Oasi e altari di FuOcO
nuova caledonia
Tra le zone da visitare, il sito neolitico di Hasanlu, a 50 chilometri da Urmia, appena sotto il lago. Qui sono stati rinvenute fortificazioni e granai da 6.000 a 1.000 anni a.C., oltre a un vaso d’oro massiccio cesellato conservato nel museo adiacente. A 70 chilometri, è un’esperienza unica il tour in barca alla Sahoolan water cave, la grotta sotterranea formatasi in una depressione sul fianco della montagna (1.750 metri). Riprendendo la strada nazionale, si incontra l’oasi naturalistica di Kani Brazan, con una zona umida, sito di avvistamento di cicogne e specie migratorie. La parte sud della regione è quella dei parchi e dei grandi siti archeologici, dove si leggono passaggi di conquistatori e dominazioni: grazie ai varchi tra i monti verso il Caucaso e la Turchia, di qui passarono i re della dinastia achemenide, Ciro il Grande e dario, per espandere i loro imperi, poi le carovane di Marco Polo sulla via della Seta, che attraversava da nord a sud l’Azerbaijan occidentale, per poi costeggiare il Mar Caspio e piegare a est verso il Catai (la Cina). Il governo sta pensando di valorizzarne il percorso con cartelli che ne illustrino la storia.
A 200 chilometri, su un monte di origine vulcanica, Takht-e Soleyman, il Trono di Salomone, era il luogo sacro dello zoroastrismo, religione ufficiale dell’Impero Sasanide (dal 224 d.C.). Qui, cinte da bastioni, si trovava- no le tre fonti di energia della terra: vento, acqua e fuoco. Folate e correnti circolavano tra le montagne, una sorgente spontanea aveva trasformato il cratere in lago ( lo è tutt’oggi), il gas naturale che usciva dal vulcano, convogliato attraverso tubi in ceramica, alimentava la fiamma dell’Altare di Fuoco di fronte al quale venivano incoronati i re Sasanidi. Patrimonio dell’Umanità dal 2003, Takht-e Soleyman comprende anche i resti di un palazzo del XIII secolo dei Khan, i re mongoli, e Zendan-e Solyman, il cratere di un vulcano, dove, si narra, Salomone imprigionasse i nemici.
Si torna a Urmia per scoprire l’Iran verde delle attività en plein air sui monti che circondano la città. Il clima è ideale, per l’alta percentuale di ossigeno misurata nell’aria e perché i 30 gradi che si raggiungono in estate, grazie ai 1.500 metri di altitudine, non pesano.
A sette chilometri dal capoluogo, si fa canoa e canottaggio presso la diga sul fiume Shahrechay; sui pendii attorno ci sono percorsi per le bici e gli impianti di risalita. d’inverno Urmia si trasforma in stazione di sci, ben attrezzata e low cost: in Iran si paga in rial, ma si tratta in toman. La moneta ufficiale infatti ha raggiunto valori infimi (1 € = 34.253,85 rial) ed è stata ufficiosamente derubricata in toman (1 toman= 10mila rial). Per una cena a base di dizi, il piatto tipico, con carne di manzo, ceci e contorno di yogurt, si spendono 5 euro.