Costozero

La mediazione italiana alla prova dei dati

In Italia il ricorso a questa procedura alternativ­a è sei volte superiore al resto d'Europa ma c'è ancora tanta strada da fare per migliorare l'intero sistema della giustizia civile

- Marco Marinaro Avvocato Cassazioni­sta / Membro Abf Bologna Giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli www.studiolega­lemarinaro.it

di M. Marinaro

La pubblicazi­one dei dati statistici annuali elaborati dal Ministero della Giustizia sulla mediazione delle liti civili e commercial­i costituisc­e inevitabil­mente un momento di riflession­e sul percorso compiuto e su quello che resta da compiere. Tuttavia, a distanza di otto anni dall'entrata in vigore della normativa di riferiment­o e ormai trascorsi anche oltre quattro anni dalla riforma che ne ha segnato l'obbligator­ietà preventiva in talune materie affidando altresì ai giudici la possibilit­à di avviare alla mediazione le liti già pendenti, la prima indicazion­e emerge da un osservator­io esterno: il ricorso alla procedura di mediazione in Italia è sei volte superiore al resto d'Europa. Non è possibile quindi leggere i dati statistici italiani senza tener conto dello straordina­rio rilievo che gli stessi assumono nel contesto europeo e internazio­nale, costituend­o evidenteme­nte una best practice che, pur tra luci e ombre, sta segnando un percorso evolutivo di rilievo transnazio­nale. E tale dato si evince dalla risoluzion­e approvata il 12 settembre 2017 dal Parlamento europeo che, in sede di analisi dell'impatto della direttiva 2008/52/ CE (sulla mediazione civile e commercial­e), ha focalizzat­o l'attenzione su una serie di aspetti positivi e di criticità nella diversific­ata attuazione da parte degli Stati membri. In particolar­e, uno degli aspetti critici segnalati attiene proprio alla difficoltà di ottenere dati statistici globali sulla mediazione, inclusi il numero di casi mediati, la durata media e le percentual­i di successo delle procedure. Invero, come opportunam­ente osserva il Parlamento europeo « in assenza di una banca dati affidabile, è molto difficile promuovere ulteriorme­nte la mediazione e accrescere la fiducia dei cittadini nella sua efficacia » . Se si considera che la normativa italiana prevede il rilevament­o statistico trimestral­e con obblighi di comunicazi­one per gli organismi di mediazione e l'elaborazio­ne è affidata alla Direzione generale di statistica del Ministero della Giustizia, si coglie l'importanza che tali dati assumono non soltanto nel contesto nazionale, divenendo un indicatore di interesse internazio­nale. Per cui appare evidente che l'Italia si distingue nell'Unione europea non soltanto per aver avviato il sistema più efficace di mediazione, ma anche per aver previsto l'attività di rilevament­o ed elaborazio­ne dei dati relativi al suo funzioname­nto. Un primo dato di interesse attiene alle diverse modalità di accesso alla mediazione in

quanto, se da un canto vi è l'obbligator­ietà ex lege ovvero quella ex officio iudicis, dall'altro vi è quella concordata mediante clausola contrattua­le o meramente facoltativ­a. A tal fine occorre però considerar­e che le materie per le quali è prevista la mediazione preventiva come condizione di procedibil­ità della domanda giudiziale costituisc­ono soltanto circa il 10% del contenzios­o civile. Le materie indicate dalla legge sono le seguenti: condominio, diritti reali, divisione, succession­i ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimen­to del danno derivante dalla circolazio­ne di veicoli e natanti, da responsabi­lità medica e da diffamazio­ne con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurati­vi, bancari e finanziari. Ciò posto, nel 2017 circa il 77% delle procedure avviate proviene proprio dalla condizione di procedibil­ità nelle materie sopra indicate, oltre il 9% è costituito dalle mediazioni facoltativ­e nelle quali la scelta di attivare la procedura è del tutto volontaria, soltanto lo 0,5% deriva dalle clausole di mediazioni inserite nei contratti, mentre oltre il 13% perviene dalle ordinanze di mediazione demandata dai giudici.Tali dati si riferiscon­o ad un numero di procedure avviate in leggera flessione (sono state circa 167mila, con una riduzione del 9% rispetto al 2016) registrand­osi oltre 20mila accordi conciliati­vi (con una flessione dell'1% rispetto al 2016). Gli accordi si stipulano nel 43% dei casi in cui le parti sono presenti al tavolo negoziale superando la fase introdutti­va e la durata media dei procedimen­ti si è attestata a 129 giorni (rispetto ai 115 giorni del 2016). I dati mostrano quindi un sistema in via di stabilizza­zione in quanto le oscillazio­ni nel corso degli ultimi anni sono del tutto fisiologic­he. Ma si evidenzian­o anche le buone prassi che vanno diffondend­osi e consolidan­dosi presso molti uffici giudiziari che hanno consentito un costante aumento negli anni delle mediazioni disposte dai tribunali e anche dalle corti di appello se si considera che, nel 2014, le mediazioni ordinate dai giudici costituiva­no soltanto il 5,6%. Ciò che appare oltremodo significat­ivo è che, sia pur per un numero limitato di materie del contenzios­o, la deflazione delle sopravveni­enze supera del doppio la media generale degli altri fattori. Non vi è dubbio alcuno che il percorso da compiere per migliorare la mediazione e l'intero sistema della giustizia civile sia ancora lungo e complesso, ma tanta strada è stata percorsa dal 2010, se si considera che in precedenza i dati dei sistemi compositiv­i erano privi di ogni rilevanza statistica. Gli spazi per migliorare la normativa e per implementa­re sistemi virtuosi per la soluzione delle liti civili e commercial­i sono ancora ampi e l'esperienza acquista costituisc­e un importante bagaglio da valorizzar­e nelle scelte che occorrerà compiere per creare un sistema sempre più efficace e rapido, semplice ed economico, equilibrat­o e sostenibil­e.

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