RIVOLUZIONI E CAMBIAMENTI
La Fine del Mondo
contemporanea, ma per guardare indietro di un secolo si parte dal 1932, anno in cui, a Leningrado, una mostra raccolse il vasto spettro dell’arte dei primi 15 anni post rivoluzione. Per l’arte russa e mondiale furono anni gloriosi e complessi, che segnarono il futuro per sempre, turbolenti e dinamici nell’interazione tra arte e politica. La Fine del Mondo è l’inizio della nuova era del Museo Pecci, riaperto dopo lunghe ristrutturazioni e raddoppiato negli spazi progettati dall’olandese Maurice Nio. entrando nell’ala recente, navicella spaziale per
diverso la loro visione: Canaletto rivoluzionario con la camera ottica, bellotto anticipatore del paesaggio ottocentesco. La mostra accosta i rispettivi dipinti e restituisce non solo capolavori, ma paesaggi e panorami a noi familiari, in un viaggio a ritroso nel tempo: venezia immutata, Milano, vaprio d’adda, Gazzada irriconoscibili, ma simili, dresda misteriosa, gallerieditalia.com. La rassegna è organizzata per grandi temi, un’occasione unica per godere della concentrazione, tra gli altri, dei capolavori di Marc Chagall, Wassily Kandinsky, boris Mikailovich e Kazimir Malevich, del quale sono esposte anche le architetture, con il collante di documenti e film originali mai esposti prima, royalacademy.org.uk l’arte, il percorso si snoda tra le opere di più di 50 artisti, tra i quali lo svizzero Thomas Hirschhorn, il cubano Carlos Garaicoa, i cinesi Qiu Zhijie e Cai Guo-Qiang, fino a Marcel duchamp, Pablo Picasso e Umberto boccioni, oltre ad artisti giovani, molti dei quali provengono da aree di forti contrasti e conflitti, come l’europa dell’est, il Nord africa, il Medio oriente, il Sud america. Un giro del mondo per La Fine del Mondo, centropecci.it.