I sei assi di intervento
Un'Italia più Semplice ed Efficiente
Nel nostro Paese sono talmente tante le leggi tributarie che risulta impossibile perfino stabilirne il numero con contezza. Se a questo si aggiunge la perenne incertezza applicativa, la giustizia lenta e le infrastrutture insufficienti, è facile desumere quanto complicata sia la vita di cittadini e imprese. Pertanto, la proposta di Confindustria è quella di «passare da uno Stato mero erogatore di servizi a uno Stato promotore di iniziative di politica economica». L'idea è quella di assegnare una funzione redistributiva alla spesa pubblica attraverso la compartecipazione dei cittadini ai servizi offerti in modo progressivo rispetto a reddito e patrimonio.
Prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani
L'obiettivo è far sì che cresca il numero degli occupati, specie tra i giovani. Vanno create, però, le necessarie condizioni di contesto perché il percorso formativo sia utile e rispondente alle richieste del mercato. Largo, allora, a una maggiore autonomia delle scuole, al rinnovamento delle Università, al potenziamento degli Istituti tecnici superiori e all'alternanza scuola-lavoro.
Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro
Per Confindustria tra gli investimenti prioritari spicca la dotazione infrastrutturale del Paese, non solo perché requisito imprescindibile per la crescita, ma anche perché indispensabile nel mettere in comunicazione «i territori, le periferie ai centri, le città tra di loro, l'Italia al mondo, dando un maggiore senso di coesione al Paese. Obiettivi che si possono raggiungere solo attraverso un'azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, governo nazionale, regioni ed enti locali».
L'impresa che cambia e si muove nel mondo
Confindustria pone forte l'accento, anche in questo documento di “visione e proposta”, sulla necessità di trasformazione che le imprese devono compiere al loro interno, accettando di aprire il capitale, di assumere competenze innovative, di diventare eccellenti in ogni funzione aziendale e non solo buoni produttori, come lo stesso Vincenzo Boccia da anni ama ripetere.
Un fisco a supporto di investimenti e crescita
Vanno premiate, e non ulteriormente vessate, le imprese che investono, assumono e innovano, diventando fattore di competitività per il Paese. Il richiamo è alla centralità dell'industria come antidoto alla stagnazione e alla bassa crescita, oggi e, ancor di più, negli anni a venire. Bisogna insistere sulla contrattazione di secondo livello per ottenere la riduzione del costo del lavoro che - come si legge nel documento - «vada a totale vantaggio dei lavoratori per agevolare lo scambio salari-produttività. Per i giovani al primo impiego resta il totale azzeramento degli oneri per tre anni».
Europa miglior luogo per fare impresa
Già dalle relazioni di José Manuel Barroso e Marc Lazard - entrambi protagonisti di un interessante dibattito sull'Europa, moderato dalla giornalista Maria Latella - era emerso con chiarezza il bisogno di una forte Europa che, come Boccia ha poi ribadito, deve integrarsi perché «è il mercato più ricco del mondo con un debito integrato inferiore a quello degli Usa». Citando una frase dell'ex presidente Usa Theodore Roosevelt: «Parla con dolcezza e portati dietro un grosso bastone», Vincenzo Boccia ha senza mezzi termini precisato la sua idea di Europa: «Il bastone contro i protezionismi si chiama Europa». L'Europa che serve all'Italia è quella che supporta lo sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione contribuendo altresì alla definizione di un quadro macroeconomico stabile. Un'Europa in cui si dovrebbe prevedere la nomina di un ministro delle Finanze indipendente dagli Stati membri che abbia la responsabilità, tra l'altro, di emettere eurobond finalizzati al finanziamento di progetti comuni. Questo permetterebbe un piano straordinario di investimenti europei per dotare anche il nostro Paese dell'eccellenza in termini di ricerca, formazione, infrastrutture.