PROFUMO DI MANDORLE E PANE
Si guida verso nord: il mare scompare dietro i tetti delle case, mentre la statale 18 sgomita tra i terrazzamenti e procede tortuosa sino a Scilla. La vista si apre all’improvviso verso lo Stretto di Messina, le isole Eolie e Capo Vaticano. Poi la strada si raddrizza, segue il percorso lineare della costa fino a Bagnara Calabra. Il suo passeggio si anima di sera, quando le luci dei negozi illuminano corso Vittorio Emanuele II. Basta seguire il profumo di torrone, trasportato dalla brezza marina, per arrivare alla pasticceria Minutolo. Marilena è figlia d’arte: “La tradizione dolciaria di Bagnara vanta due tipi di torrone” spiega. “Quello torrefatto, con miele, richiede una lunga e delicata cottura, a cui si aggiungono mandorle intere, poi viene ricoperto di zucchero glassato o cioccolato. Poi c’è quello ferro, che si prepara con zucchero e mandorle intere. Solo negli ultimi anni è venuto alla ribalta anche il torrone bianco, d’albume lentamente montato a neve e zucchero”.
La parte antica della città e la strada si arrampicano dalla spiaggia bianca fino alla frazione di Pellegrina. Il profumo che entra dai finestrini? Del pane di grano tenero e cruschello, specialità locale. Da qui il litorale si tuffa a picco nel mare e crea quelle sfumature indaco che le hanno regalato il nome di Costa Viola. La statale 18 attraversa tratti di macchia mediterranea zigzagando a mezza costa fino a Palmi. Proprio all’ingresso della Sopra, sul lungomare Italo Falcomatà, a Reggio Calabria, si ammirano tre opere della scultrice romana Rabarama. Questa è Co-stell-azione (2002). A destra, Giuseppe Ferraro, critaio (ceramista) di Seminara.