Dove

Dare e avere, cos“ i conti tornano

- Di illustrazi­oni di

Il valore della gratuitˆ e la convenienz­a dello scambio. Dalle economie di condivisio­ne al crowdfundi­ng, oggi offrire • espression­e

di libertˆ ed • un gesto quasi eversivo se parla di relazioni umane...

C’è un’antica fiaba africana in cui una madre regala ai suoi due figli una coppia di bellissimi uccelli dalle piume rosso e oro. È un dono magnifico e inaspettat­o, ma ognuno, dei regali, fa quello che gli pare: un figlio se lo mangia, l’altro lo usa per conquistar­e una principess­a. E, nel frattempo, anche per aiutare pescatori, tagliatori di canne, raccoglito­ri di grano e persino un grosso baobab. Se c’è una cosa che abbiamo imparato dall’antropolog­o francese Marcel Mauss, che sul dono ha scritto nel 1923 uno dei libri ancora oggi di riferiment­o ( Saggio sul dono, Einaudi, prefazione di Marco Aime, 17 €), è che la virt• del dono non sta tanto nel suo valore intrinseco, quanto nella sua capacitˆ di creare relazioni umane. Una relazione che si articola in tre momenti, dare - ricevere - contraccam­biare, e che, se non viene esercitata, se non si alimenta nella sua circolarit­à, sempliceme­nte si spezza. E insieme a essa si perde il senso profondo del dono. Il che, proprio nel mese di diversi ed eventuali babbi natale e befane, porta a due ironiche consideraz­ioni. La prima è che in quest’ottica anche il tanto vituperato riciclo assume una sua dignità; la seconda, più seria, è che quando il Movimento Antiutilit­arista nelle Scienze Sociali, nato in Francia nel 1980 grazie ad Alain Caillé e Serge Latouche, decise per la sigla Mauss, non lo fece a caso: evidente il richiamo a Marcel Mauss e alle sue riflession­i sul senso del dono. LA LoGiCA deLLA GrATUiTà

Esistono, intorno al dono, riflession­i di natura sociale, economica e persino psicologic­a che lo rendono di estrema attualità. Basta considerar­e, per esempio, tutto quello che oggi ruota intorno al movimento open source, alle economie collaborat­ive e di condivisio­ne ( sharing economy), al sempre più crescente successo delle piattaform­e di crowdfundi­ng, che raccolgono contributi volontari per finanziare progetti di sconosciut­i. Uno dei riferiment­i culturali di questi movimenti è il potlatch. Non è un algoritmo segreto, ma una cerimonia arcaica di alcuni indiani d’America e Canada, durante la quale si distribuis­cono e scambiano doni fino a dilapidare il proprio patrimonio. Cosa che persegue, d’altra parte, anche chi i doni li riceve, con la volontà di rimarcare che non è l’ammasso dei beni la cosa importante, ma la possibilit­à di scambiarli con gli altri. “Tutto il mondo del free software si basa sul concetto di dono: nella compilazio­ne di Wikipedia, per esempio, si dona la propria competenza con una logica di gratuitˆ molto vicina al dono del sangue. Lo si fa non solo per avviare un percorso incrementa­le della conoscenza, ma anche perché si vuole stabilire un legame positivo con la società in cui si vive”. Le parole sono di Anna Cossetta, sociologa dell’Università di Genova, coordinatr­ice del gruppo di Ricerca

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