Lotta alla corruzione, ancora errori e ritardi
Necessaria maggiore trasparenza ma soprattutto una crescente attenzione ai finanziamenti pubblici alle imprese, capitolo ancora troppo complicato e tortuoso, troppo spesso terreno fertile per illeciti e malaffare
Épurtroppo nota la propensione a pratiche corruttive nel sistema della Pubblica Amministrazione Italiana che interventi legislativi e diverse proposte - si pensi, ad esempio agli agenti provocatori -, non hanno risolto.
Ogni generalizzazione
- è bene dirlo - sarebbe pericolosa, essendo moltissimi i funzionari certamente validi, che rispettano il ruolo affidato e perseguono con rigore e serietà l'interesse dello Stato.
Il fenomeno sembrava diminuito con le grandi inchieste degli anni '90, con Tangentopoli, ma lo sdegno che si leggeva all'epoca nei discorsi e nei comportamenti via via è andato scemando.
Anzi, è aumentata la corruzione nei livelli intermedi, cioè per quelle postazioni decisionali, pur decisive, che non colpiscono l'opinione pubblica, ma che frenano le imprese e i cittadini e, di conseguenza, l'economia. Evidentemente non esistono ricette salvifiche e una certa dose di corruttela è presente in tutti i paesi. Chi lavora e opera con la Pubblica Amministrazione da decenni sa però che qualcosa si può migliorare, grazie ad alcuni accorgimenti. Innanzitutto aumentando i livelli di trasparenza. La pubblicazione on line di tutti gli atti emessi è un antidoto certo efficace.
La P.A. come “palazzo di vetro” va intesa in senso pieno. La pubblicazione di tutti gli atti, determine e liquidazioni di denaro pubblico a chi e perché, è un deterrente per chi delinque che, tendenzialmente, tende a nascondere le tracce. E pure l'accesso agli atti degli Enti senza sostanziali limiti provoca il medesimo effetto di dissuasione.
In Italia sul piano della trasparenza, bisogna dire che si è fatto molto a partire della L. 241/90 alla legge Madia del 2016 e all'applicazione del c.d. FOIA (inelegante acronimo del Freedom of information Act di
«La pubblicazione di tutti gli atti, determine e liquidazioni di denaro pubblico a chi e perché, è un deterrente per chi delinque che, tendenzialmente, tende a nascondere le tracce»
tradizione statunitense) che permette l'accesso generalizzato agli atti della Pubblica Amministrazione. La semplificazione dei procedimenti, invece, appare un lavoro più complesso, e si capisce anche perché: se si aumentano i passaggi, i controlli, s'impone quella «ulteriore e necessaria» firma che il sistema non vuole cancellare. Basterà qui ricordare le difficoltà a far digerire agli apparati pubblici, istituti come il silenzio assenso nelle autorizzazioni paesaggistiche oppure le norme che via via hanno imposto le c.d. SCIA.
Dove semplificare maggiormente?
Senza ripercorrere tutti i possibili interventi in diversi settori di spesa, attenzione richiede quello dei finanziamenti pubblici alle imprese, che per lo più funzionano come un concorso, con istanze di contributo, commissioni, verifiche, graduatorie, assegnazioni di
«La semplificazione dei procedimenti, invece, appare un lavoro più complesso, e si capisce anche perché: se si aumentano i passaggi, i controlli, s'impone quella ulteriore e necessaria firma che il sistema non vuole cancellare»
fondi e controlli successivi. Una pratica di finanziamento parte dall'impresa, dal cittadino o dal loro professionista, e passa per decine di mani. Non sarebbe molto meglio applicare criteri automatici per l'attribuzione del contributo, con l'aiuto della tecnologia e di algoritmi? Oppure lo sgravio fiscale come forma di finanziamento, come fu all'epoca la c.d. legge Tremonti. Anziché ricevere le risorse, non si pagano tributi corrispondenti e si combatte anche l'altra - non meno grave - piaga dell'evasione fiscale.
Ma soprattutto non si vedrebbero più in giro mediatori, professionisti, inadeguati, che trovano scorciatoie nei corridoi degli Enti, e funzionari che decidono le sorti di un'azienda al di là delle loro effettive competenze.