Cina: Xinjiang, deserto e passi in quota
La Cina è subito laggiù. dopo un’infnita corsa attraverso un isolato e ventoso altopiano, coronato da vette inaccessibili e sovrastato da un cielo blu cobalto, si arriva al Torugart Pass, quota 3.700: praticamente a due passi dal cielo. varcare i confni dell’ex Impero Celeste con una moto è pratica rara, nonché complessa. occorrono mesi per ottenere l’autorizzazione all’ingresso con un mezzo al seguito. Bisogna inoltre attenersi a un percorso obbligato, con tappe già prestabilite, ed essere scortati da una guida locale. La ricompensa di tempo e fatica si riscuote un centinaio di chilometri più a sud, a Kashgar, patria degli uiguri, islamici e turcomanni, gruppo etnico predominante nella regione. Impagabile perdersi nella città vecchia: meglio nel tardo pomeriggio, quando il sole è basso e i vicoli si adombrano nel silenzio. e scoprire piccole moschee di un celeste slavato con logge in legno intarsiato e decorato, o sbirciare dalle porte socchiuse nei giardini delle case. dopo aver ammirato la moschea Id Kah, la più grande della Cina (ospita fno a 20 mila persone), ci si siede a uno dei banchi di street food che affollano l’estremità orientale della piazza. Un’agorà gastronomica dove convergono le declinazioni della cucina uigura e di quella han, in un confondersi di aromi e di sapori. Il consiglio? Assaggiare i noodles, in brodo di carne o con verdure speziate, l’immancabile kebab o gli ipercalorici dolci tutto miele e frutta secca della tradizione turcomanna. ed essere qui la domenica, quando si svolge il Sunday Market, il più antico e grande dell’Asia Centrale. Aggrovigliato e immenso bazar a cielo aperto, deve la sua fama allo scenografco mercato del bestiame. È facile perdersi in una dimensione parallela, insieme a migliaia di persone che si riuniscono per dare vita
a un immutato cerimoniale che si perpetua da secoli.
Un’altra leggenda aspetta dietro l’angolo: la Karakoram Highway, che ripercorre, per circa mille chilometri, uno dei tratti della Via della Seta, snodandosi tra deserti e montagne, da Kashgar ad Havelian, in Pakistan. Qui il senso di lontananza è fortissimo. Scenari di guerra e terrorismo, che affiggono il Paese, sono nell’altrove. Saranno l’altitudine, i pochi veicoli che a fatica arrancano sulla strada sterrata, o le aguzze cime innevate del Karakoram, a trasmettere un inaspettato senso di tranquillità? e poi gli incontri inattesi. Come spesso succede quando ci si avvicina senza pregiudizi, si scopre un popolo semplice, ma fero, gentile e raramente ostile. Capita così di restare bloccati per un ponte crollato in un fume e trovare persone pronte a costruire una passatoia in legno per far transitare la moto. Ci si capisce con poco inglese e molti gesti. Alla fne un sorriso, un abbraccio, una battuta incomprensibile e poi via, ancora sulla strada... più o meno. A causa di una frana, un lago artifciale ha sommerso la Karakoram Highway per oltre 20 chilometri, costringendo oggi a un’imprevista crociera lacustre per raggiungere il paradiso: Hunza Valley, isola di longevità, dove l’età media supera i 90 anni. Il segreto? Un clima ottimale, una dieta a base di frutta e verdura fresche, una vita che scorre lenta e tranquilla. Per averne un assaggio, vale la pena di fare una passeggiata tra gli scoscesi vicoli di Karimabad, fno al Baltit Fort, antica residenza reale, che regala uno dei più bei panorami di tutto il viaggio, incorniciato dalle nevi eterne del Rakaposhi.