Dove

Magiche rocce

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Ci sono 400 chilometri fra Maun e le Tsodilo Hills: si può scegliere fra la rapidità di un volo col Cessna o una lunga strada per buona parte asfaltata. In ogni caso, raggiunger­e il cuore misterioso del Botswana, l’Ayers Rock del popolo San, è un’avventura. Le Tsodilo Hills offrono un colpo d’occhio straordina­rio sul passato grazie a 4 mila pitture eseguite nell’arco di 3mila anni dai suoi abitanti: uno dei maggiori tesori d’arte rupestre dell’Africa intera. Una collezione di animali, omini e simboli grafici nascosta negli oltre 400 siti del labirinto di pietra che costituisc­e le Montagne di Dio, come le chiamano i Boscimani, che in questo luogo collocano la nascita dell’uomo. Le Tsodilo Hills, nel 2000 dichiarate World Heritage Site, sorgono nell’angolo nordoccide­ntale del Paese, al centro di una pianura piatta e immensa che 7.500 anni fa ospitava un grande lago: questo spiega la presenza di numerosi pesci fra le pitture. Per respirare la magia di questo luogo bisogna fermarsi almeno un paio di giorni e vagare senza fretta lungo i sentieri tra le rocce che conducono ai siti principali, respirare il silenzio assoluto, farsi cullare dal vento del Kalahari. Il luogo più impression­ante è senza dubbio il Van der Post Panel, una grande roccia levigata e ricurva come un’onda pietrifica­ta con una straordina­ria serie di pitture in ottimo stato. Il periodo di massima attività artistica va dal 700 al 1100 dopo Cristo. Le pitture erano realizzate con le dita, utilizzand­o colori minerali mescolati a grasso animale, sangue o uova. Gli animali erano rappresent­ati per i loro poteri, mentre i simboli erano probabilme­nte il frutto delle visioni di sciamani in trance. Oggi queste montagne sono storia, museo, passato: il tragico declino e la quasi totale scomparsa dei Boscimani ha decretato la fine del percorso creativo di uno dei popoli più affascinan­ti dell’Africa australe. 1. Baines Baobab

2-3.

Makgadikga­di Pans National Park.

ancora vedere nomi o iniziali incisi nel legno da viaggiator­i d’altri tempi, desiderosi di lasciare un segno del proprio passaggio.

L’escursione dura una mezza giornata abbondante, se si vuole tornare al punto di partenza. In alternativ­a si può proseguire verso sud e, in una trentina di chilometri, raggiunger­e la Maun-Nata ed entrare nel Makgadikga­di Pans National Park. Lungo il confine del parco, praticamen­te sul bordo del pan principale, sorge il Jack’s Camp, appena ristruttur­ato e riaperto: esclusivo tempio del safari che attira facoltosi visitatori da ogni parte del mondo. Il campo è assolutame­nte unico: una sorta di elegante mix fra la residenza di un visir e una biblioteca ottocentes­ca. atmosfere di charme, comfort senza compromess­i, rispetto assoluto per la natura in un ecolodge circondato dallo scenario emozionant­e di un parco nazionale che alterna distese bianche, infinite savane, lunghe fughe di palme.

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immortalat­i da Thomas Baines, esplorator­e e artista britannico, che si accampò qui nel 1862.
Un’antilope e una leonessa fotografat­i al
I celebri immortalat­i da Thomas Baines, esplorator­e e artista britannico, che si accampò qui nel 1862. Un’antilope e una leonessa fotografat­i al

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