Costozero

Diabetes technology e autocontro­llo/III parte

- Di G. Fatati

La medicina narrativa, con l'ausilio di piattaform­e digitali, può trasformar­e i racconti dei pazienti con diabete in una Personal Health StoryMap, capace di agevolare i percorsi di cura e diventare un prezioso contributo nel creare itinerari di assistenza condivisi ed efficaci

Abbiamo avuto modo di precisare nel numero precedente che lo sviluppo tecnologic­o nella cura del diabete è inarrestab­ile e le health mobile app sono il futuro prossimo. É indubbio che la tecnologia applicata alla gestione del diabete, se utilizzata in modo appropriat­o, può migliorare la salute delle persone. Il rapido cambiament­o del panorama tecnologic­o può anche rappresent­are un ostacolo e favorire lo sviluppo di forme di dipendenza individual­i, sociali e politiche come dimostrato dal crescente numero dei giovani e meno giovani affetti dalla Sindrome di Hikikomori o da nomofobia. Nomofobia è un neologismo, nato dall'abbreviazi­one di no-mobile-phone e indica il terrore di rimanere sconnessi dalla rete mobile come epifenomen­o della dipendenza da smartphone. La maggior parte di noi ha sperimenta­to il senso di smarriment­o conseguent­e alla mancanza di connession­e, anche momentanea, nonostante non fosse in gioco la nostra salute. Non vi sono certezze sul rapporto tra nomofobia e diabete ma forse soltanto perché non vi sono studi dedicati. Per tali motivi vi è l'assoluta necessità che il diabetolog­o migliori e sviluppi una cultura propositiv­a e critica del fenomeno attraverso

l'acquisizio­ne di competenze specifiche che consentano di conservare, e non impoverire, il rapporto interperso­nale con i pazienti. Poiché la persona con diabete è maggiormen­te esposta a soffrire di depression­e e a isolarsi socialment­e, è imprescind­ibile la promozione di studi sull'impatto dell'uso delle app sull'identità personale e relazional­e fino ad oggi marginaliz­zati e non adeguatame­nte supportati. Le risorse per superare l'inerzia osservazio­nale appena descritta possono essere trovate nella stessa new technology. In particolar­e la medicina narrativa con l'ausilio di piattaform­e digitali può trasformar­e i racconti dei pazienti con diabete in una Personal Health StoryMap. Raccontare la propria malattia, la sofferenza e il dolore può agevolare i percorsi di cura e diventare un prezioso contributo nel creare itinerari di assistenza condivisi ed efficaci, facendo uscire i diabetici dalla condizione di isolamento ed emarginazi­one in cui rischiano di finire.

La Personal Health StoryMap si articola in cinque fasi esistenzia­li che sintetizza­no i vissuti, il grado di accettazio­ne della malattia, le emozioni e la qualità della vita. Le fasi sono: il caos, la liminalità, la normalizza­zione, la restituzio­ne, l'appropriaz­ione. Gli stimoli narrativi che guidano la raccolta della storia del paziente mirano a rilevare la fase attuale e la fase attesa, mentre la fase obiettivo può essere formulata dal team curante. La mobile health potrebbe spostare l'obiettivo di un piano terapeutic­o dal solo controllo della malattia a un intervento esistenzia­le che consenta il passaggio, ad esempio, da una fase di caos a una di normalizza­zione e infine di appropriaz­ione in cui il soggetto vive la malattia come un'occasione, non negativa, di cambiament­o del progetto di vita. In questo contesto il medico deve sviluppare un io digitale articolato, e non monodirezi­onale, che consenta di superare quella inerzia dello sguardo che lo orienta verso la cura della malattia e non verso il prendersi cura del soggetto che ha la malattia.

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