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Una ricerca definisce il profilo del collezionista italiano oggi
Qual è l’identikit del collezionista d’arte italiano? Lo rivela Collezionisti e valore dell’arte in Italia, il primo libro in assoluto che ne tratteggia il profilo. La ricerca, inedita, è stata promossa da Intesa Sanpaolo Private Banking in collaborazione con Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.
Frutto di un lavoro di squadra composta sia da specialisti interni alla struttura Private di Intesa Sanpaolo, sia dagli Art Advisor di Eikonos Arte, la pubblicazione si avvale dei contribuiti degli economisti Guido Guerzoni e Paola Musile Tanzi e degli avvocati dello Studio legale Pedersoli di Milano.
La parte più originale della ricerca è stata condotta da Guerzoni e Flaminia Iacobucci, sulla base di un questionario inviato a 1.400 collezionisti italiani, tratti dal database di Miart e dai contatti di Intesa Sanpaolo, oltre a 22 gallerie private. Le risposte (in forma anonima) di circa 200 campioni ha permesso di profilare età, sesso, gusti, budget, canali di acquisto e obiettivi del collezionista italiano.
«Il prototipo - sintetizza Guerzoni - è uomo, sui sessant’anni, laureato o diplomato, risiede al Nord e ha gusti eclettici». Rispetto al resto d’Europa, dove i collezionisti sono per il 49% Millennial, in Italia ad acquistare arte moderna e contemporanea sono persone tra i 50 e i 69 anni (53%), tra i quali la componente femminile è marginale (24%). «Se questi dati confermano una percezione diffusa - prosegue Guerzoni - dalla ricerca emergono altre interessanti indicazioni, ad esempio molti collezionisti operano in coppia, sono più attenti e informati di dieci anni fa e hanno sensibilità per differenti espressioni della contemporaneità, non soltanto dipinti e sculture, ma anche fotografia e design».
Il collezionista italiano è una persona preparata; il 33% sceglie il contemporaneo, il 46% il Post War, il 21% l’arte del primo Novecento e il 59% del campione dichiara di raccogliere arte secondo temi e tendenze artistici (dal 29% dell’astrazione al 3% della Body Art). Molti, ereditando la collezione di famiglia, decidono di non dismetterla, anzi la arricchiscono con opere e artisti individuati per il messaggio intrinseco, piuttosto che per assecondare la moda del momento.
Sono tipi ingordi o misurati? «Hanno appetiti composti - risponde Guerzoni - il 55% del campione acquista arte da almeno 10 anni, mediamente tra otto e dieci opere all’anno e il 70% lo fa all’estero; mentre il 35% possiede tra le 100 e le 150 opere». Insomma, i collezionisti italiani sono tra i migliori compratori d’Europa e dedicano a questa attività gran parte del tempo libero. Sono mossi soprattutto dalla passione (98%); tuttavia ben tre su dieci affermano di essere interessati al ritorno sull’investimento e alla diversificazione del portafoglio, con una crescente attenzione alla dimensione economica del bene artistico.
La ricerca, condotta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, è l’ultima fotografia degli scambi d’arte pre Covid; durante il lockdown, infatti, lo scenario è radicalmente cambiato. Proprio le vendite online sono cresciute in modo esponenziale: il 60% è stato generato dalle aste in rete e dalle vendite private, mentre gli acquisti in galleria hanno interessato il 40% del mercato, invertendo un equilibrio che non mutava da oltre trent’anni. La trasformazione è stata globale e anche i grandi collezionisti hanno infranto un tabù, iniziando ad acquistare arte sul web per cifre milionarie, inimmaginabili nel 2019.
Alcuni processi, descritti in nuce nel libro, hanno subìto un’improvvisa accelerazione generando modifiche strutturali del mercato dell’arte, dall’innovazione tecnologica alle aste ibride; dalle alleanze strategiche tra case d’aste occidentali e asiatiche - fino a ieri rivali - alle nuove strategie di comunicazione che spingono sul cross collecting, avviando una rivoluzione inaspettata soltanto un anno fa.