i giovani del Mezzogiorno». Piuttosto che pensare sempre al “passato”, il presidente Boccia, netto, dice di «non comprendere perché si mettono sul piatto 200 milioni di euro per le pensioni e non ci sono 5 milioni per favorire la formazione, la scuola, il futuro». Futuro e scelte giuste anche a costo di sacrifici restano l'obiettivo verso cui tendere: «La Campania è la prima del Sud perché ha fatto da acceleratore alle politiche economiche nazionali. Prima decidiamo che cosa vogliamo definire nell'economia reale, poi individuiamo strumenti, quindi risorse e poi interveniamo sui saldi di bilancio. Se si vuole costruire, occorre fare dei sacrifici. Noi siamo disposti».