Ritagli disperati, erotici e stomp
L’idea è semplice, la firma fallace, un artificio retorico/ editoriale: Lucio Dalla non è, non può essere considerato a buon diritto l’autore di un libro composto da interviste scelte e antologizzate da Jacopo Tomatis in E ricomincia il canto. Questo stesso titolo, sottratto a Caruso (la celebre canzone del 1986) è mendace, e poteva essere benissimo sostituito da un verso da
Ciao, gemma tardiva (2002) di Dalla:
Dello sforzo dei poeti, dei mezzi giornalisti. Intendiamoci: non è affatto una cattiva idea ripercorrere mezzo secolo di vita e opere del grande musicista e cantautore attraverso una collezione di ritagli, tra interviste apparse sulla stampa, estratti da libri e note stampa, o trascrizioni di interventi radiofonici e televisivi. Con la precisa volontà, come chiarisce Tomatis nell’introduzione, di non concentrarsi sul solito periodo d’oro (ossia tra gli lp Lucio Dalla, 1979, e Dalla, 1980; con in mezzo Banana Republic, il trionfale progetto live con Francesco De Gregori e Ron, a fare da centrino), privilegiando anzi uno scorrimento omogeneo della cronologia che va dai primi grugniti su L’intrepido nel 1966 fino a un amarcord bolognese in duetto con Pupi Avati (uscito su «Panorama» nel 2011, a firma di Antonella Piperno).
Nonostante tutte le ripetizioni, e una discreta quantità di pensierini a perdere, il libro può fungere così anche come guida diacronica alla riscoperta dei Dalla minori, curiosi, trascurati. Si incrociano le bizzarrie dei suoi anni di rincorsa al mondo dello spettacolo, il jazzista, l’omino buffo, l’adoratore delle canzoni napoletane che fa Funiculì funiculà con Antonello Venditti e un cercopiteco; l’incompreso e il predicatore pazzo; periodo che culmina con quel 4 marzo 1943 che (con le parole di Paola Pallottino e un registro popolar/poetico) lo consacra a Sanremo ’71. E poi, il periodo da apprendista impegnato, con Roberto Roversi paroliere ermetico e maestro amato/odiato, con una scia polemica quando infine annuncia la “privatizzazione della canzone” che inaugura, con un Disperato erotico stomp, che è atto masturbatorio ma anche pernacchia, il periodo che verrà, quello migliore; fino ai successi tardivi, e già manieristici, di Caruso o Attenti al lupo. La sua tendenza a dissolversi (e nascondersi) nella musica che poi lo porta, nell’ultimo dispersivo periodo, a ricongiungersi idealmente con Gesù Bambino. Tutt’altro che un libro “di” Dalla; è un’antologia di giornali (quante testate estinte, ahinoi) e giornalisti (prima specializzati, poi via via sempre più generalisti); e piace ritrovare un divertito Giorgio Bocca, o una stralunata Monica Vitti, ma ancor più si apprezza l’exploit di Ludovica Ripa di Meana che nel 1982 raggiunge Dalla alle Tremiti e lo fa parlare di Padre Pio e di sessualità; e Stefano Pistolini che su un «FareMusica» del 1985 ottiene un Dalla più sul pezzo che mai, davanti al quale scoppolarsi ancora oggi.