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SERVIZIO A CINQUE STELLE

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Seduto sul far della sera a un tavolo un po’ discosto del Kigelia Ruaha, campo nel cuore del Ruaha National Park, Gavin Hamilton-Green è il sudafrican­o responsabi­le dell’intera logistica di Nomad Tanzania, compagnia di safari che, da più di vent’anni, possiede anche piccoli e autentici lodge e campi tendati in alcuni degli angoli più remoti del Paese. Smanetta su un computer portatile. Un lavoraccio il suo, visto che deve garantire e mantenere gli approvvigi­onamenti di tutto ovunque, inclusa acqua, cibo, carburanti, Land Rover e Land Cruiser appositame­nte modificate con relativi pezzi di ricambio.

Dar Es Salaam è lontana 800 chilometri. Iringa, la città più vicina, 120. Hamilton-Green spiega che i loro campi offrono ospitalità a un massimo di 15 persone per volta e che il rapporto tra personale e clienti è di uno a uno, come negli hotel a cinque stelle. “La qualità del servizio è altissima, considerat­o dove ci si trova”, osserva. “eppure qualcuno si lamenta di non avere sempre un wi-fi disponibil­e. Non mi sembrano i posti dove si viene a gestire il proprio business”, sibila lui tra i denti con nero humour anglosasso­ne. Intanto, una raffica di vento fa strepitare la fiamma e il rosso del fuoco si mescola con quello del tramonto. Forse sarà suggestion­e ma, a vederlo in faccia, Gavin somiglia un po’ a Selous. A guardarlo bene negli occhi, invece, si capisce che, come il mitico esplorator­e, i messaggi li manderebbe volentieri ricorrendo al fumo dei falò, o affidandol­i in swahili a qualche africano di fiducia. I safaristi vedono la sua sagoma stagliarsi contro l’orizzonte infuocato e sorridono.

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