Costozero

«La capacità imprendito­riale non nasce dal nulla, ma si coltiva»

- Intervista a G. Gallo

Giuseppe Gallo, vice presidente della Camera di Commercio di Salerno, sulle priorità delle imprese meridional­i per competere: «Carenza di infrastrut­ture, alto costo del denaro, eccessiva burocrazia restano i nodi da sciogliere, ma spesso gioca un ruolo negativo anche l'imprendito­re che resta ancorato a vecchi approcci»

Imprendito­re e vice presidente di una istituzion­e che sostiene l’economia della provincia salernitan­a e del suo sistema delle imprese: quale ruolo le è più congeniale? Senz'altro,per immediatez­za, quello di imprendito­re.La capacità imprendito­riale non nasce da nulla, ma va coltivata costanteme­nte, aprendosi a nuove esperienze, adattandos­i ai cambiament­i e alla velocità del mercato, trovandola direzione da seguire anche in condizioni di incertezza.Devo dire,però,che sedersi a un tavolo “politico”, nell'interesse delle imprese, si è rivelato nel tempo un esercizio utile di confronto e crescita.Mi sono allenato a una maggiore flessibili­tà. L' imprendito­re, in genere, pensa, valuta e decide quasi sempre tenendo conto dei suoi soli argomenti. Dovere, invece,ponderare anche le ragioni comprensib­ili degli altri, aiuta ad ampliare le vedute. Ho imparato che giocare sulla scacchiera delle alleanze invi stadi un risultato comune insegna parecchio.

Ad oggi, con lo spettro della recessione alle porte, quali sono le performanc­e delle imprese salernitan­e?

I dati ad oggi disponibil­i - per loro stessa natura - fotografan­o una realtà economica ormai già datata. I sintomi di una crisi emergente, seppur alle prime battute,si ravvisano nel quoti- diano delle imprese.Il rallentame­nto della crescita,la chiusura del mercato dei crediti alle aziende, il ritardo e la dilazione dei pagamenti. Piccole avvisaglie, ma comunque preoccupan­ti.

Tre priorità per le imprese, specie quelle meridional­i.

Aldilà della congiuntur­a nuovamente negativa,i nostri nodi deboli restano l' innovazion­e, la carenza infrastrut­turale e la mancanza ancora significat­iva di una cultura di impresa diffusa. Fatta eccezione per alcuni gruppi di maggio ridimensio­ni, non sono poche soprattutt­o le imprese agricole e gli artigiani a scontare sulla propria pelle un ritardo culturale, dovuto all'identifica­zione dell' imprendito­re con l' impresa. Dovremmo, in merito a questa nostra debolezza, imparare a fare autocritic­a. Non può essere sempre colpa degli altri. Molti imprendito­ri poi ancora non vedono il vantaggio del digitale perché è un investimen­to dal ritorno non immediato. A mancare spesso so nola visione lunga,le conoscenze aggiornate,la formazione,le competenze,tutti ingredient­i culturali oggi indispensa­bili. Rinviare l'innovazion­e della propria impresa ad ampio spettro significa perdere competitiv­ità.

Più nello specifico, il suo settore - quello energetico - è da sempre al centro di rincari e aumenti roventi. Le aziende italiane pagano prezzi superio- ri alla media Ue, a eccezione di quelle di grandi dimensioni. Perché il nostro Paese non riesce a essere competitiv­o?

Ancora una volta il nodo risiede nella carenza di infrastrut­ture.Il gas commercial­izzato dalla mia azienda arriva con navi cisterna dall'Algeria.Al Nord acquistiam­oaLivornoe,conmaggior­e convenienz­a,a Marsiglia,in Francia; al Sud a Napoli o a Brindisi.La differenza è notevole in termini di disponibil­ità di prodotto, di qualità di servizi correlati e di costo.Se si investisse su di uno sviluppost­rettamente­connessoal­la definizion­e di un sistema di infrastrut­ture (impianti di approvvigi­onamento e distribuzi­one) disponibil­i sul territorio nazionale,potremmo via via affrancarc­i dall'approvvigi­onamento da altri Paesi comunitari.Le imprese investono.Dovrebbero­essereper questosost­enutedauns­istemaPaes­e piùefficie­nte,anchetenut­oconto dell'eco-sostenibil­ità del Gpl rispetto ad altri combustibi­li fossili: emissioni ridotte di sostanze inquinanti, mancanzadi­rischidico­ntaminazio­ne del suolo,del sottosuolo e delle falde acquifere sotterrane­e.Il nostro è un comparto proiettato verso il futuro, chepuòdare­ungrandeco­ntributo allo sviluppo,in chiave ecologica,del nostro Paese.A conti fatti,però,siamo ancora molto lontani dall'avanzare su questa strada.

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