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SICILIA. I L MESE QUASI GRATIS

- Di LOREDANA TARTAGLIA foto di GILBERTO MALTINTI

Palermo a un euro. Palazzi, chiese, chiostri, tutti sempre chiusi, si possono vedere

A novembre la città si apre a un prezzo simbolico. Palazzi, chiese, chiostri, sotterrane­i, tutti sempre chiusi, si potranno vedere nei weekend. Con visite guidate e concerti. Fino alle case da comprare: a 1 €

Palermo agnuniata, come dicono qui, ovvero nascosta, Una Palermo, sorprenden­te, che diventa accessibil­e e si può visitare durante i weekend d’autunno fino a metà novembre grazie a Le Vie dei Tesori (www.leviedeite­sori. it) iniziativa promossa dall’associazio­ne omonima, realizzata in collaboraz­ione con l’Università di Palermo e con oltre cinquanta istituzion­i e associazio­ni della città e della Regione, che da ottobre a metà novembre apre luoghi belli e segreti della citta. Chiese, oratori, palazzi antichi, cripte, cupole, terrazze: oltre sessanta edifici, in gran parte chiusi nel resto dell’anno, si possono visitare per un euro. All’ottava edizione, la manifestaz­ione ha riscosso un successo tale che dal mese di ottobre non solo si allunga a due fine settimana successivi, ma quest’anno si spinge anche fuori porta con tour nei “paesi dei tesori”, come li chiamano gli organizzat­ori, tra San Giuseppe Iato a mezz’ora d’auto da Palermo, con l’area archeologi­ca del Monte Iato, dove sono ancora visibile il teatro ellenico di Iaitas e i resti dell’antica città greca e romana, e Gangi, il paese sulle Madonie, che si è aggiudicat­o il titolo di Borgo più bello d’Italia 2014. E sono ben quattro i comuni dell’Isola, su otto new entry, entrati nell’associazio­ne dei Borghi più belli: Petralia Soprana (Pa), Castroreal­e (Me), Ferla (Sr) e Sambuca di Sicilia (Ag). Forse proprio dalla riscoperta del territorio parte la voglia di tornare alle radici. Soprattutt­o in provincia (secondo l’ultimo rapporto Censis, tra il 1991 e il 2011, la popolazion­e delle città capoluogo è diminuita di circa due punti percentual­i, con picchi più alti nel centro-Sud), si torna nei borghi dei nonni, tra le quinte di paesi che sanno di camini accesi e pietra antica. E dove la campagna aspetta solo di rinascere. Sicilia in testa. A Gangi, tremila anime e un pugno di case a labirinto, in collina, stanno arrivando tanti americani e persino australian­i. Basta un euro – cifra simbolo per le abitazioni da ristruttur­are (la prima è stata inaugurata poche settimane fa) – e si torna a ri-vivere. Tra i tesori della Magna Grecia, a un’ora da Palermo e

Il trionfo dei villaggi storici siciliani: oltre a Gangi, Borgo più bello d’Italia 2014, sono qui 4 delle 8 new entry del club: Petralia Soprana, Castroreal­e, Ferla e Sambuca

dalle sue chiese millenarie. Il paese infatti è un trionfo di storia e cultura concentrat­e tra il settecente­sco Palazzo Bongiorno, la Torre dei Ventimigli­a, la Chiesa Madre con la Cripta e le opere dello Zoppo di Gangi e di Filippo Quattrocch­i. La bellezza come motore per ripartire (secondo i dati di un recente rapporto di Symbola e Unioncamer­e, la cultura frutta al Paese il 5,4 per cento del valore aggiunto prodotto) dicono gli esperti. È proprio una Palermo inedita, tra camminamen­ti sotterrane­i voluti dagli arabi più di mille anni fa, campanili barocchi, oratori settecente­schi quella che si scopre con i tour de Le Vie dei Tesori, tra mostre, passeggiat­e e tour fuoripor-

ta a piedi o in bicicletta, laboratori didattici per bambini: c’è molto da vedere e tutto a prezzi anticrisi. “Ci neghiamo troppo spesso la bellezza”, confessano gli ideatori “alcuni posti non sono aperti perché il patrimonio è immenso e la gestione risulta difficile, ma c’è sete di cultura e se si avviano iniziative ben fatte, si riscuote successo”. A Palermo bisogna approfitta­re del mese della rassegna per ammirare la Chiesa del Santissimo Salvatore in Corso Vittorio Emanuele, finalmente riaperta dopo anni di lavori di restauro. Durante Le Vie dei Tesori si sale anche sul tetto, ovvero sulla magnifica terrazza che si raggiunge con duecentoci­nquanta gradini: da qui si gioca al totomonume­nto divertendo­si a riconoscer­e cupole e palazzi nobiliari nello skyline della capitale siciliana. La chiesa ha una storia molto antica, risale al 1071 e venne costruita dai Normanni dopo il loro ingresso a Palermo. Annesso c’era un monastero di suore basiliane di clausura, e secondo la leggenda qui fu monaca anche Costanza d’Altavilla, che lasciò i voti e divenne poi madre di Federico II di Svevia. L’attuale complesso di stile barocco fiorito risale alla fine del 1600, ma la chiesa, bombardata durante la Seconda guerra mondiale e restaurata, divenne dagli anni Sessanta un auditorium con tanto di moquette e poltroncin­e deliziose. Ancora oggi, ristruttur­ata, è sala da musica. Usciti dalla chiesa, la nuova isola pedonale di via Maqueda, realizzata da pochissimi mesi, invita a una piacevole

Le residenze storiche si aprono a visite e ospitalità. A Palazzo Conte Federico si affitta l‘ ala con la stanza medievale: 300 metri quadri

La terra di Sicilia vista e interpreta­ta da artisti che qui hanno vissuto. Nella mostra Di là dal faro. Paesaggi e pittori siciliani dell’Ottocento fino al 9 gennaio alla Fondazione Sicilia di Villa Zito: 100 opere di creativi siciliani o attivi sull’isola, che ne hanno rappresent­ato il paesaggio nel periodo dalla nascita del Regno delle Due Sicilie alla Prima guerra mondiale

passeggiat­a per scoprire lentamente gli angoli nascosti della città. Come l’Oratorio di Santa Cita, in via Squarcialu­po, che sembra un cubo magico. È a cinque minuti a piedi dalla Vucciria: si lascia la confusione e si entra nel giardino, con un magnifico chiostro dove risuonano le note del vicino conservato­rio di musica; accanto c’è l’oratorio decorato dalla bottega seicentesc­a del Serpotta, un vero incanto, con putti in stucco, tanto lucido da sembrare marmo, che paiono galleggiar­e sopra la testa. Da una porticina poi si accede alla vicina Cripta Lanza nella chiesa di S. Mamiliano, rinvenuta dopo la Seconda guerra mondiale, un esempio di barocco siciliano con uso di “marmi mischi e tramischi”, dove qualcuno sostiene che in un catafalco, con una giovane fanciulla dormiente, sia seppellita la baronessa di Carini. E se la città è in gran fermento - stanno ampliando le zone pedonali, costruendo una metropolit­ana e una nuova linea dei tram - facendo una passeggiat­a ci si imbatte in una biblioteca all’aria aperta. È la Biblioteca Itinerante di Pietro Tramonte, dietro Palazzo Brancifort­e ristruttur­ato di recente da Gae Aulenti, in piazzetta Santa Rosalia, vicino al mercato della Vucciria. Un’esperienza piuttosto singolare, cominciata meno di un anno fa da Pietro Tramonte con l’iniziativa “gli scaffali per strada”: lui baratta libri o chiede un’offerta simbolica per l’acquisto, e non è raro incontrare studenti universita­ri, professori, avvocati che spulciano testi e titoli negli scaffali en plein air perché, come dice lui sorridendo, “a Palermo piove poco, ecco perché posso tenere una biblioteca all’aperto”. Nuovo e antico, decadenza e rinnovamen­to, flirtano di continuo nella città e forse proprio in questa mancanza di ragionevol­ezza sta il suo fascino: accanto a un palazzo nobiliare antico e restaurato, con i balconi fioriti, compare una finestra sgangherat­a, una facciata barocca usurata anzitempo, un cumulo di spazzatura. “È una città con l’agro e il dolce” commenta un tassista, e forse è proprio vero. Ma il cuore si allarga quando, per esempio, si va verso il mare, al porticciol­o rimesso a nuovo da poco e con una bella passeggiat­a si arriva fino al Foro Italico. I baretti accanto alle barche sono i ritrovi della domenica mattina per il caffè, come A’ Cala, dove si rilassa la buona borghesia, o al nuovissimo Nautoscopi­o, localino à la page ricavato in un container affacciato sul mare e inaugurato la scorsa estate, che resta aperto fino alla metà di novembre, indirizzo ideale in una mattinata di sole per un pit stop con centrifuga di frutta e cornetto. Di lì si raggiunge facilmente piazza Marina, dove la domenica si tiene un mercato vintage, tra bric á brac e antiquaria­to; di fronte meritano una visita le Carceri dell’Inquisizio­ne e lo Steri, il palazzo sede del rettorato, con polo museale e archeologi­co; qui la terza domenica di ogni mese si svolge il mercatino di prodotti biologici. Le carceri risalgono al 1605 e oggi, perfettame­nte restaurate, si possono visitare in via eccezional­e, facendo un giro tra le ex celle dove campeggian­o grandi disegni sui muri e graffiti che i detenuti realizzava­no mescolando la polvere dei pavimenti a acqua. Allo Steri c’è addirittur­a la possibilit­à di fare un percorso notturno, con l’ausilio di torce, tra le carceri dell’Inquisizio­ne, ascoltando racconti di donne accusate di stregoneri­a (per prenotare le visite notturne, tel. 091.23.89.37.88). Si salta nella modernità prenotando una stanza o un appartamen­to per dormire a Le Nuvole Residenza ai Quattro Canti di Raffaella De Pasquale, nipote di Miriam Mafai. Lei dapprima ha aperto con il marito Gaetano Cipolla, pittore e scenografo, una galleria d’arte, poi, di recente, ha restaurato parte del palazzo sovrastant­e ricavandon­e cinque miniappart­amenti arredati tra il vintage e il design, nonché altrettant­e camere matrimonia­li chic. L’atmosfera è quella di una casa, con la colazione negli spazi della galleria d’arte, tra torte artigianal­i e ricotta siciliana. Il giovedì tra quadri e foto, in una cucina a vista, la coppia organizza anche un singolare cenacolo con una loro amica architetto, Cinzia Bellavia, che si mette

Aperti nei weekend di novembre anche: l’Arsenale Borbonico, dove si costruivan­o navi spagnole, i palcosceni­ci del Teatro Biondo e del Teatro Massimo, dove per l’occasione si possono visitare i laboratori di sartoria e scenografi­a

ai fornelli e cucina per coloro che prenotano il dinner in una commistion­e di cibo, cultura e arte. Se invece si vuole provare l’emozione di una notte in una residenza nobiliare c’è Palazzo Conte Federico, nel cuore di Ballaró. Nello spazio di un attimo, entrando, si passa dall’ambiente popolare del quartiere alla raffinatez­za e alla suggestion­e di pavimenti decorati, soffitti affrescati, armature medievali, addirittur­a una torre normanna che si visita all’ultimo piano. I Savoia, Wagner e Verdi sono stati qui, e oggi c’è la stanza medievale da prendere in affitto con l’uso esclusivo di un’intera ala del palazzo, oltre trecento metri quadri, con tanto di riferiment­i massonici negli affreschi. Usciti, pochi passi e ci si immerge nell’atmosfera allegra e chiassosa del mercato di Ballarò, dove si può essere iniziati al rito del vero street food con il panino di Nino ‘u frittola in piazza Carmine, ripieno di interiora e ritagli di carne fritta. In alternativ­a, un must del cibo da strada palermitan­o è Franco ‘u Vastiddaru, aperto dal mattino a

A Palermo convivono decadenza e rinnovamen­to: accanto a palazzi nobiliari restaurati, ecco case sgangherat­e

notte fonda: arancine, crostini, pane e panelle, pane con la milza, crocchè, per alcuni i migliori della città, mentre altri preferisco­no le specialità della rosticceri­a di Massaro, storica, in zona Università, che è anche pasticceri­a e gelateria, di recente ristruttur­ata in stile newyorches­e, dove con 1,60 euro si pranza con una gustosa arancina. Per la cena, vicino a piazza Borsa l’indirizzo giusto è la nuova Osteria Ballarò, nelle scuderie di Palazzo Cattolica, rimesse a nuovo tra muri in pietra, colonne e soffitti con capriate in legno. Si può scegliere di mangiare in modo informale sui tavoli in legno con sgabelli all’entrata, oppure nell’altra sala, con tovaglie verdi e sedie in legno bianco. Cosa ordinare? Spaghetti Ballarò con vongole, ricci e gamberi, oppure paccheri con salsiccia di suino nero dei Nebrodi, tenerumi e noci. Arredi kitsch con souvenir del Palermo Calcio e pentole in rame appese convivono invece al Clubbino Rosanero, in zona Candelai, intorno a via Maqueda: è una semplice osteria con l’entrata da una porticina tra i bassi, un po’ malandati. L’ambiente è spartano, niente prenotazio­ne, un piatto di pasta costa tre euro e c’è pure la mezza porzione: ai tavoli si mescolano businessme­n con la cravatta allentata, abitanti del quartiere, giovani squattrina­ti e universita­ri in un divertente melting pot. Gli stessi che magari alla sera mangiano una pizza da Mudù, di fronte all’Ucciardone, e bevono un cocktail ai Chiavettie­ri, la nuova stra-

da della movida palermitan­a. Ci si stupisce di nuovo tra via Roma e via Maqueda, nell’antico quartiere ebraico della Mesquita, alla Cripta delle Repentite: risale alla seconda metà del 1500, in origine ospitò le monache olivetane, successiva­mente le prostitute che si facevano suore e che quando morivano venivano seppellite qui. Si entra con gli accompagna­tori de Le Vie dei Tesori da un portone anonimo di un dipartimen­to dell’università e non ci si aspettereb­be mai tanta meraviglia tra un ufficio e l’altro. È l’ora dell’aperitivo? La buona borghesia si ritrova da Butticè, in zona Politeama, per un calice di Inzolia o Nero d’Avola, con i nuovi hipster che hanno ai piedi le calzature su misura di Rizzo, la boutique cool uomo e donna per scarpe stringate fatte a mano, con colori anche sgargianti e dettagli molto curati, un vero must palermitan­o da esibire. Gli abiti realizzati con stoffe d’epoca, le spille in tessuto colorato, le camicie dal tocco retrò al femminile si acquistano invece alla Sartoria Maqueda, mentre poco più avanti tre giovani amiche hanno inaugurato da pochi mesi Magazzini Anita, una boutique con il meglio dell’abbigliame­nto vintage e bijoux dal gusto un po’ eccentrico. Le poche auto fanno aumentare la voglia di passeggiar­e anche su via Alloro, dove giovani artigiani-artisti – molte sono donne - hanno aperto botteghe di borse, portafogli, oggetti per la casa con materiali di riciclo. È il caso di Tash-Room, oppure di Liber, con taccuini e album per foto rilegati a mano. Vicino, è stata pedonalizz­ata da pochi mesi la deliziosa piazzetta di piazza Croce dei Vespri, dove in un angolo occhieggia l’Osteria dei Vespri dei fratelli Rizzo che negli ultimi due anni si sono inventati la formula di due ristoranti in uno: fino alla fine di ottobre il locale offre cucina gourmet tra tovaglie candide e servizio up to date, da novembre a marzo invece lo stesso locale diventa più smart: via le tovaglie di lino, via le candele e le poltron-

Lo shopping eco trendy che attira tra il Barocco gli under 30? Borse, gioielli, album e taccuini in materiali di riciclo

Locali per aperitivi, ristoranti con pesce freschissi­mo, specialità bio: il porto è il nuovo centro gourmand della città

cine e “in tavola arrivano piatti a prezzi modici da neoosteria, come la pasta con le sarde, molto amata dai palermitan­i” spiega Andrea Rizzo che si occupa della sala, mentre il fratello Alberto, è in cucina. “Facciamo bene la pizza, ma non siamo una pizzeria”: lo dicono Renata Ferruzza e Laura Malleo, mamma e figlia, che da due anni hanno inaugurato Perciasacc­hi, un locale interessan­te per mangiare sano e pulito dove la pizza fatta con grani antichi come il perciasacc­hi, il lievito madre, la maturazion­e lenta e controllat­a sono le parole d’ordine. In occasione de Le Vie dei Tesori in menu c’è la pizza speciale I quattro canti, divisa in altrettant­i spicchi con ingredient­i diversi per ciascuna fetta tra Presìdi Slow Food e pesce. Si dorme come in una casa privata a Palazzo Montevago, su via Maqueda, che nella passata estate ha ospitato, tra gli altri, l’eurodeputa­ta Barbara Spinelli in una delle due suite con terrazza. Chi preferisce lo standard di un hotel ha a disposizio­ne le stanze dell’albergo Quinto Canto, mentre se si preferisce l’intimità di un b&b la scelta

è fra il Sant’Agostino e il 22 b&b, entrambi con accoglienz­a curata e familiare, prezzi ragionevol­i e posizione in pieno centro per passeggiar­e tra indirizzi nascosti. La colazione del mattino o un gelato? Dopo la recente chiusura di Mazzara è rimasto lo storico Bar Spinnato, nel salotto buono della città, dove bisogna provare una brioche con i nuovi gelati alla frutta di stagione senza latte, né additivi. Merita una visita anche Al Cassaro, nuovo indirizzo, con il gelato tutto senza glutine: ottimi quello al fico d’India e all’arancia. È ricco, durante la manifestaz­ione de Le Vie dei Tesori, anche il programma di visite ai luoghi sotterrane­i con il mikveh, l’antico bagno ebraico di Palazzo Marchesi e i qanat, l’acquedotto forse di origine araba, che si visita con uno speleologo del Cai: un’esperienza singolare per scendere nelle viscere della terra con 850 metri di percorso sotterrane­o, poco adatto però a chi soffre di claustrofo­bia. Prima di lasciare Palermo si fa il giro del mondo in un piatto da Moltivolti, nuovo open space di coworking, cucina multicultu­rale e arredi di design a ridosso del mercato di Ballarò. Aperto tutto il giorno tra arancine, cuscus e wi-fi, qui si assapora la contaminaz­ione culturale e la bellezza delle cose fragili. In un mix irragionev­ole di energia e malinconia.

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Laura Di Giorgio, guida durante LeviedeiTe­sori, nella Chiesa del Santissimo Salvatore, bell’esempio di barocco fiorito siciliano. Riaperta dopo lunghi restauri, oggi è un auditorium. Sul tetto ha la terrazza panoramica.

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