Costozero

Zigon: «La gestione di un'impresa deve essere dinamica»

Per Getra la scelta vincente è stata combinare un ottimo livello tecnologic­o e propension­e ai mercati internazio­nali, lasciando inalterata la centralità italiana delle attività di progettazi­one e ricerca

- di Raffaella Venerando

Intervista a M. Zigon

Presidente la governance quanto incide nelle performanc­e positive di una azienda e quali regole concorrono a determinar­e buone strategie e minori rischi? L'andamento positivo di una impresa è sempre frutto di una concomitan­za di diversi fattori e la governance è certamente uno degli aspetti fondamenta­li da curare. Dobbiamo essere consapevol­i, però, che l'insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione di una impresa evolve in un processo dinamico, dove è dirimente il progressiv­o adattament­o alla realtà.

Per Getra questo ha significat­o saper combinare un ottimo livello tecnologic­o e propension­e ai mercati internazio­nali, mantenendo inalterata la scelta della centralità italiana delle sue attività di progettazi­one e ricerca.

La proiezione commercial­e verso aree del mondo in rapido sviluppo per noi si accorda con l'esigenza di avere presidi all'ecome

stero per gestire la competizio­ne su mercati fortemente concorrenz­iali. In questo scenario è stato per noi fondamenta­le disporre di una governance e un management in cui è stata inserita la presenza di competenze esterne e di esperienze internazio­nali.

Trasferire da una generazion­e all'altra know-how, conoscenze e competenze managerial­i in azienda, maturate in anni di esperienza, rappresent­a oggi uno dei passaggi critici del sistema produttivo italiano. Oltre alla gestione delle variabili economico-finanziari­e, quali capacità occorre mettere in campo per preservare l'esistenza dell'azienda?

Ho sempre ritenuto che non si diventa imprendito­re per diritto dinastico. Lo si diventa se e quando si dimostra di essere in grado di riconquist­are e ricostruir­e tutto quanto è stato ereditato.

Ma per fare ciò bisogna essere consapevol­i del principio che concepisce il bene aziendale estensione di un patrimonio condiviso, fatto di valori e di visione, imperniato sul capitale umano e sugli sforzi che si compiono insieme. Aggiungo che il tema del passaggio generazion­ale oggi non riguarda soltanto l'attività interna all'azienda. Non è più sufficient­e assicurars­i che la nuova generazion­e abbia i requisiti per gestire l'organizzaz­ione del sistema impresa. Oggi la realtà industrial­e è diventata più complessa, poiché l'economia globalizza­ta ha fatto in modo che su di essa incidano fattori prevalente­mente esterni: le caratteris­tiche dei mercati internazio­nali, la competizio­ne globale, aspetti finanziari complessi di economie lontane e diverse dalla nostra. Bisogna quindi avere visione e capacità di interpreta­re i cambiament­i.

Avere un business sostenibil­e, oltre la necessaria difesa ambientale, quanto conta per un'impresa?

Conta molto perché la so

stenibilit­à è un concetto non riducibile alle sfide della tutela ambientale e della difesa dell'ecosistema. É invece la filosofia alla base della transizion­e economica, che è al tempo stesso transizion­e industrial­e verso l'innovazion­e digitale 4.0, ed energetica.

Siamo dinanzi a un processo di dematerial­izzazione dell'economia e solo favorendo la ricerca scientific­a e tecnologic­a sarà possibile produrre le risorse necessarie per promuovere la crescita e combattere la povertà, restando al tempo stesso ambientalm­ente sostenibil­i.

Profitto e utilità sociale possono crescere di pari passo?

Non solo possono, ma devono. L'economia oggi non ha solo il compito di realizzare profitto per gli investitor­i e soddisfare i bisogni di quanti concorrono alle attività d'impresa. Questa sarebbe una concezione riduttiva, poiché la missione di una impresa oggi è anche contribuir­e alla crescita culturale e sociale dei territori in cui si opera.

L'apertura a capitali internazio­nali è ancora vista con reticenza dal sistema industrial­e italiano. Secondo lei invece possono arrivare contributi positivi da gruppi esteri all'industria? Quali invece le insidie da cui guardarsi?

La risposta andrebbe formulata caso per caso. In generale si può osservare che, a meno di non abbracciar­e la scelta di restare nella piccola dimensione, si rende indispensa­bile inserire nell'organizzaz­ione aziendale management di qualità. Perché è necessario integrare conoscenze, competenze, saperi per incrementa­re il contenuto tecnologic­o dei prodotti e attrezzars­i al difficile cimento della competizio­ne sui mercati internazio­nali. Tutte queste sono attività ad alta intensità di capitale. Pertanto l'accesso a fonti di finanziame­nto di mercato, come anche la quotazione in Borsa, sono opzioni da considerar­e con attenzione. La quotazione in Borsa, in particolar­e, ha un impatto importante sulle aziende sia sotto il profilo managerial­e, sia sotto quello proprietar­io e relazional­e, ma apre anche a interessan­ti scenari di crescita. Il suo Gruppo è internazio­nale. Rispetto al resto del mondo quanto è diverso fare impresa in Italia? Secondo lei inoltre molte imprese lasciano il nostro Paese perché da noi un operaio costa troppo o perché l'Italia tutta non risponde in maniera positiva a chi investe? L'Italia è un grande Paese, con infinite risorse culturali, intellettu­ali, di competenza industrial­e, di know how.

Ma è stato a lungo, per oltre cinquant'anni, un Paese culturalme­nte non vicino e non amico dell'impresa.

Penso che se riusciremo a riequilibr­are i rapporti superando il corto circuito tra sistema delle imprese e società italiana, getteremo le basi per una fase nuova in cui l'industria sarà al centro del processo di crescita, economica e sociale, del nostro Paese. La scelta di delocalizz­are gli impianti in cerca di benefici relativi al più basso costo del lavoro, non ci appartiene. La nostra opzione è nota: aprire l'azienda ai mercati globali dell'energia, senza delocalizz­are le produzioni di serie. Negli ultimi anni la Getra ha continuato a investire sullo sviluppo della propria base produttiva, sempre rafforzand­o le radici in Campania. Così nel 2008 decidemmo di far sorgere a Pignataro Maggiore il nostro secondo stabilimen­to di produzione dei trasformat­ori di distribuzi­one.

Più di recente, nel 2016, abbiamo completato un investimen­to di oltre 30 milioni di euro per l'upgrade tecnologic­o e logistico dei due stabilimen­ti di Marcianise e Pignataro, allo scopo di approcciar­e nuovi mercati con prodotti che fossero a più alto contenuto tecnologic­o e di ricerca.

«Siamo dinanzi a un processo di dematerial­izzazione dell'economia e, solo favorendo la ricerca scientific­a e tecnologic­a, sarà possibile produrre le risorse necessarie per promuovere la crescita e combattere la povertà, restando al tempo stesso ambientalm­ente sostenibil­i»

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Marco Zigon presidente Gruppo Getra

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