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PARIGI AL VOLO

- Di SUSANNA PERAZZOLI . HA COLLABORAT­O RITA BERTAZZONI foto di ENRICO D SANTIS E

Tutto sui tetti. Guardare il bello dall’alto. Perché questa vista della città sta per entrare nel Patrimonio Unesco

GUARDAR IL BELLO DALL’ALTO. PERCHÉ QUESTA VISTA DELLA CITTÀ STA PER ENTRARE NEL PATRIMONIO UNESCO DELL’UMANITÀ. È L’OCCASIONE PER UNA VACANZA SPECIALE. ORGANIZZAT­A TRA HOTEL IN MANSARDA, LOCALINI, CANDELE E TERRAZZE, VISTA FINO ALLA TOUR EIFFEL

Uno scorcio unico sui tetti della Ville Lumière dalla cattedrale di Notre-Dame. Quel patrimonio che ha incantato pittori e registi potrebbe entrare nella lista dell’Unesco.

Perfezioni­smo asiatico e allure parigina. Così si sussurra in avenue Kleber, là dove si allarga, magnifca, la facciata del nuovissimo Peninsula Hotel, l’indimentic­abile Majestic, dove Kissinger frmò l’accordo di pace con il Vietnam e Gershwin compose Un americano a Parigi. Restaurato a colpi di scalpellin­o e martello, à la main. Persino il monumental­e toit, il tetto, rimesso a nuovo secondo tradizione, tegole in ardesia d’Angers e solette in zinco. Con sfumature di grigio, azzurro perla, glicine nelle giornate di bel tempo. Un affaccio unico come l’Hôtel Salé, che ospita il nuovo Musée Picasso. Da quando i tetti di Parigi sono candidati (grazie alla volontà di Delphine Bürkli, sindaco del 9° arrondisse­ment) a entrare nel Patrimonio Unesco (i celebri Quai, gli argini, lo sono dal 1991) è tutto un girare con la testa all’insù, alla ricerca di quelle linee bombate, spioventi, innervate di comignoli e camini che hanno sedotto talenti di ieri (tra i capolavori, Vue de Paris di Van Gogh, Les toits de Paris di Cezanne, il flm Sous les toits de Paris di René Clair) e di oggi. Così la parola toit è diventata un brand, un marchio. Sous le toit de Paris è una fragranza di Sylvie Ganter e Christophe Cervasel, i fondatori di Atelier Cologne, la prima Maison de Parfum dedicata alla classica colonia, con boutique anche nell’alto Marais, in rue Debelleyme, in quel labirinto di stradine, viuzze acciottola­te e sottotetti dove ogni giorno va in scena la creatività parigina. Sui tetti di Parigi è poi esplosa la nuova mappa cittadina di locali per la sera e le pause gourmand: ristoranti alla moda, caffetteri­e, roof-top per l’aperitivo incornicia­no i piani alti degli aristocrat­ici hotel particulie­r o le nuove architettu­re del lungo Senna. Per abbracciar­e con lo sguardo la Parigi popolare di Maigret o quella rivoluzion­aria di Jean Nouvel, che sulla Senna ha disegnato le linee rigorose e rivoluzion­arie del Musée Quai Branly (fno al 16/1 è aperta la mostra Les Mayas, trois mille ans de civilisati­on, quaibranly.fr). Proprio qui, al quinto piano, le volute in ferro della Tour Eiffel si riverberan­o sulle vetrate e sulle tavole del ristorante LesOmbres, un planetario trasparent­e e luminoso sulla capitale che incanta con qualsiasi tempo; la carta è un invito a scoprire le materie prime selezionat­e dallo chef Frédéric Claudel, astice del Maine, uova con

La Monnaie de Paris, ex palazzo della zecca di Stato si apre all’arte contempora­nea. In scena la fabbrica di cioccolato di Paul McCarthy

Il Musée Picasso ha riaperto il 25 ottobre: nuovi spazi espositivi, nuovi percorsi e un atelier sotto i tetti che raccoglie la collezione privata del pittore. Con opere di Degas, Cézanne, Matisse

funghi e spuma di nocciole, petto d’anatra e topinambur. Si pranza con 38 € e si ha la città ai piedi. E proprio sulla Tour Eiffel, a LeJulesVer­ne, con scenario da cartolina, si apprezza da poche settimane il nuovo menu dejeuner del team di Alain Ducasse, prezzi (tre portate, 98 €) e un pâté en croûte da consigliar­e agli amici. La nuova Parigi si scopre dall’alto. Aerea, leggera, sofsticata. Si fa la fla per salire alle terrazze belvedere della nuovissima FondationL­ouisVuitto­n (ha aperto il 27 ottobre, fondationl­ouisvuitto­n.fr), voluta dal magnate Bernard Arnault nel cuore del Jardin d’Acclimatio­n, al Bois de Boulogne, venti minuti di navetta da Place Charles de Gaulle. Lo sguardo è per la Ville Lumière e i suoi confni, e per l’architettu­ra dell’edifcio, una gigantesca nuvola d’acciaio e vetro frmata dal canadese Frank Gehry (anche il Pompidou gli dedica, per la prima volta in Europa, una ricca retrospett­iva, fno al 26/1) che cela, tra le sale immacolate, i monocromi di Richter, i video concettual­i di Boltansky, le sculture ironiche di Thomas Schütte. E, ogni sera, reading, teatro, concerti. Il verticale affascina anche gli apicoltori: tra le arcate in ferro e vetro del Grand Palais il coraggioso Olivier Darné ha portato le arnie, seguendo l’esempio del mitico Jean Paucton, che sui tetti dell’Opera coltiva miele da anni (venduto online, 15 €, operadepa- ris.fr). Le novità sono anche sotto i tetti del 3° arrondisse­ment, dove si tornano a esplorare percorsi d’arte e di creatività. Il 25 ottobre è rinato il Musée Picasso (museepicas­soparis.fr), un universo minimalist­a, curatissim­o nelle scelte espositive di Anne Baldassari (gli autoritrat­ti, i ritratti, i tanti studi per Les demoiselle­s d’Avignon, il tema del minotauro, le corride e la famosa opera della morte dell’artista nell’arena) e con un percorso che si snoda tra 37 sale bianchissi­me (lo spazio espositivo è triplicato) per terminare all’ultimo piano sotto le capriate in legno, tra i dipinti che lo stesso Picasso volle per sé, Cinq Bagneuses e La mer à l’Estaque di Cezanne, La fête de la patronne di Degas, e, tra i numerosi dipinti di Matisse, il magnifco Nature morte aux oranges (1912). Un atelier pieno di magia. LeCafésurl­etoit, la nuova caffetteri­a, è un salotto open air sui tetti del museo, con l’eleganza senza tempo dell’Hôtel Salé, costruito tra il 1656 e il 1660 da Jean Boullier per un ricco esattore della tassa sul sale. Non lontano, è un grande classico dei fratelli Gilbert e Thierry Costes il ristorante LeGeorges, sul tetto del Beaubourg, con vista dal Sacré Coeur a Montparnas­se. Qui si viene per godere del panorama, perché la cucina non sorprende più, anche se fa il giro del mondo: salmone, foie gras, risotto ai gamberi, torta al ribes e limone. Si cena sospesi, nel blu della

La Fondation Louis Vuitton è stata disegnata da Frank Gehry. Nuvole di vetro e acciaio sulla città

notte. Per il carnet dei gourmand c’è un altro indirizzo di cui parla tutta Parigi, Stern, al 47 del Passage des Panoramas (Bd. Montmartre), nell’ex bottega di uno dei più esclusivi incisori-stampatori della capitale, Moise Stern. Philippe Stark non ha intaccato la magia bohémienne e il giovane veneto Massimilia­no Alaymo, tre stelle Michelin, ha voluto con il fratello Raffaele uno spazio aperto dalle otto a mezzanotte: brioche fatte a mano, cicchetti (bicchiere di vino) con baccalà mantecato (da 3,50 €), costoletta alla milanese, albicocche grigliate con gelato allo zenzero. Per sentirsi a casa. “Il bacaro più piacevole del mondo”, ha dichiarato Stark. L’architetto parigino ha frmato pure il Kong che ha festeggiat­o i dieci anni e un bel restyling. All’ultimo piano di un palazzetto hausmanian­o, sede della Maison Kenzo, si cena sotto una grande cupola di vetro e ogni fnestra è un dipinto, sul Pont Neuf, sull’Art Déco dei magazzini Samaritain­e (ancora chiusi), sull’azzurro. Pure la fglia di Stark ha partecipat­o al restyling con affreschi e decorazion­i che guardano a Oriente. Ed è un mix di Sol Levante e cucina francese pure la carta: in tavola sflano le ricette di Richard Pommiès, tartare di tonno, foie gras ai fchi, sashimi di salmone, petto d’anatra in salsa teriyaki. Il dopocena s’infamma con i cocktail ai frutti rossi e la musica della celebre sound designer Béatrice Ardisson mentre nei weekend il programma si infttisce di bei nomi della scena parigina. Per gli appassiona­ti di Sex and the City: alcune scene delle ultime puntate sono state girate in questo ristorante, quando Carrie incontra l’ex moglie del russo. In vista delle feste si accende la notte parigina, anche ai piani alti. Così nel carnet entrano altri indirizzi très chic, il scenografc­o 39V, in zona Champs-Elysées, vetrate scintillan­ti sulla città, cucina a vista e alta gastronomi­a sotto la supervisio­ne di Fréderic Vardon, che dopo anni con Ducasse punta alla qualità e a piatti sicuri, aragostine, foie gras, tartare. In zona anche il belvedere del Le W, in rue de Berri, aperto anche a capodanno. E sempre in avenue Kleber, la terrazza LesJardins­PleinCiel dell’Hôtel Raphael, da quattro generazion­i nelle salde mani della famiglia Baverez, è l’indirizzo chic per una coppa di Champagne. Celebri i suoi cocktail, il Raphael, il Grand Brut, al lime, tutti giocati con il perlage della maison Perrier-Jouët. D’estate un tripudio di fori di lavanda ed essenze, oltre 200; d’inverno un rifugio esclusivo per rimirare Parigi dall’alto, dall’Arc de Triomphe alla Tour Eiffel. Vista magnifca pure dalla suite Tour Eiffel, broccati, lampadari a goccia, mobili in stile Luigi XVI, un’emozione anche per Kylie Minogue ed Eva Mendes, interpreti di Holy Motors, girato in città da Leos Carax nel 2011. Va di moda anche Le Mansart, in rue Mansart (tel. 0033.1.56.92.05.99), tra gli indirizzi segreti di Caroline de Maigret, modella, ambasciatr­ice di Chanel, voluta da Lancôme per una linea di make up, autrice del recentissi­mo How to be Parisian wherever you are, per sentirsi a Parigi ovunque nel mondo. Il locale è nel cuore di SoPi, South Pigalle, quartiere in ascesa, che pullula di insegne e locali affollatis­simi soprattutt­o nei weekend. Ai piedi della butte Montmartre, in una strada silenziosa, l’Arvor Saint Georges è il tre stelle di Nadine Flammarion, la famiglia che sta a capo dell’impero editoriale Flammarion. Centinaia i libri, tra un mobile shabby chic, una scrivania gusta-

viana, un pezzo di design. Pochi fronzoli, ma molto stile per un albergo dal lusso discreto, dove predomina il bianco, con qualche parentesi di colore. Nelle 24 camere e sei suite, tutte con vista spettacola­re sui tetti di Parigi, ci sono i comfort di un albergo e l’accoglienz­a di una casa privata. Assieme a tante piccole attenzioni: l’acqua corsa Saint Georges, il cioccolato Jean-Paul Hevin, i saponi della maison Fragonard. La colazione, in una piccola sala con fotografe e affche originali alle pareti, è fatta di prodotti buoni e freschi, spremuta di arance, pasticceri­a, baguette bio di Moisan, caffè della torrefazio­ne Verlet, tè Kusmi. Tutto è curato e di buon gusto. Non lontano, un altro indirizzo per la notte, LesPlumes, riaperto l’anno scorso dopo un lungo restauro. L’hotel, in realtà una maison d’hôtes molto chic, dove si mescolano, con ironia e ricercatez­za, citazioni storiche e tecnologia, è un omaggio a celebri liaison. George et Alfred, una delle 34 camere, è dedicata alla relazione tumultuosa tra George Sand e Alfred de Musset (svelata in Elle et lui), tutta giocata sui toni grigio, rosa, con pizzi, stivaletti e cilindro. Il rapporto tra Verlaine e Rimbaud va in scena nelle camere Paul et Arthur: tessuti principe di Galles, scozzesi, sottili pied-de-poule invadono tende, armadi e carta da parati, mentre l’atmosfera ovattata delle camere Juliette et Hugo evoca la lunga storia d’amore fra Juliette Drouet e il più famoso degli scrittori francesi. E poi ci sono gli amori segretissi­mi immaginati tra le pareti delle camere Grenier et secrets, fra i tetti al settimo piano. Alla fne della rue Oberkampf, verso Menilmonta­nt, LePerchoir continua a tenere aperta la terrazza nei mesi invernali: nato in sordina, con il passaparol­a, come i bar clandestin­i del tempo del proibizion­ismo, è diventato il posto dove tutti prima o poi mettono piede almeno una volta. L’ingresso è anonimo, ma una volta in cima la vista è impagabile, con le ultime luci che si spengono sulla chiesa del Sacré-Coeur. Si ordina il Dark and Stormy, a base di rhum e birra allo zenzero, mentre si aspetta di scendere al ristorante, il menu è una creazione di Benoit Dumas, materie prime locali e un pizzico di creatività. Belleville, il quartiere di Edith Piaf, non è lontano, dieci minuti di taxi. Vale un detour la cucina di Roseval. Dietro l’insegna - il

Da anni sui tetti dell’Opéra si coltiva il miele. Viene venduto online. Da poco anche il Grand Palais ospita le arnie

miglior bistrot di tutta Francia secondo Le Fooding - il giovane sassarese Giovanni Tondo, che con il socio inglese Michael Greenwold ha aperto questo locale sempre pieno, oramai conosciuti­ssimo. Pochi tavoli, vicini, niente tovaglia e un menu che cambia ogni due settimane: agnello, tonno con melanzane, gelato al rosmarino e mele. Oltre la Senna e oltre le guglie della chiesa di Saint Sulpice, altri indirizzi per godere Parigi dall’alto e le serate delle feste. LaTourd’Argent, una stella Michelin e la più grande cantina del mondo: 500 mila bottiglie distribuit­e su 1.200 mq. Vista sulla Senna e su Nôtre-Dame, la sua cucina, di tradizione, si basa sulla stagionali­tà: lumache di Murailles alla mostarda di Charroux e Saint-Jacques con ravioli al tartufo d’Alba. ZyriabbyNo­ura, sempre nel Quartiere Latino, è il ristorante panoramico sulla terrazza al nono piano, l’ultimo, dell’Institut du Monde Arabe. Un’armonia di vetro, ferro e acciaio. Tra i classici, mentre si fa il giro delle vetrine antiquarie del Carré Rive Gauche (il 4 dicembre aprono la sera per la rassegna Shopping de Noël 2014 carreriveg­auche.com) e dei nuovi negozietti

come Parfumesur­Mesure, si entra da LeThoumieu­x, una brasserie con grandi specchi dorati al 79 di rue SaintDomin­ique, dove ordinare un buon hamburger e un calice di Petite Jumalie d’Henri Darnat (www.thoumieux.fr). Infne, in un pomeriggio di libertà, ecco qualche consiglio per lo shopping nell’Haute Marais, dove molte vetrine sono aperte di domenica. In rue des Francs-Bourgeois, il nuovo magazzino Uniqlo, ricavato in una vecchia fonderia dell’Ottocento. Girocolli in cashmere, parka per lui e per lei, camicie a disegni tartan. È uno degli indirizzi amati da Ines de la Fressange che proprio qui ha presentato una sua linea andata a ruba in un pomeriggio. Moda ribassata del 40 per cento da SandroStoc­kFemme, in rue de Sévigné, gonne, robe-manteau, maglioncin­i in angora; giacche di montone da uomo, blazer in lana, pullover e scarpe per lui da VSP, ambiente minimale. Ben fatte e superclass­iche le scarpe di PhilippeZo­rzetto (vetrina in rue de Turenne), l’autore del recentissi­mo Le nouveaux créateur à Paris (Editions du Chene, 19) dove compare pure la giovane Valentine Gauthier, con un passato da Rochaz e Martin Margiela. Non lontano, le vetrine di IsabelleMa­rant, con una bella collezione piena di humor e grafsmi, le creazioni in oro e argento di Delphine Pariente, le sneaker in pelle colorata di Twins For Peace, il vintage di Hier. Aujord’hui.Demain. Chi vuole ordinare posate, bijoux in corno, corallo o vermeille può rivolgersi a MichèleBas­chet con un bell’atelier su strada in rue Saintonge, aperto dopo una lunga collaboraz­ione con Yves Saint Laurent e Dior. In quindici giorni il servizio è pronto. Bisognerà invece aspettare primavera per godere della più magica delle terrazze parigine, quella che aprirà all’ultimo piano dello storico Terrass con vista su Montmartre. Un’icona del quartiere dal 1911, l’epoca di Matisse, Dalí e Prevert, rinasce con 91 camere e un rooftop strepitoso, 140 metri quadri, vetrate e la città ai piedi.

Le location più sorprenden­ti si trovano ai piani alti: ristoranti, caffetteri­e, indirizzi per il dopocena. Anche a fine anno

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