Friuli. Albergo? No: albero
Case sull’albero. Una cultura dell’abitare che si trasmette costante nella biografa e nella geografa dell’umanità, per piacere o per necessità: dagli antichi romani, che le costruivano come location di banchetti, alle tribù contemporanee della Papua, che le posizionano a 40 metri da terra per proteggersi dai cacciatori di teste. “Io la vorrei progettare tutta di vetro a specchio, così rifette le foglie che danzano al vento”, immagina Ariel, 8 anni. “e per scendere a terra mi piacerebbe disegnare uno scivolo”, aggiunge Ruben, 5 anni. Quasi tutti, nei sogni d’infanzia, hanno favoleggiato una casa sull’albero, mentre i progettisti ne realizzano di fabesche o avveni- ristiche, con le forme più paradossali e con i materiali più ricercati e originali. L’ospitalità in treehouse è di tendenza in tutto il mondo, anche in Italia, dove ci si può concedere l’esperienza di una notte, avventurosa o romantica, in un pertugio abbarbicato sugli alberi. Per un weekend con famiglia il posto ideale è il Tree Village (montagna.es/ tree-village) di Claut, in Friuli Venezia Giulia, dove la flosofa arboricola, ovvero un’esperienza totalizzante nel verde, è stata interpretata nella formula più ancestrale, senza vasca idromassaggio o altri comfort: un rifugio semplice e totalmente ecocompatibile, a stretto contatto con la natura e i suoi sussulti notturni. Immerso nella wilderness in-
contaminata dell’Alta Valcellina, all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Friulane (parcodolomitifriulane.it), è incorniciato dal proflo delle Guglie dei Monfalconi. Il Tree village si articola in una decina di strutture (da 49 €, 25 € i bimbi) in legno d’abete di varie dimensioni sospese a 2-4 metri da terra, sistemate attorno a pini e abeti di grosso fusto, raggiungibili con ponticelli, scale a pioli o di corda. ognuna ha un nome di battesimo e una fsionomia geometrica, essenziale nell’estetica e negli spazi: praticamente delle canadesi lignee dove gustare il profumo della notte avvolti in un sacco a pelo. La mattina, la colazione è sul prato o nella casetta comune a terra. Novità della prossima stagione invernale è una casa-sauna dove si può completare l’esperienza arboricola con una calda coccola. Renzo, il proprietario e “papà” del primo villaggio sugli alberi italiano, ha progettato e seguito la realizzazione degli alloggi. Gli ospiti possono partecipare a un workshop intensivo e imparare così le migliori tecniche di realizzazione. L’esplorazione del mondo del legno continua con il Museo del Boscaiolo del Tree village: un percorso open air per conoscere da vicino il mestiere e gli strumenti del taglialegna. Per imparare il “glossario” della fora dolomitica ci si avventura invece nel giardino botanico alpino. L’escursione da non perdere? Al geosito di Casera Casavento dove, sotto lo scrosciare della Cascata del Ciòl di Cjasavent, ci si fa stupire da una paleomemoria quasi surreale, impressa in un masso di dolomia: due enormi impronte tridattili di dinosauro, risalenti a 215 milioni di anni fa, quando la superfcie era ancora costituita da fanghi e sabbie carbonatiche morbide come plastilina. Singolare, il rinvenimento di queste importanti testimonianze, avvenuto per caso nel 1994 da un gruppo scolastico in gita d’istruzione. L’ultima emozione è ad Andreis, l’affascinante borgo dei Daltz (le singolari facciate di case con architravi e ballatoi a vista), che sorge su una terrazza alluvionale con una visuale mozzafato sulle dolomiti. Una posizione ideale per apprezzare l’enrosadira, quando le cime si colorano di rosso e poi di viola. Nel territorio di Andreis è attivo un ospedale speciale: un centro di recupero dove vengono ricoverati, curati e poi reintrodotti nell’ambiente rapaci diurni e notturni rimasti feriti: falchi pellegrini, aquile reali, sparvieri, guf, poiane e barbagianni. È anche possibile partecipare alle attività didattiche e visitare con le guide la voliera dei rapaci irrecuperabili, per ascoltare le loro avventure. Un’esperienza tra terra e cielo da ricordare, tornando a casa.