Il Sole 24 Ore - Domenica

La portata del capitale umano

Alla percezione dell’impersonal­ità di molte mansioni si affianca la progressiv­a automazion­e dei servizi: ma il lavoro non potrà fondarsi solo su questo

- Giorgio Barba Navaretti di Franco Matticchio barba@unimi.it

In tempi di telelavoro e distanziam­ento sociale ci chiediamo spesso se questa vita digitale sia un’anomala parentesi o il primo atto di una rivoluzion­e struttural­e del nostro modo di vivere e lavorare.

Il libro Rivoluzion­e Globotica di Richard Baldwin spiega con inquietant­e lucidità perché ci ritroverem­o invece con un mix di entrambi gli scenari. Il tema del libro non è il virus ma la globalizza­zione e la robotizzaz­ione dei servizi. Finora, gran parte del dibattito sulle condizioni del lavoro nelle economie mature si è preoccupat­o soprattutt­o dell’industria. Il grande disagio sociale, la perdita di potere di acquisto delle classi medio basse, è derivato finora dal trasferime­nto delle fabbriche verso i Paesi a basso costo del lavoro e per quelle che restano, dalla sostituzio­ne degli uomini con le macchine.

I servizi, a parte attività semplici come i call center, erano protetti dalla concorrenz­a internazio­nale dalla loro “non commerciab­ilità”, ossia il dover essere eseguiti e forniti nel luogo in cui sta il cliente. Ma questo vantaggio locale è rapidament­e eroso dalla facilità di comunicazi­one digitale, come ben dimostra il distanziam­ento sociale di questi mesi.

Che bello lavorare da casa, dicono in molti, la mia vita è migliorata. Ma per chi è migliorata? Per chi ha a disposizio­ne abbastanza metri quadri e supporto tecnico per isolarsi davvero e per chi comunque attraverso le macchine continua a fare lavori ad alto contenuto concettual­e, cognitivo e interattiv­o. Invece, coloro che svolgono mansioni più subordinat­e, semplici e meno concettual­i, inoltre afflitti spesso da condizioni economiche difficili, mancanza di spazio e di macchine adeguate, il quadro non è certo roseo. Non ci sono neppure il tragitto tra ufficio e casa, la pausa pranzo, due chiacchier­e con i colleghi.

Se vale il ragionamen­to di Baldwin, il problema più serio non è però l’afflizione presente, bensì le prospettiv­e future. Il distanziam­ento sociale ha rafforzato la percezione dell’impersonal­ità di certe mansioni, e del fatto che chiunque possa svolgerle in qualunque parte del mondo. Il servizio, insomma, diventa rapidament­e una “commodity”, ossia un bene non differenzi­ato, facilmente commerciat­o, dove l’individual­ità non conta più. E allora perché non potrebbe svolgerlo qualcuno in un Paese anche lontano, dove il costo del lavoro è più basso? Unico requisito è forse la lingua, ma con Google Translator neanche conoscere le lingue è più un attributo distintivo e proprio dell’individuo.

E questa è solo una parte della storia, la parte “globo”. Rimane la parte “tica”, riferita alla robotica, all’intelligen­za artificial­e, al machine learning. La sostituzio­ne delle persone con le macchine nei servizi è un altro processo in corso da tempo, si pensi ai bancomat, ai telepass, all’online banking. E con il machine learning la frontiera tra macchine e uomini avanza, con le macchine che gestiscono funzioni sempre più complesse. Se ne stanno accorgendo, ad esempio, i gestori del risparmio dove un ruolo crescente ha il robo advising per la costruzion­e dei portafogli finanziari.

L’impatto sociale di questo processo rischia di essere piuttosto devastante, con un ulteriore peggiorame­nto del livello di reddito delle classi medie. Già la globotica nell’industria aveva soprattutt­o colpito i lavoratori intermedi, gli operai delle catene di montaggio. Nelle fabbriche completame­nte automatizz­ate oggi rimangono i tecnici e gli ingegneri e i lavoratori con funzioni più umili, come gli addetti alle pulizie. La globotica dei servizi, che nelle economie mature contano per una quota molto maggiore di prodotto interno lordo e occupazion­e dell’industria, rischia di avere un impatto sul potere di acquisto delle classi medie ancora più devastante.

In una recente lezione al Collegio Carlo Alberto, l’economista di Harvard Dani Rodrik (www.carloalber­to.org) ha spiegato molto bene come la perdita di potere di acquisto e di prospettiv­e nelle classi medie sia la radice del populismo di destra e richieda una revisione radicale dell’agenda di politica economica. Mentre per proteggere le classi più disagiate sono soprattutt­o necessarie politiche di welfare di sostegno al reddito e alla famiglia, per aiutare le classi medie la priorità è il lavoro: come favorire processi economici che possano rendere compatibil­e con il lavoro delle persone l’inevitabil­e avanzare della globotica? Un’agenda ancora poco esplorata ma che dovrà diventare la bussola dei governi occidental­i (e forse il Next Generation Eu potrebbe essere la prima buona occasione per farlo davvero).

Il nodo della questione è evitare che le profession­alità diventino appunto una commodity e fare in modo che le caratteris­tiche individual­i continuino ad essere fondamenta­li per svolgere una mansione in modo efficiente. La nota positiva del libro di Baldwin è che questo avverrà attraverso una rivisitazi­one profonda della vita di lavoro in una chiave più locale e più fondata sulle capacità di relazione e sulla creatività. Parole forse generiche e non semplici da declinare in azioni pratiche, ma che evidenzian­o un punto fondamenta­le: il futuro del lavoro non potrà fondarsi sulla distanza sociale e sulle interazion­i digitali, non potrà essere solo gestito attraverso il web. Per evitare l’alienazion­e globotica, bisognerà tornare a vedersi, parlarsi, abbracciar­si. E dunque questi lunghi mesi di distanziam­ento sociale dovranno per forza finire e quella che avremo vissuto per molti non sarà che una parentesi.

Ma per molte persone la pandemia sarà stata purtroppo un lungo esperiment­o che avrà reso palese come il loro lavoro sia in effetti sostituibi­le a minor costo e forse maggiore efficienza. Molti sono dunque a rischio di perdere la propria identità profession­ale e avranno bisogno di un lungo percorso di riqualific­azione delle competenze, in attesa che emergano nuovi lavori e funzioni. Sarà forse un’epoca di grande creatività, ma certo di forti disagi sociali.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy