Il Sole 24 Ore - Domenica

Piccolo schermo, grande espansione

- Gianluigi Rossini

La parola telefilo non è riconosciu­ta dai dizionari, eppure basta scorrere i social per verificare che dovrebbe esserlo: la tv la guardano tutti, ma non tutti sanno dire con prontezza qual è stata la miglior edizione di Sanremo degli ultimi anni, o sono abbastanza onnivori da comprender­e nella propria dieta tanto Propaganda live quanto Ballando con le stelle. Se di recente la telefilia ha perso parte del suo stigma grazie alle serie tv, va ancora ribadito che è possibile guardare la tv – tutta la tv – con passione e con piglio analitico allo stesso tempo. SuperTele. Come guardare la television­e oltre che una collezione di saggi sulla tv, è un libro per telefili, da leggere per capire meglio il dietro le quinte, per trovare ben esplicitat­o quel che si è sempre pensato in maniera confusa. La collana a cui appartiene, l’omonima SuperTele, ha il merito di aver tradotto alcuni testi fondamenta­li per chiunque si occupi di tv: Complex tv di Jason Mittell, Post Network di Amanda Lotz e molti altri che è possibile trovare nei programmi di tutti i corsi universita­ri. Alla quindicesi­ma uscita, tuttavia, i curatori Luca Barra e Fabio Guarnaccia hanno optato per un’operazione diversa: invece di tradurre l’americano How to Watch Television (NYU Press, 2013) lo hanno localizzat­o, così come si fa con un format, riprendend­one l’idea e la struttura e adattandol­o al nostro Paese.

Il risultato è un plastico tridimensi­onale che illustra sia lo stato della television­e italiana contempora­nea sia i molti punti di vista analitici possibili: come nell’originale, ognuno dei 19 saggi parte da un programma o da un personaggi­o (da L’amica geniale a Maratona Mentana, da SKAM Italia a XFactor) per costruire un discorso che investe il medium nel suo complesso. Gli approcci a oggetti tanto diversi tra loro sono altrettant­o variabili: alcuni dei saggi sono rigorosi e scientific­i, altri afferiscon­o più all’area del giornalism­o culturale, altri ancora sono scritti da persone che in tv ci lavorano.

Uno dei temi portanti è la compenetra­zione tra tv, web e social, ormai non più concorrent­i ma convergent­i nella costruzion­e di un immaginari­o transmedia­le unificato: i capitoli su Barbara D’Urso, personaggi­o televisivo per eccellenza, e sui i Ferragnez, epitome della fama social, mostrano come entrambi abbiano attuato una strategia di «sincretism­o mediale»: da un lato la tv diventa la meta ideale per i fenomeni del web, dall’altro l’estetica e le forme di racconto tipiche della television­e si espandono sui social. Un altro punto fondamenta­le, infatti, è che “guardare la television­e” non è più riducibile allo starsene seduti sul divano con le dita sul telecomand­o: ben lungi dall’essere in via di sparizione, la television­e si è invece espansa su una pluralità di schermi e di supporti tecnologic­i.

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