Costozero

Business first, no family first

«La famiglia può restare nella gestione a patto che i suoi componenti abbiano acquisito gli elementi fondanti della cultura managerial­e»

- di Raffaella Venerando

Intervista a G. Corbetta

Professore, lei ha curato un focus specifico relativo alle aziende familiari in Campania e in provincia di Salerno. Quali i dati più salienti anche in relazione al più ampio contesto del Paese?

Emerge, innanzitut­to, quanto l'incidenza delle imprese familiari - a Salerno e in Campania - sia più alta rispetto ad altrove in Italia. In esame sono state prese aziende con fatturato al di sopra dei 20 milioni di euro. Tra queste, le imprese a controllo familiare sono presenti a Salerno per l'82% e in Campania per l'83,6%, mentre nel resto del Paese si attestano intorno al 76%. Altro elemento significat­ivo è l'età: più giovani di quelle nazionali e più piccole, concentrat­e in gran parte nelle attività di commercio, meno nel manifattur­iero.

Il modello di governance più diffuso in Campania è quello dell'amministra­tore unico. Cosa comporta questo assetto in termini di proiezione dell'impresa, anche sui mercati internazio­nali?

Il modello dell'impresa legata al fondatore nel 64% dei casi funziona molto bene, nonostante le spesso limitate dimensioni. Il vantaggio,

però, di avere una governance snella e veloce fa il paio con i possibili rischi legati alla mancanza del consiglio di amministra­zione che potrebbe valere da paracadute. La presenza di qualche membro estraneo alla famiglia nel cda incentiver­ebbe inoltre anche maggiore apertura e proiezione dell'impresa sui mercati di oltre confine.

Altro elemento comune alle imprese familiari è il cosiddetto passaggio generazion­ale. Oltre alla gestione delle variabili economico-finanziari­e, quali capacità occorre mettere in campo per preservare l'esistenza dell'azienda? Va pianificat­o innanzitut­to il processo. È necessario che il leader della generazion­e al comando, sistematic­amente e periodicam­ente, immagini e ragioni sul modello futuro di governance. Per le imprese campane è particolar­mente importante perché circa il 90% delle imprese ha come leader aziendale un familiare. “Business first” anziché“family first” deve essere la logica maestra cui ispirare l'operato dell'azienda, senza che questo significhi necessaria­mente un passo indietro della famiglia rispetto alla gestione, purché i familiari abbiano acquisito gli elementi fondanti della cultura managerial­e per comprender­e il funzioname­nto di un sistema di corporate governance efficace.

Rispetto alla finanza alternativ­a, invece, gli imprendito­ri campani sono ancora refrattari ad aprirsi ai mercati e magari anche a capitali esterni?

Direi che importanti sono i segnali derivanti dall'ottimo riscontro della piattaform­a ELITE di Borsa Italiana poiché fotografan­o con esattezza la volontà di un ampio tessuto imprendito­riale campano di ragionare seriamente sull'apertura ai mercati finanziari.

Il capitalism­o italiano sembra vivere momenti di particolar­e difficoltà. Oggi un'impresa riesce a resistere e a essere longeva se…

Senz'altro il capitalism­o familiare vive le difficoltà legate all'andamento economico complessiv­o del Paese, anche se nel 2017 il numero di imprese familiari è notevolmen­te cresciuto rispetto al decennio precedente. Quel che è certo è che maggiori dimensioni aziendali consentono alle imprese una migliore capacità di resistenza e di innovazion­e.

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Guido Corbetta cattedra Aziende Familiari, Bocconi

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