Tutta un’altra preistoria.
Torna la dinosauromania. In Valpolicella, alla scoperta di fossili e uomini primitivi
Oltre le colline della Valpolicella, rinomate già in epoca romana per le loro pregiate vigne, si cela tra i monti Lessini un “archivio” naturale unico per ricomporre la storia dell’evoluzione dell’uomo. Qui per ben 50mila anni visse un illustre antenato, l’uomo di Neanderthal, ancora protagonista di un mistero irrisolto. Quando in quest’area boschiva arrivava l’Homo sapiens, tra 50 e 40 mila anni fa, Neanderthal scomparve e con lui un capitolo affascinante del passato. Ma dal nostro Dna sono riaffiorate tracce dei suoi geni, secondo le indagini compiute sui resti di un uomo dai capelli rossi e dagli occhi azzurri vissuto allora nel riparo Mezzena di Avesa, proprio tra i rilievi della Lessinia. E questo fa pensare che Neanderthal e Sapiens siano venuti in contatto, segnando il futuro. I monti Lessini sono rilievi calcarei che si ergono dalla pianura veronese,
con altipiani che raggiungono i 1600 metri. Lunghe valli si snodano tra pareti rocciose, offrendo un territorio ricco di risorse preziose per l’economia paleolitica dei nostri antenati, basata sulla caccia e sulla raccolta di frutti spontanei. Gli uomini primitivi dalle rocce ricavavano materia prima per fabbricare utensili; con le selci scuoiavano gli animali e lavoravano le pelli; nelle grotte trovavano rifugio. Negli anni Sessanta una di queste è stata riportata alla luce nella località di Fumane e, battezzata Riparo Solinas dal suo scopritore, Giovanni Solinas. Si qualifica tutt’oggi come uno dei cantieri archeo-preistorici più grandi d’Europa. La grotta è un laboratorio di ricerca aperto a tutti, dove i paleontologi condividono con il pubblico il loro lavoro in tempo reale. Per proseguire l’immersione paleontologica, ci si avventura sotto l’ombra maestosa del più grande arco naturale d’Europa, il Ponte di Veja. Spessa 10 metri, alta 50 e larga circa 17 metri, l’insolita architettura carsica accoglie alla sua base grotte ricche di testimonianze della vita preistorica; la sua fama è stata immortalata anche da Andrea Mantegna, che lo riprodusse a Mantova, nel Palazzo Ducale, negli affreschi della Camera degli Sposi. Spostiamo la bussola del tempo per esplorare, a pochi chilometri di distanza, un angolo incontaminato, disegnato dall’acqua e dalla sua archeologia produttiva: Molina, un piccolo borgo medievale avvolto dallo scrosciare di un complesso di cascate naturali e dalla frescura di una natura intricata e selvaggia. Come evoca il nome del villaggio, dal Medioevo le cascate consentirono l’insediamento di numerosi mulini: con la loro energia meccanica si macinavano cereali, si forgiava il ferro, si spremevano noci e si praticava la follatura della lana. Oggi uno dei 17 opifici originariamente attivi, il molin de Lorenzo, è stato recuperato ed è accessibile per assaporare mestieri perduti. Il Parco delle Cascate è un paradiso della biodiversità dall’atmosfera ma-
gica, scelto per il suo fascino pittoresco come scenario per i loro video da Giorgia ( Quando una stella muore), dai Modà ( Dove è sempre sole) e dai Sonohra ( Oltre i suoi passi). Con il supporto di una app o con visite guidate, ci si può ritagliare un percorso modulare negli otto ettari del parco, da mezz’ora a due ore, accompagnati dalla colonna sonora naturale di cascate dai nomi curiosi, dalla Spolverona alla cascata dell’Orso, fino alla cascata Nera, dove si può provare l’emozione di un’altalena sospesa a sfiorare l’acqua. Ma attenzione: all’interno del Parco è vietato fare il bagno. A propisto di acqua, il 19 luglio è in programma la festa delle cascate: un tuffo nel passato sotto i tetti di marmo rosso veronese di Molina. Ma prima e dopo ci si può incontrare tra gli alberi anche nelle “notti preistoriche”. Quindici piccoli ospiti per volta vengono accolti nel parco e trasformati in cacciatori paleolitici, che imparano ad accendere il fuoco tra pelli d’animale e utensili primitivi. Così, riscaldati dalla fiamma, chiuderanno gli occhi dopo aver guardato nel buio più profondo le stelle, cullati dal rumore del bosco e sognando un viaggio in un tempo lontano.