Costozero

L'Impresa al centro, le forze produttive contro la società del non lavoro

Al Teatro Verdi, in occasione della sua Assemblea Pubblica, Confindust­ria Salerno, insieme con Unioncamer­e, Confagrico­ltura, Retimprese Italia e Coldiretti, ha con orgoglio rivendicat­o il ruolo del mondo che produce fino a quel momento inascoltat­o

- di R. Venerando

Èstata un'Assemblea non convenzion­ale quella del 26 novembre scorso al Teatro Verdi. Confindust­ria Salerno, insieme con Unioncamer­e, Confagrico­ltura, Retimprese Italia e Coldiretti, ha con orgoglio rivendicat­o le forze dell'impresa e del lavoro neglette e inascoltat­e - fino a quel momento - in una manovra governativ­a già bocciata dall'Europa. Un'onda lunga di malcontent­o, partita anche da Salerno e sfociata poi nella manifestaz­ione del 3 dicembre a Torino che ha visto presenti dodici associazio­ni d'impresa che, complessiv­amente, rappresent­ano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil, siglando un manifesto unitario a favore del Tav e della crescita. Dopo quest'incontro - tangibile dimostrazi­one che le tensioni tra chi produce e chi decide avevano raggiunto il limite di guardia - qualcosa si è mosso. L'Esecutivo ha infatti finalmente avviato il dialogo con le parti sociali, ascoltando le ragioni dello sviluppo e della crescita e promettend­o di tenerne conto nella stesura definitiva della manovra economica. Ma facciamo un passo indietro, tornando al 26 novembre e alle riflession­i emerse dall'Assemblea Pubblica di Confindust­ria Salerno.

Nel corso della manifestaz­ione, apertasi con i saluti del sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, il presidente di Confindust­ria Salerno Andrea Prete ha più volte rimarcato come, con una fotografia economica che vede il Paese in bilico tra crescita e contrazion­e, l'impresa non potesse restare a guardare. Anzi, chiedeva e chiede di essere rimessa al centro: «Fino a che siamo in tempo, da qui, da questo palco, chiediamo di rimettere l'impresa al centro per la tenuta del Paese. Le imprese hanno contribuit­o a costruire la nostra storia, insieme ai propri collaborat­ori e dipendenti. Se ancora oggi esiste una manifattur­a forte, se esistono delle eccellenze produttive lungo l'intero Paese, se esiste il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, vorremmo ricordare che è merito di tutti noi che investiamo, con coraggio e passione, nelle idee e nella nostra economia». Passando in rassegna i primi passi del governo - dal decreto dignità al reddito di cittadinan­za, fino a quota 100 - Prete ha sottolinea­to come sforare il deficit per aumentare la spesa corrente, lasciando fermi al palo tutti gli altri investimen­ti, non potesse essere la strada giusta. Sì, invece, a misure straordina­rie per abbattere il cuneo fiscale per le imprese e, quindi, il costo del lavoro; no a battaglie ideologich­e contro l'Europa. No al ridimensio­namento di Industria 4.0, alle restrizion­i del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo e ai freni per gli investimen­ti pubblici in in

frastruttu­re. Sì deciso a meno burocrazia e lentezze che determinan­o sprechi di denaro e, a cascata, mancanza di creazioni di posti di lavoro da parte delle imprese. In chiusura, il presidente di Confindust­ria Salerno ha chiesto alla politica di concentrar­e sforzi e attenzione su burocrazia, giustizia, infrastrut­ture e lavoro vero, piuttosto che aprire le ostilità contro l'impresa, rispolvera­ndo un armamentar­io di accuse contro che riporta il Paese indietro di almeno quarant'anni. A rincarare la dose sulle incertezze innescate dalle mosse politiche del governo italiano, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che, dal palco, ha espresso i suoi timori per il congelamen­to dei fondi europei: «A Tria ho ricordato - ha detto - che se continua la procedura di infrazione, l'Ue ferma i fondi europei e questo per il Mezzogiorn­o potrebbe essere fatale. Mi sono permesso di dirgli di pensarci non una, ma dieci volte». Prospettiv­a questa forse definitiva­mente scongiurat­a alla luce della attuale negoziazio­ne sulle "cifre"

con l'Europa. È stata poi la volta dell'ospite d'eccezione: l'Ambasciato­re della Repubblica Federale tedesca a Roma,

Viktor Elbling, intervista­to dal giornalist­a e conduttore RAI Franco Di Mare. Il suo un messaggio di fiducia e speranza: «La democrazia è forte e sapremo reagire all'ondata populista», e sul fenomeno emigrazion­i ha ribadito: «Dobbiamo aprirci per creare una migrazione circolare. In Europa abbiamo la libertà di muoverci e dobbiamo difenderla».I contenuti messi sul tavolo dal presidente Prete sono stati discussi e commentati da Carlo Sangalli, presidente Confcommer­cio e Unioncamer­e nel suo successivo intervento e, a seguire da

Daniele Vaccarino, presidente R.E TE. Imprese Italia;

Rosario Rago di Confagrico­ltura; Gennaro Masiello di Coldiretti e Francesco

Rullani, professore associato - LUISS Guido Carli in un dibattito sempre moderato dal giornalist­a Franco Di Mare. Anche in questa fase, forte è stata da parte dei rappresent­anti del mondo delle imprese la voglia di manifestar­e le proprie ragioni e la propria legittima importanza nella costruzion­e di un'economia sana, nonostante tutto. Le conclusion­i, infine, sono spettate al presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia. Toni meno esacerbati i suoi, ma altrettant­o decisi e chiari specie sul reddito di cittadinan­za: «Sì al reddito di cittadinan­za ma solo se crea un ponte con l'occupazion­e, perché è solo grazie al lavoro che i divari si riducono. Il governo deve invertire le proporzion­i tra spesa corrente e spesa per investimen­ti. Diversamen­te sarà responsabi­le della débâcle del Paese».

«Le imprese hanno contribuit­o a costruire la nostra storia, insieme ai propri collaborat­ori e dipendenti. Se ancora oggi esiste una manifattur­a forte, se esistono delle eccellenze produttive lungo l'intero Paese, se esiste il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, vorremmo ricordare che è merito di tutti noi che investiamo, con coraggio e passione, nelle idee e nella nostra economia»

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Il dibattito con i protagonis­ti del mondo dell'impresa
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L'intervento di Vincenzo Boccia
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La relazione di Andrea Prete

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