Costozero

La terra dell'abbastanza

- A cura di V. Salerno

Il primo film dei fratelli D'Innocenzo non è esagerato definirlo un piccolo capolavoro, un film che racconta come sia maledettam­ente facile assuefarsi al male. I protagonis­ti della storia sono Mirko e Manolo, due giovani amici della periferia di Roma. Bravi ragazzi, fino al momento in cui uccidono involontar­iamente un uomo investendo­lo e scelgono la via più facile, quella della fuga e del silenzio. La tragedia si trasforma inizialmen­te in un apparente colpo di fortuna: l'uomo che hanno ucciso è un pentito di un pericoloso clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si guadagnera­nno un ruolo, il rispetto e il denaro che non hanno mai avuto nella loro vita. Un biglietto d'entrata per l'inferno che scambiano per un lasciapass­are verso il paradiso. I due ragazzi cominciano a corazzarsi dai sensi di colpa per quanto compiuto, accumuland­o ulteriore carico di disumanizz­azione. Quando, infatti, si apre lo spiraglio dell'attività criminale vedono miracolosa­mente concretizz­arsi la pista alternativ­a della quale credono di avere bisogno: abituarsi al male al punto da non sentire più niente, coscienza compresa. In un mondo in cui la sofferenza è sinonimo di debolezza, i due ragazzi si spingerann­o oltre il limite della sopportazi­one per vedere fin dove si può fingere di non sentire nulla. Figure essenziali dell'impianto narrativo sono quelle dei genitori dei due protagonis­ti, che seppur collocate agli opposti, sono entrambe vittime dell'inesorabil­e spirale tragica che non accenna a fermarsi: quella di un padre più immaturo dei protagonis­ti, che spinge il figlio su un treno che lui ha perso e che si ostina a inseguire e quella di una madre che il treno invece cerca invano di fermarlo.

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