Piccolo schermo, grande espansione
La parola telefilo non è riconosciuta dai dizionari, eppure basta scorrere i social per verificare che dovrebbe esserlo: la tv la guardano tutti, ma non tutti sanno dire con prontezza qual è stata la miglior edizione di Sanremo degli ultimi anni, o sono abbastanza onnivori da comprendere nella propria dieta tanto Propaganda live quanto Ballando con le stelle. Se di recente la telefilia ha perso parte del suo stigma grazie alle serie tv, va ancora ribadito che è possibile guardare la tv – tutta la tv – con passione e con piglio analitico allo stesso tempo. SuperTele. Come guardare la televisione oltre che una collezione di saggi sulla tv, è un libro per telefili, da leggere per capire meglio il dietro le quinte, per trovare ben esplicitato quel che si è sempre pensato in maniera confusa. La collana a cui appartiene, l’omonima SuperTele, ha il merito di aver tradotto alcuni testi fondamentali per chiunque si occupi di tv: Complex tv di Jason Mittell, Post Network di Amanda Lotz e molti altri che è possibile trovare nei programmi di tutti i corsi universitari. Alla quindicesima uscita, tuttavia, i curatori Luca Barra e Fabio Guarnaccia hanno optato per un’operazione diversa: invece di tradurre l’americano How to Watch Television (NYU Press, 2013) lo hanno localizzato, così come si fa con un format, riprendendone l’idea e la struttura e adattandolo al nostro Paese.
Il risultato è un plastico tridimensionale che illustra sia lo stato della televisione italiana contemporanea sia i molti punti di vista analitici possibili: come nell’originale, ognuno dei 19 saggi parte da un programma o da un personaggio (da L’amica geniale a Maratona Mentana, da SKAM Italia a XFactor) per costruire un discorso che investe il medium nel suo complesso. Gli approcci a oggetti tanto diversi tra loro sono altrettanto variabili: alcuni dei saggi sono rigorosi e scientifici, altri afferiscono più all’area del giornalismo culturale, altri ancora sono scritti da persone che in tv ci lavorano.
Uno dei temi portanti è la compenetrazione tra tv, web e social, ormai non più concorrenti ma convergenti nella costruzione di un immaginario transmediale unificato: i capitoli su Barbara D’Urso, personaggio televisivo per eccellenza, e sui i Ferragnez, epitome della fama social, mostrano come entrambi abbiano attuato una strategia di «sincretismo mediale»: da un lato la tv diventa la meta ideale per i fenomeni del web, dall’altro l’estetica e le forme di racconto tipiche della televisione si espandono sui social. Un altro punto fondamentale, infatti, è che “guardare la televisione” non è più riducibile allo starsene seduti sul divano con le dita sul telecomando: ben lungi dall’essere in via di sparizione, la televisione si è invece espansa su una pluralità di schermi e di supporti tecnologici.