AL MARE SI SOGNA SEMPRE
In barca tra Italia, Croazia e Grecia o in villa a Itaca
Un comandante che ha attraversato oceani ed è tornato nella sua casa di pietra ispirandosi al mare per le sue sculture; un fotografo di moda internazionale approdato qui dopo anni in giro per il mondo. Sono personaggi come Nikos Makatos e Christos Raftopoulos i moderni Ulisse incantati da Itaca, angolo bucolico del Mar Ionio tra Corfù e il Peloponneso. Un luogo dell’anima, più che una destinazione. Chi sbarca sull’isola-icona del Mediterraneo non trova il leggendario palazzo dell’eroe di Omero, miraggio degli archeologi di tutto il mondo, ma un mare dai riflessi turchesi e caraibici e spiagge incantevoli di sabbia dorata o ciottoli bianchi, incastonate fra gli uliveti secolari piantati dai veneziani. Un’Arcadia del terzo millennio, tra baie color giada e monasteri a picco sul mare cobalto. Il meltemi che spazza le Cicladi tutta l’estate risparmia l’isola, tappa di un Grand Tour minimalista. Qui infatti non ci sono discoteche, ma concerti di chitarra sulla spiaggia, e non si viene per vedere i soliti noti inseguiti dai cortei dei boat watcher. Uniche eccezioni, la popstar Madonna, che si rifugia in una villa nella rada di Skinos, e il regista Steven Spielberg, che ormeggia nelle rade più nascoste. Da sempre Itaca, che contava 14 mila abitanti nel 1862 e soltanto tremila oggi, vive attorno al mare. Ai piedi delle colline, ricoperte di cipressi, carrubi e mandorli a perdita d’occhio, si scoprono porticcioli come Vathy, il capoluogo, dove Aristotele Onassis reclutava i marinai per le sue navi e da cui prendono il largo i pescherecci dai colori vivaci, battezzati con nomi simbolo, come Metaphora. Nelle spiagge mai troppo affollate si respira un’atmosfera antica: chi legge un libro, chi nuota, chi si gode la magic hour, quando il sole tocca l’orizzonte prima di scomparire, tra il canto delle cicale (la colonna sonora dell’isola), le capre a pochi metri, le scogliere di calcare bianco che si tuffano in mare. Nessun ecomostro rovina l’armoniosa bellezza di Itaca, rimasta sorprendentemente com’era 50 anni fa, grazie anche alla mancanza dell’aeroporto. Dice il fotografo Christos Raftopoulos, una vita vagabonda tra mostre, fashion system, autore dei bellissimi ritratti I figli di Ulisse: “Qui
I riti mondani di Itaca? Passeggiate lungo i sentieri, picnic sul mare, dolce far niente nei kafenìon. Aspettando le barche con le nasse piene di aragoste
Chi sbarca a Itaca non trova il palazzo di Ulisse, una chimera archeologica, ma un mare dai riflessi turchesi. E spiagge chiare tra gli ulivi piantati dai veneziani
ho realizzato il mio sogno, vivere su un’isola, in una casa a pochi passi dal mare. Facendo colazione con le verdure dell’orto, what else?”. Uno stile di vita che in tanti vorrebbero imitare.
A KIONI, UN PIENO DI ARAGOSTE
Il traghetto che arriva da Cefalonia attracca all’imbarcadero di Piso Aetòs, presso Vathy: solo un molo in mezzo al nulla. A bordo, una varia umanità alla ricerca della Grecia d’antan. Ci si sveglia con il canto del gallo all’hotel Familia, a pochi passi dal porto, un piccolo gioiello in pietra di sette camere, ricavato in un antico frantoio. Eccezionale l’accoglienza di Cristina, la proprietaria, che prepara colazioni indimenticabili ed è una miniera di informazioni e suggerimenti per muoversi nell’isola. Dall’altra parte del golfo, invece, le camere del Perantzada sono un belvedere sul mare punteggiato di barche. I riti di habitué e bon vivant sono sanciti da passeggiate lungo i sentieri, picnic sulla riva, chiacchiere ai caffè affacciati sui porticcioli. I mattinieri conquistano Sarakiniko, a est di Vathy, una baia con due spiagge di ciottoli affacciate sull’acqua cristallina che si raggiunge lungo un sentiero tra gli scogli. Ma è Filatro la grande attrazione, dove inseguire dentici, triglie, saraghi, ricciole. L’acqua cambia colore a seconda delle ore della giornata: una sinfonia di turchese, smeraldo, azzurro pallido. Ci si allunga come lucertole al sole ad Agios Ioannis, altra spiaggia incantevole, bagnata da un mare trasparente. Mentre Afales, resa celebre da Carlo d’Inghilterra e Diana in viaggio di nozze, è la preferita dai sub che si immergono nei fondali pescosissimi. Una sterrata vertiginosa a strapiombo sul mare porta a Marmakas, distesa di ciottoli bianchi che luccicano al sole. Come quelli di un’altra meraviglia, la baia di Dexa, sulla costa a est, all’incrocio di due penisole.
Sembra il palcoscenico di un teatro Kioni, porticciolo di vecchie case ricoperte di bougainville: un paio di mulini, una foresta fitta di vele, alberi maestri, sartie che cigolano al vento. È qui l’appuntamento per l’aperitivo e per la cena, serviti nelle terrazze sul molo, quando le barche rientrano, con le reti piene e le nasse di aragoste ancora inzuppate. Nelle taverne e nei kafenion a pelo d’acqua, o nei villaggi dell’interno, si gusta una cucina a base di ingredienti locali, con tracce delle antiche dominazioni. Come il Favoro Fish, pesce preparato con aceto, uvetta e rosmarino, che evoca le sarde in saor della laguna veneta. Sfiora il mare Mills, il miglior ristorante dell’arcipelago ionio: la cucina fusion offre piatti tradizionali rivisitati, come il calamaro con purea di fave. Sono piccoli capolavori i gioielli di Amfitriti, un negozietto a pochi passi. È un villaggio di pescatori anche Frikes, a cinque chilometri, annunciato dalle barche bianche e azzurre, le reti colorate, i voli di uccelli marini.