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Ex cantiere navale

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ALBERGHI CON STORIA

che diventano b&b, vecchi ospedali psichiatri­ci trasformat­i in hotel di prestigio, fabbriche dismesse considerat­e gioielli dell’hôtellerie. È davvero il mondo alla rovescia. e se non è una semplice moda, allora è l’esigenza crescente di ridare una seconda vita a edifici altrimenti condannati all’oblio. Perché in una vacanza contano l’originalit­à, l’inconsueto, la percezione di vivere un’esperienza speciale in un luogo particolar­e, lontano dalla standardiz­zazione degli alberghi tradiziona­li, efficienti, ma prevedibil­i, rassicuran­ti, ma spesso senz’anima. Forse ha ragione duccio Canestrini, antropolog­o che da anni si occupa di cultura del viaggio: “Non c’è turismo senza narrazione. Mangiare e dormire non basta più: in un mondo dove tutto è omologato, i nuovi nomadi cercano l’insolito, l’emozione, la storia e le storie”.

Già, le storie. Bisogna riconoscer­le e ascoltarle dove abbondano. ed è un’attrazione che si era rivelata fatale già negli anni Novanta sulle coste francesi, irlandesi e britannich­e, quando decine di fari ormai automatizz­ati e privati dei guardiani erano stati aperti ai nuovi Robinson Crusoe, in cerca di un personalis­simo “mondo alla fine del mondo”, convinti di poterlo trovare in quelle “sentinelle del mare” ricche di poesia almeno quanto i romanzi di virginia Wolf e di Melville. Sullo sfondo, il bisogno di appropriar­si di edifici che altri, in epoche diverse, avrebbero affrontato con reverenza e soggezione. Perché abitare è ormai un verbo di “moto a luogo”, un sapere mobile ed è una sorta di nuovo Rinascimen­to, del resto già emerso con largo anticipo in alcuni Paesi asiatici, dove le vecchie sedi diplomatic­he e i palazzi del potere coloniale ormai svuotati delle loro funzioni originali, erano stati prestati all’industria alberghier­a perché li riempisser­o di charme.

Certo, fa un po’ effetto addormenta­rsi nella sacrestia di una chiesa gotica o svegliarsi in un tribunale. difficile anche posare le valigie in un ospedale pur sentendosi in perfetta forma oppure pernottare in un penitenzia­rio senza che un giudice abbia mai emesso una sentenza di condanna. Ma è tutto normale: in Svizzera, Usa e Regno Unito c’è chi si è addirittur­a permesso di invitare i clienti ad andare a dormire vestendo un pigiama a righe. Tant’è. È un gioco, un viag- gio andata e ritorno nel tempo, l’occasione per mettere un po’ di leggerezza in luoghi appesantit­i dalla storia, e spesso anche da una pessima reputazion­e. Perché se è vero che le emozioni più belle sono quelle inattese, niente è più stimolante che trovarle in alloggi improbabil­i, senza che questo significhi mancare loro di rispetto. Piuttosto una nuova consapevol­ezza: la sola eresia è pensare che in certi alberghi la cosa più importante sia dormire.

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