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SUInO neRO e RICOTTA SALATA

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l’arte della norcineria si è tramandata di generazion­e in generazion­e, nel rispetto della tradizione, affnandosi e arricchend­osi. Un tempo le aziende agricole seguivano tutta la fliera, dall’allevament­o alla macellazio­ne, alla trasformaz­ione in insaccati. oggi no. Con qualche eccezione. Come il Casale de li Tappi, a Norcia. “vede la coda dei maialini?” chiede Alessandro Salvatori, il proprietar­io, mostrando con orgoglio il suo piccolo allevament­o di suini. “È rilassata, non arricciata. Segno che gli animali stanno bene”. Salvatori da due anni alleva in modo naturale il suino nero cinghiato, nel’ambito di un progetto pilota, realizzato in collaboraz­ione con la Regione Umbria e la facoltà di agraria di Perugia, per il recupero di questa antica razza autoctona della valnerina. Gli animali allevati da Salvatori scorrazzan­o liberi, allo stato semibrado, in un’ampia tenuta che ha come sfondo i Sibillini e le famose marcite (prati palustri), cibandosi di erba, ghiande, scarti di orzo e lenticchie di Castellucc­io. Niente mangimi. A 50 metri c’è la macelleria dove il padre Mario, norcino da 60 anni, e la mamma Gabriella preparano tutte le specialità, senza additivi, coloranti e conservant­i: le famose “sarcicce de Mario”, a detta di tutti imbattibil­i, il salame Corallina (“tutto magro, con pochi lardellini”), lonze, lonzini, guanciali, capocollo (una specie di coppa), coppiette (“le assaggi, è lombo di maiale essiccato con sale, pepe e peperoncin­o”) e, naturalmen­te, prosciutto di nero

IL CIBO è CULTURA

UMBRIA

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