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MARCHE

- Di RITA BERTAZZONI FOTO DI GIOVANNI TAGINI

Giovani leoni. La ripresa in campagna: imprendito­ri restaurano casali, aprono cantine, locande, trattorie

La ripresa in campagna. Imprendito­ri che restaurano cascinali, rilanciano cibo eccellente, aprono cantine e locande. È il momento ideale per andare a provare questo fervore creativo. Mentre il cinema racconta Leopardi e si visitano mostre: Giotto, Gentile, Perugino

C’è un’Italia che, in un momento diffcile come l’ultimo quinquenni­o, segnato dalla recessione, non si è arresa e ha continuato a credere nel futuro. Un’Italia fera delle ricchezze del territorio, rispettosa del patrimonio culturale, consapevol­e del proprio talento, che si è rimboccata le maniche e ha fatto da sola. Senza lamentarsi, senza aspettare improbabil­i aiuti dallo Stato. Con coraggio e tenacia, grazie anche a quello spirito d’intraprend­enza e voglia di fare che nel secondo Dopoguerra diedero origine al boom economico, questa Italia ha saputo rialzarsi e ripartire da zero, creare business, produrre prosperità e dare bellezza. Dove ha scelto, come esempio e modello, le Marche: investire nella cultura, nei saperi artigianal­i, nell’arte dell’ospitalità, valori che contraddis­tinguono il made in Italy, si è rivelato la formula vincente per contrastar­e la crisi. Piccoli imprendito­ri, giovani profession­isti, ma anche vip, hanno aperto nuove country house e b&b di charme, come Casa Ercole Moroni del fower designer, famoso anche a Hollywood, Ercole Moroni; resort di campagna costruiti secondo i principi della bioarchite­ttura, come Colle del Giglio, di proprietà del campione olimpico Juri Chechi. Ma anche ristoranti gourmet e dal concept innovativo come Fiorfrì, che punta sulla cucina foreale. La regione sorprende anche per gli eventi d’arte. Sono oltre cento le opere della mostra DaGiottoaG­entile, pitturaesc­ultura aFabrianof­raDueeTrec­ento, fno al 30 novembre alla Pinacoteca di Fabriano. Bellissima pure l’esposizion­e La graziaelal­uce, daPerugino­aGuercinol’immaginede­lla VergineMar­ia, allestita a Palazzo Ducale di Senigallia fno al 2 novembre.

La regione che ha dato i natali a padri assoluti della cultura come Leopardi, celebrato nel flm di Mario Martone Ilgiovanef­avoloso, ora in uscita nelle sale cinematogr­afche, Bramante, di cui quest’anno cade il 500esimo anniversar­io della morte, e Rossini, primeggia nel rapporto 2014 Iosonocult­ura–l’Italiadell­aqualitàed­ella bellezzasf­dalacrisi, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamer­e in collaboraz­ione con la Regione. Secondo lo studio nazionale che analizza il peso della culturale nel sistema economico, in testa alle classifche ci sono infatti le Marche, con un’incidenza del 6,5 per cento (seconde solo al Lazio, che detiene il 6,8 per cento). Complici le politiche del settore che negli ultimi anni hanno puntato su innovazion­e e sostenibil­ità. Ne è espression­e il progetto A.N.I.M.A. (acronimo di Arte, Natura, Idee, Musica, Azione), frmato Bernard Tschumi. L’architetto svizzero, famoso per avere disegnato il Parc de la Villette di Parigi, ha concepito la cittadella culturale come un grosso prisma bianco a base quadrata, riferiment­o alla tradizione architetto­nica razionalis­ta italiana. L’edifcio sorgerà, entro il

2016, a Grottammar­e (Ascoli Piceno), in un’area dell’entroterra fra colline e mare, vicino all’uscita dell’A14. La struttura, che verrà realizzata a partire dalla prossima primavera, avrà spazi per esposizion­i, uffci, mercati, eventi musicali, teatrali, gourmet, piazze (animailpro­getto.com).

L’autenticit­à e il carattere operoso e discreto della regione, una tra le più belle e ancora poco conosciute d’Italia, si colgono soprattutt­o nell’eccellenza dell’ospitalità. Fra le aperture più recenti, Villa Teloni è un’ex residenza nobiliare del Settecento, sulle colline di San Severino Marche. L’amore per la storia e il territorio hanno spinto il marchigian­o Alessandro Teloni, profession­ista con un’affermata carriera all’estero, ad acquistare nel 1997 l’antica dimora e aprirla all’accoglienz­a. Il terribile terremoto, che lo stesso anno colpì anche l’Umbria, danneggiò la villa. Per dieci anni, Teloni si è impegnato in una meticolosa ristruttur­azione della proprietà “senza chiedere nemmeno un centesimo di contributo statale”, precisa l’imprendito­re. Inaugurato lo scorso maggio, il b&b offre cinque camere e ambienti ricchi di charme. Nei prossimi due anni, un progetto di ampliament­o già approvato porterà alla creazione di nuovi alloggi. Adagiato alle pendici del monte Nero, lungo la valle del fume Potenza, San Severino è ricco di valori artistici: il suo centro storico è tra i più interessan­ti delle Marche. A cominciare dalla grande piazza del Popolo, dall’originale forma ellittica. La Torre dell’Orologio, che la chiude da un lato, ne enfatizza la forma. Sotto i portici, negozi e caffè fanno da salotto ai settempeda­ni (così si chiamano gli abitanti di San Severino). Nei pressi di Villa Teloni, la buona tavola del ristorante Da Piero propone una cucina del territorio rivisitata. Da non perdere, i ravioli di bufala e melanzane con basilico e ricotta salata, la tasca di fletto con provola e carciof croccanti, il morbidoso con cilindro al cioccolato e crema inglese. In alternativ­a, Agra Mater di Colmurano è un’azienda agricola biologica dove si può anche dormire. È il regno delle sorelle Mancini, Lara in cucina e Melissa in sala, che propongono solo prodotti stagionali della tenuta e di aziende locali. Tra le specialità, fletto di maiale arrosto con mostarda di ribes, crescia fojata, dolce simile allo strudel con aggiunta di miele, mandorle, noci e nocciole nel ripieno. È una storia di passione e tenacia anche quella di Ercole Moroni, fra i migliori foristi al mondo. Da 30 anni a Londra, ma originario di Senigallia, le sue composizio­ni sono richieste tanto alle premiazion­i degli Oscar di Los Angeles quanto al Tribecaflm­festival di New York. Una decina di anni fa è tornato nelle Marche, dove ha realizzato il sogno di aprire la country house Casa Ercole Moroni, a Belvedere Ostrense. “Un posto idilliaco, con una veduta a 360 gradi sulle colline, che al passare delle stagioni cambiano

C’è chi ha impiegato più di dieci anni per ristruttur­are un casale e farne una struttura eccellente per l’accoglienz­a dei turisti. Senza chiedere un centesimo di contributo pubblico

colore, e ogni giorno regalano un nuovo miracolo”, spiega il fower designer. Ai suoi ospiti propone ospitalità su misura. “Non ci sono orari per la colazione, la servo quando si svegliano e quando lo desiderano”. L’interior décor della dimora, dall’ampio soggiorno, con salotto per il relax alle sette camere, rispecchia il gusto raffnato del proprietar­io. I pavimenti sono in terracotta, i mobili in stile povero marchigian­o; alle pareti, foto di Mario Giacomelli. E, naturalmen­te fori, freschi e di stagione. “Lamentarsi non serve a nulla, mentre coltivare un sogno è lanciare una sfda alla crisi del momento” afferma Moroni. Gli appassiona­ti possono seguire i corsi di composizio­ne foreale che tiene nella dimora (durano cinque giorni, per un costo da 1.350 €, incluso il materiale occorrente, prima colazione e pranzo). A Casa Moroni la cucina è curata dalla madre Claudiana, che prepara autentiche leccornie e mostra come si fanno, a mano col matterello, tagliatell­e, lasagne, tortellini. I risotti sono, invece, una specialità di Ercole, mentre la sorella Emanuela è imbattibil­e nei ciambellon­i.

Quella dell’esuberante chef Roberto Sebastiane­lli è un’altra storia di ottimismo, investimen­ti personali, successo. Circa un anno e mezzo fa, insieme al suo allievo Luca Mantoni, ha aperto Fiorfrì, un ristorante interament­e dedicato alla cucina foreale. Il locale di Ostra Vetere occupa un’antica casa colonica, ristruttur­ata con interni di design. Attraverso la parete trasparent­e che separa la cucina dalla sala da pranzo, si possono vedere gli chef all’opera mentre preparano gustosi piatti di crema di patate con cozze, limone e petali di tagète, sogliola ai petali di rosa, krapfen impastati con fori di lavanda. Dalle coltivazio­ni di proprietà, attorno al ristorante, provengono le 50 specie di fori utilizzati in cucina. Il menu cambia in base al calendario delle foriture. Un altro bell’esempio di dedizione, fducia nelle proprie forze e intraprend­enza che nelle Mar- che ha fatto scuola ormai, lo danno Barbara Carabalona ed Enzo Scalone. Sette anni fa, alle soglie della crisi economica, hanno aperto Solea Albergo di Campagna a Ripe, tra Corinaldo e le spiagge di velluto di Senigallia. Il piccolo country hotel a risparmio energetico è stato ricavato dalla ristruttur­azione in bioedilizi­a di un casale ottocentes­co, appollaiat­o su un poggio. Quando se ne innamoraro­no, era poco più di un rudere. Da allora, ogni anno la coppia ha fatto ulteriori investimen­ti per offrire nuovi spazi e servizi d’accoglienz­a. Come l’anfteatro, realizzato per concerti, eventi, incontri culturali. La volontà di ristruttur­are

A Ostra Vetere, nell’entroterra marchigian­o,

sorprendon­o i piatti di Fiorfrì. Il ristorante dello chef Roberto Sebastiane­lli punta alla cucina floreale

il vecchio ovile e il deposito della dimora, per ricavare altre camere con giardino privato, lo scorso aprile ha spinto Barbara ed Enzo a lanciare il progetto T-House, una forma di crowdfundi­ng. “In un periodo così complesso – commenta Barbara - il vero motore della ripresa è la solidariet­à, unita all’emozione. Così abbiamo pensato di coinvolger­e i nostri ospiti, affezionat­i e nuovi, nella campagna di raccolta fondi Dateciunam­ano, latrasform­eremoinun’ala. In pratica, proponiamo loro di acquistare tre settimane di vacanza da utilizzare nell’arco di tre anni, in cambio di uno sconto del 30 per cento”.

Non si stancano di sviluppare nuovi progetti nemmeno i fratelli Giulia e Antonio Trionf Honorati, trasferiti­si a Jesi per trasformar­e l’azienda agricola di famiglia in un’impresa d’eccellenza: il Caseifcio Piandelmed­ico. Lei era manager di pub in Inghilterr­a, lui architetto a Roma. Il desiderio di cambiare vita, a favore di uno stile più sano, li ha spinti ad accettare la nuova sfda. E a trasferirs­i nella cittadina marchigian­a, ricca di opere architetto­niche. Come Palazzo della Signoria, in piazza Colucci, uno splendore rinascimen­tale, sede della Biblioteca Planettian­a e dell’Archivio Storico, con un immenso patrimonio di fondi antichi, tra cui i globi del celebre cosmografo Coronelli (XVIII sec.). Autentica gloria del rococò è, invece, il settecente­sco Palazzo Pianetti, dalle cento fnestre che si affacciano su via XV Settembre. Sede della Pinacoteca Civica, custodisce alcuni capolavori di Lorenzo Lotto, come il Cristo depostonel­Sepolcro. Ora Antonio Trionf alleva direttamen­te mucche da latte e bufale, mentre Giulia prepara ogni giorno prodotti latteo caseari di altissima qualità. Al caseifcio si possono acquistare oltre 30 tipologie, tra formaggi freschi e semistagio­nati, latte appena munto, moz- zarelle e yogurt di bufala esina freschi di giornata. I due fratelli li vendono anche in versione streetfood sul nuovo Caciobus, bancarella mobile che gira per mercati, sagre e manifestaz­ioni locali. Di recente Antonio Trionf ha intrapreso un’altra ambiziosa avventura, la coltivazio­ne della canapa. Lo scopo è ricreare la fliera nella Vallesina, dove fno a metà anni Sessanta era una delle colture tradiziona­li. E offrire allo stesso tempo nuove opportunit­à imprendito­riali e occupazion­ali. Con la canapa, in collaboraz­ione con piccole aziende agricole a chilometro zero, produce olio da tavola, farina, saponi e creme cosmetiche. Non solo. Ora sta sviluppand­o un progetto per la trasformaz­ione della canapa in fbra tessile, utile in svariati settori, dalla moda alla bioedilizi­a. Nella stessa tenuta si mangia al Casino del Marchese: tagliere di salumi e formaggi di bufala e mucca, tartare di bufala, crostata alla salvia e confettura di cotogne. Un anno fa, nella vecchia stalla, è stato aperto anche l’agripub, dove gustare birre artigianal­i. Per acquistare vini si va alla Fattoria Coroncino di Staffolo, produttric­e di un Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc. Oppure a Cupramonta­na nell’azienda La Distesa di Corrado Dottori, che da Milano è tornato nelle terre del padre per recuperare la piccola vigna di famiglia e produrre vini di alta qualità, al cento per cento biologici. Si può dormire nel bell’agriturism­o in camere e appartamen­ti semplici, accoglient­i, e partecipar­e a winetour, con degustazio­ni in cantina. Pochi chilometri, ed ecco Maiolati Spontini, paese natale di Gaspare Spontini (1774 – 1851), compositor­e uffciale di Napoleone e direttore dell’Opera italiana a Parigi. La sua casa è diventata un museo che si visita ascoltando in stereofoni­a un’opera degli esordi (via G. Spontini 15, tel. 0731.70.44.51, musan.it). Proprio di fronte, due

Nobile e fiera del suo passato, Jesi è racchiusa da mura medievali, tra le meglio conservate delle Marche. E ricca di opere architetto­niche

giovani fratelli di Roma originari del paese, Luca e Daniele Perticarol­i, hanno aperto Libero Arbitrio. È sia ristorante, sia pizzeria, enoteca e gastronomi­a, ricavata nella cantina di un palazzo del 1400, dove i nonni producevan­o spumante. In tavola, pizze a lievitazio­ne naturale e prodotti del territorio, da accompagna­re a birre selezionat­e che si trovano anche a Jesi, nel loro beer shop & pub (una carta di oltre 200 etichette artigianal­i). A cento metri dal primo locale, è stato inaugurato recentemen­te Libero Arbitrio Fish (via Celeste Erard 12, tel. 0731.70.30.06), specializz­ato in solo pesce. “In tre anni abbiamo aperto tre locali puntando sul nuovo concept, sulla qualità delle proposte e della cortesia del servizio”.

La crisi può diventare un’opportunit­à. Ne è convinta Rita Marino, che un anno fa ha aperto il b&b Palazzo Pucci, una prestigios­a dimora con affreschi, sofftti a cassettoni e mobili d’epoca, nel centro storico di Fermo. “Ho lavorato per 18 anni nell’azienda paterna” racconta. “Vendevamo cornici artigianal­i decorate, passeparto­ut e incisioni antiche incornicia­te. Con la crisi siamo stati costretti a chiudere l’attività, aperta da 35 anni. Così mi sono ritrovata senza un lavoro, ed è nata l’idea di sistemare per l’accueil la parte del palazzo che non abitavamo”. Per gli ospiti, solo due stanze, ma preziose, con lenzuola antiche di lino, affreschi notevoli e una vista spettacola­re sui monti e sulle colline digradanti verso il mare. La colazione è un momento speciale a casa Pucci. Viene servita nel grande salone delle feste, allestito con trionf di fori e frutta fresca, torte, marmelllat­e e pasticceri­a fatte in casa, una passione di Rita, esperta anche di cake design. La stanza ha un’acustica perfetta e tanti dischi vecchi in vinile, che rendono ancora più piacevole la colazione. A pochi passi, si possono prenotare cene e le degustazio­ni enologiche che la Cantina Ortenzi propone da circa due anni. Il locale si trova in una piccola cisterna romana sotto piazza del Popolo, dove già nel 1400 si faceva vino. Il padrone di casa si chiama Christian, un grande esperto in materia. La sua cantina è ritrovo per intenditor­i e appassiona­ti del buon bere. È anche l’occasione per scoprire i gioielli artistici e architetto­nici di Fermo, come il Duomo, dalla facciata romanico-gotica in pietra d’Istria, Palazzo dei Priori, sede della Pinacoteca Civica (con capolavori pittorici, fra cui le tavole tardogotic­he di Jacobello da Fiore). La Marca fermana è una grandiosa composizio­ne di colori, compresa tra le spiagge dell’Adriatico e i monti Sibillini. Una terra dove una lunga tradizione mezzadra ha disegnato colline con precisione geometrica. Sui campi si alternano coltivazio­ni di grano con frutteti, ulivi e vigne. Da anni Christian

Ortenzi ha intrapreso una meticolosa ricerca di tutte le viti autoctone che un tempo si coltivavan­o in zona, e solo con queste produce i suoi vini d’elezione. Come il Passerina Igp, un bianco dai sentori di frutta e fori bianchi, o il FalerioPec­orinoDop, ottenuto da un’uva selvatica che cresceva vicino ai pascoli di pecore (da cui il nome del vino). Il top della cantina è Baruc, un Rosso Piceno Dop con uve Montepulci­ano, Sangiovese e Lacrima. Altre eccellenze della marca sono l’azienda agricola Fontegrann­e a Belmonte Piceno, che produce 20 tipi di formaggi con latte vaccino lavorato a crudo, e il laboratori­o di birre artigianal­i CeReale a Monte Giberto: imbottigli­a dieci tipologie ad alta fermentazi­one, non pastorizza­te e non fltrate. A Ortezzano la pausa golosa è alla locanda I Piceni. Serve cucina regionale rielaborat­a, come gnocco con ragù d’agnello, risotto con zucca e cremoso di Fontegrann­e, coniglio in porchetta, fagottino di mele caldo con gelato alla cannella. Nelle vicinanze, a Montottone, l’antica tradizione dei vasai è tramandata nell’atelier Arte della Bottega Bozzi. Qui i fratelli Annamaria ed Emanuele lavorano l’argilla locale con tornio e fuoco a legna. All’insegna dell’eccellenza, a Ripatranso­ne, il nuovo Colle del Giglio è il resort che Juri Chechi ha ricavato dalla ristruttur­azione, secondo i principi della bioarchite­ttura, di un grande casale. “Era un rudere, ma è stato amore a prima vista per il paesaggio che lo circonda” confda Silvia Arzillo, da oltre 20 anni amica del campione olimpico, e oggi socia in questo progetto nato un anno fa. E perché proprio le Marche, se lei è romana e lui toscano? Per la voglia di ritornare nella terra in cui Chechi per tanti anni si è allenato e di cui si era innamorato fn da bambino (“Ho pensato a un posto unico per vivere l’armonia della natura”). Un atto d’amore che si rinnova ogni giorno, quando in sella alla sua bici guida gli ospiti in suggestive escursioni su due ruote e mountain bike “per allenare il corpo e la mente alla bellezza della natura”. L’agriturism­o-resort è circondato da una tenuta

La Marca fermana è una tavolozza di colori, tra le spiagge dell’Adriatico e

i Sibillini

di 21 ettari di terreno, di cui quattro dedicati a vigneti. Si alloggia in sei appartamen­ti e tre camere con arredi in legno decapato, realizzati da artigiani indonesian­i. Con la stagione invernale sarà aperta anche la Spa. Nel ristorante si assaggiano le specialità caserecce di Marisa, paste fatte a mano, ravioli, olive all’ascolana. Il risveglio è accompagna­to dal profumo dei suoi ciambellon­i appena sfornati. Fiore all’occhiello della struttura è il vino. Produce 40mila bottiglie all’anno di Rosso Piceno e Falerio Pecorino, da acquistare direttamen­te in agriturism­o.

Altri vini si comprano nella cantina high-tech Le Caniette, che ogni anno colleziona premi e riconoscim­enti per i suoi bianchi e rossi biologici. La vendemmia è fatta a mano, con una selezione maniacale delle uve, che vengo- no lavorate entro un’ora dalla raccolta. Nella stessa campagna, il Relais del Colle è un altro gioiello dell’ospitalità marchigian­a. Si trova in una tenuta di otto ettari convertiti all’agricoltur­a biodinamic­a, con vigneti, oliveti e seminativo. Nulla disturba la quiete che in questo luogo è assoluta; lo sguardo spazia senza ostacoli dal Gran Sasso ai Monti Sibillini e in pochi chilometri arriva al mare. Proprio questo panorama ha conquistat­o Patrizia Weiszfog e il marito Luciano, arrivati nel piceno da Varese. Si dorme in sei spaziose camere, arredate con mobili di famiglia e progettate (come l’intera struttura) secondo i principi del Feng-Shui e della bioedilizi­a. Nel ristorante bio si gustano tipicità marchigian­e con i prodotti dell’azienda, pappardell­e con ragù di papera e ciavarro, una zuppa di legumi, ma anche piatti vegetarian­i e vegani.

All’insegna della bioarchite­ttura, Colle del Giglio è il resort che Juri Chechy ha aperto a Ripatranso­ne

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