Cambio di rotta.
Da Trieste a Corfù zigzagando da una costa all’altra: isole, spiagge, aree protette, borghi. Lontano dalla folla
Navigare lungo le 600 miglia che dal golfo di Trieste portano fino alle coste greche significa compiere un viaggio nella storia dell’Adriatico. Un mare per conquistare e commerciare, regno della Serenissima, ma anche di pirati, specchio di villaggi di pescatori, temibile con la bora e sinuoso nel Delta del Po (da giugno scorso riserva della biosfera Unesco), lunare nell’esplosione di isole croate e ondoso nel suo abbraccio con lo Ionio.
SAPORE MITTELEUROPEO
In una rotta da nord verso sud è l’iconica statua alata della Vittoria del faro di Trieste a segnare la partenza verso le opposte sponde che si dividono l’Adriatico. Un unico mare, è vero, anche se la natura sembra aver tracciato una linea di confine cromatica che declina i toni del verde nell’avvicinamento alle coste italiane e del blu accostandosi a quelle sloveno-croate. Approdi dove l’aria della Mitteleuropa si respira ancora nei bar che furono luogo d’incontro di intellettuali e che hanno mantenuto intatta la loro patina d’antan, come il Caffè degli Specchi e il Pirona, a Trieste, o il Kavarna Union, a Lubiana. A essere intrisi di racconti di questo mare sono anche i muri dello Yacht Club Adriatico, con la sua storia irredentista. Al circolo ricordano ancora le uscite in barca lungo le coste istriane con il giornalista Italo Soncini, che citava le conversazioni di Gianni Stuparich nella rubrica Piccolo Cabotaggio, a Radio Trieste, dove le alterne vicende del passato trovavano le ragioni degli uni e degli altri.
Lungo le coste che si fronteggiano, ai porti da cui si prendeva il largo con l’acqua salsa polverizzata dalla bora oggi si sono sostituiti nuovi approdi per marinai contemporanei: Portopiccolo di Sistiana, immerso in un rigoglioso parco di lecci, querce e frassini; Muggia, con il suo Circolo della Vela; Porto San Rocco, Porto San Vito, sull’estremità occidentale di Grado. Marina Le Cove e Marina Albarella, sul Delta del Po, si guardano a distanza di 30 miglia con la baia di Koper e Portorose, in quel tratto di mare sloveno strappato all’entroterra.
Basta spingersi fino alle antiche saline duecentesche della penisola di Sezza per dimenticare qualche scempio edilizio e immergersi in una natura ospitale per colonie di uccelli. Qui le ottocentesche case di pietra, una volta abitate dagli operai addetti alla lavorazione del sale, raccolgono oggetti e testimonianze del Museo delle Saline. Persino il ristorante di Casa del Sal, a poca distanza dagli impianti, sembra non essere stato toccato dal tempo. I profumi che spande sotto il porticato richiamano l’antica usanza del cibo cotto con l’affumicatura.
Sono proprio i profumi e gli odori che si fanno portare dal vento a scandire la navigazione come una bussola
dei sensi. Con le brezze da sud-est, doppiando le coste istriane, il paesaggio roccioso della costa è un merletto orlato di decine di insenature. È una collana di isolotti ad avvolgere le istriane Umago, Novigrad, Parenzo, Valalta, Rovigno, quasi a proteggerle dalla forza dei venti. In un gioco di bizzarra natura, sullo stesso parallelo del versante italiano si contrappone la piatta e sabbiosa costa veneta che tinge di verde il suo mare.
Il chiarore della mura della chiesa di San Tommaso e il campanile di Sant’Eufemia segnano l’avvistamento della veneziana Rovigno, con le eleganti facciate dei palazzi e i campielli. La prima colazione per gli skipper è nei caffè della piazza centrale, con i tavolini sul molo, approdo democratico di yacht a vela e pescherecci. In un’ansa riparata, poco lontano dal porticciolo, il Lone è stato il primo design hotel della Croazia, con vista sul mare e un centro wellness di 1.700 metri quadrati. Il Fažauski Kanal (il Canale di Fasana) è lo spartiacque delle isole Brioni, buen retiro del presidente jugoslavo Tito e Parco Nazionale dal 1983. Il profumo delle resine dei pini è intenso e arriva fino in barca, mescolato a quelli più delicati dei tamerici e degli oleandri. È un invito a gettare l’ancora. La punta della penisola istriana è la più vicina alla costa che da Marina di Ravenna va a Cervia. Qui, con le ultime luci del giorno, le sagome dei bilancioni dei pescatori del Delta del Po. avvolte nella nebbia della calura, appaiono come giganteschi Don Chisciotte.
Doppiata punta Marlera, si apre la grande baia del Quarnaro. Opatija, poche miglia a sud di Fiume, con- serva in parte quel fascino che l’aveva vista diventare meta dell’aristocrazia mitteleuropea. Il faro di Vnetak, sull’isola Unije, minuscola scheggia di terra, annuncia il magnifico scenario delle mille isole del Quarnaro: a nord Cres (Cherso) e Krk (Veglia), che si allungano in fondo al golfo; più a sud Pag, Rab, teatro della storia d’amore di Edoardo VIII d’Inghilterra e Wally Simpson, e Losinj (Lussino), dove la suggestione del borgo di Lubenice, appollaiato su una roccia a picco sul mare, appassiona gli illustratori dei carnet de voyage.
Intorno all’isola di Kornat, una costellazione di 140 isolotti del Parco Nazionale delle Incoronate formano uno scenario monocromatico: il bianco degli scogli si impone sulla bassa vegetazione di resinoso terebinto. Questo tratto di mare incrocia la rotta delle imbarcazioni che da Ancona raggiungono la costa croata. Sono 77
miglia che si risalgono con le mura a sinistra e la bussola puntata a 88 gradi fino ad avvistare Punta Vidilica, già nelle acque delle Incoronate.
LUNGO LA COSTA DALMATA
Risalire il canale di Marina di Zara è come compiere un viaggio tra la marineria internazionale. Sulle sartie delle barche a vela, ormeggiate lungo i pontili, sventolano bandiere di ogni parte del mondo. La fascinosa Zara Vecchia (Biograd) conserva in parte il prestigio e l’antico splendore di quando vi si celebravano le incoronazioni dei re croati. Protetta da qualsiasi vento, Sibenico si raggiunge entrando nel canale Sveti Ante, incuneandosi in uno dei rami navigabili dall’estuario del fiume Krka. Lo scenario che si apre di fronte, con la spettacolare vista delle cascate di Skradin e del lago Prokljan, ha qualcosa di fiabesco, come un paesaggio incantato. Il Parco Nazionale di Krka, attraversato dal fiume carsico, forma copiose cascate tra gole e canyon. Primosten, mondana e turistica, riserva la sua parte migliore e suggestiva nel borgo antico, con le case di pietra e la cinta di mura medievali avvolte dalle colline di vigneti del rosso Babic, un vino autoctono che il produttore Suha Punta ha fatto entrare nelle classifiche di Wine Spectator.
L’eredità veneziana si respira a Trogir, città Patrimonio Unesco, unita alla terraferma e all’isola di ÿiovo da due ponti. Il suo centro storico, racchiuso da due porte
Spalato è un crocevia dei charter a vela per navigare fra le isole della Dalmazia meridionale. Dall’Italia la rotta più breve è da Pescara: solo 85 miglia
medievali di terra e di mare, è un susseguirsi di architetture quattrocentesche. Questo ex luogo di confino ora è una piccola oasi di vacanza. L’ancoraggio a sud-ovest, a ridosso della minuscola isola di Sveta Fumija, regala una sosta in acque trasparenti.
Spalato è un crocevia dei charter a vela per navigare tra le isole della Dalmazia meridionale. Dall’Italia la rotta più breve è da Pescara, circa 85 miglia, sempre che non si scelga di scendere seguendo il profilo della costa marchigiana e abruzzese per poi prendere il largo dalla punta del Gargano verso Lastovo: l’ex base di sommergibili della Jugoslavia è oggi un paradiso di aragoste e ricci di mare. Piazza Narodini, a Spalato, con la quinta del palazzo del Comune, è un’esplosione di caffè e piccole konobe, le taverne tradizionali, in un melting pot di colori e lingue che si sovrappongono.
Brac, Hvar, Vis, Korcula e Mljet precedono l’arrivo a Dubrovnik. I paesaggi lunari delle Incoronate lasciano il posto alla fitta vegetazione delle isole dalmate. Qui il portolano dei profumi torna a farsi sentire riconoscendo la fertile BraA e le sue insenature di Milna, PuAišþa e Povljana, dall’odore intenso delle resine dell’elce e dei pini di Aleppo, trasportato dalla brezza che si leva all’imbrunire. Le spiagge di Zlatni Rat, disegnata dalla mutevolezza delle correnti, e di Splitska, circondata dai lecci che si piegano a lambire le acque trasparenti, sono una sosta di piacere. L’avvicinamento alla veneziana Hvar porta nell’aria un’esplosione di erbe mediterranee che si spandono nelle ore più calde del pomeriggio. Hvar è una delle isole più mondane della Croazia, che sfida anche la cosmopolita Dubrovnik. Il Carpe Diem, nella baia di Stipanska, e il Veneranda, in un ex convento, sono le mecche del divertimento.
LA MONTECARLO DELL’ADRIATICO
La perla in questa parte di mare è Dubrovnik. Sulla sua marina sventola da anni la Bandiera Blu, tanto da averne fatto un approdo a cinque stelle per ospitalità e servizi. Le navi da crociera si fermano alla fonda con la vista dell’imponente cinta muraria che si rispecchia nelle acque della baia, colorandole di un’ocra che fa mélange con le tinte dei muri e dei tetti rossi. Lo Stradun, il lastricato corso del passeggio, accoglie lingue di ogni parte del mondo. Sfuggita persino alla guerra di confini, ha conservato intatte le sue architetture del XIV secolo protette dalla Fortezza di San Giovanni, dov’è allestito il Museo del Mare.
Qui l’indefinita linea che separa i colori delle acque tra le due sponde sparisce per lasciare il posto al bicromatismo assoluto di blu e turchese, che non fa distinzione di bandiera. Del resto gli approdi del tacco d’Italia di Trani e Otranto, e di tutto il salentino, sono cosi vicini alle coste del Montenegro, dell’Albania e della Grecia settentrionale, che persino i dialetti si fondono.
A prendere la scena in questo tratto di mare sono le spettacolari Bocche di Cattaro, il più grande fiordo del Mediterraneo, che aspira a diventare con il suo nuovo porto la Montecarlo dell’Adriatico, ma con le atmosfere anni Cinquanta del paesino di Sveti Stefan, dove nelle boutique dall’aria demodé ci sono ancora fotografie di quella che fu la dolce vita montenegrina. Basta spingersi più a sud per scoprire un’Albania inaspettata, con spiagge di sabbia bianca e mare cristallino, come quella di Ksamil o Lukovë, nei pressi di Sarandë. Dalle sponde salentine, con il vento che soffia da nord-est e la prua a sud, la traversata nelle acque greche sembra ancora più breve. Il profilo di Corfù è a vista e l’Adriatico lascia il posto allo Ionio. Cambiano anche i colori e il ruvido passaggio dell’onda sotto la chiglia. Le case sono alte e dalle tinte pastello, più simili al nostro Sud che a quelle delle Cicladi. Si ormeggia a Gouvia, a ovest dell’isola, giusto in tempo per godersi il tramonto sotto gli alberi secolari di Plateia Di Marchio, nella capitale, ammirando la luce che accende le sue facciate barocche.