Pane al pane
ristrutturate, oggi ospitano b&b di charme, botteghe artigiane e ristoranti. ecco La Corte, poche camere shabby chic ricavate in un palazzo del Quattrocento e affacciate sul Sasso barisano o, vicino alla Cattedrale, Il Cortile, silenzioso e appartato, e con vista su Santa Maria de Idris. A due passi da San Pietro Caveoso, poi, c’è Panecotto, ristorante “verde” ospitato sotto le volte in tufo di un’antica grotta: qui gli echi della tradizione contadina ci sono tutti, a partire dalle zuppe con erbe spontanee, verdure e legumi, ovvero il panecotto dell’insegna.
Chi ama gli alberghi intimi e raccolti trova Corte San Pietro, microalbergo diffuso di cinque camere ricavato in un “vicinato”, abitazione tipica dei Sassi costituita da una serie di case-grotta disposte intorno a un cortile. Sotto le stanze e gli ambienti comuni c’è un altro mondo da scoprire, che si snoda tra le cisterne dove per secoli fu conservata l’acqua piovana e oggi ospitano la “Span”, ovvero una “Salus per animam”, come l’hanno defnita i proprietari, che qui propongono percorsi di cromoterapia, musicoterapia, sedute di yoga e meditazione. Agli instancabili camminatori, la città dei Sassi rivela anche il 1. Mongolfiere in volo sulla città. 2. palazzo Gattini, boutique hotel ricavato in un antico edificio nobiliare. 3. Una sala del Musma, Museo di scultura contemporanea che ospita opere, fra gli altri, di Baj, Pomodoro, tinguely. 4. al panificio cifarelli il pane si fa ancora come una volta: semola di grano duro locale, lievito madre, cottura in forno a legna.
lo sport rende felici
Matera Città dei Sassi, ma anche città del pane: a Matera e dintorni, filoni, pagnotte & co hanno un’identità inconfondibile. Nella società arcaica lucana il pane doveva durare a lungo per accompagnare i pastori nei pascoli e i contadini nei campi. Caratteristiche indispensabili erano la pezzatura “importante” (uno o due chili) e una crosta croccante, che ne ritardasse l’indurimento. “Il segreto dei nostri nonni? Stava negli ingredienti e nella lavorazione”, spiega Massimo Cifarelli, giovanissimo presidente del consorzio del pane di Matera, “perché si usavano semole di grano duro autoctono (quello che noi oggi chiamiamo Senatore Cappelli) e un lievito madre preparato mediante la fermentazione della frutta fresca. Si lavorava tutto a lungo, poi, dopo aver dato all’impasto una forma particolare, le pagnotte venivano “timbrate”, per personalizzarle, e portate al forno comune, che era scaldato con rami di olivo o quercia”. anche oggi il Disciplinare messo a punto dal Consorzio ricostruisce l’arte del pane secondo l’usanza contadina e prescrive, rinnovandole, le tecniche delle vecchie massaie: una filiera extracorta (al consorzio sono associati agricoltori, mugnai e panificatori), una lunga lievitazione con lievito madre, una forma che è quella della tradizione (sembra una brioche di grandi dimensioni), una cottura con solo essenze legnose locali. Servito con un filo di olio, il pane è usato anche nella preparazione di piatti come la cialleddacalda, in cui viene condito con uovo, alloro, aglio e olive, e quella fredda, bagnato di pomodori e aglio.
Il Balloon festival, dall’8 all’11 ottobre, è l’occasione per ammirare la città d’alto, in mongolfiera: un’ora di volo e, al rientro,
ricca colazione con prodotti locali