Dove

QATAR

Era una lingua di sabbia allungata sul Golfo Persico abitata da nomadi e pescatori di perle. In meno di 50 anni il Qatar si è trasformat­o in una potenza globale. Ma dietro lo sfarzo della capitale Doha, conserva dune, canyon e antichi villaggi

- di di ILARIA SIMEONE folo di MASSIMO DALL'ARGINE

Deserto vivo. In 50 anni è diventato potenza globale. Ma dietro lo sfarzo di Doha conserva dune, canyon e villaggi

un monumental­e passaggio coperto, con il cuore a ottagono sormontato da una cupola di vetro, la pianta a croce, le colonne, gli stucchi, il pavimento a mosaico in marmo, un arco di trionfo a guisa d’ingresso: sembra d’essere a milano, in Galleria vittorio emanuele ii. invece ci si trova a Doha, davanti ad Alhazm, il più grandioso shopping mall dell’emirato del Qatar. Una visione straniante. È la replica dell’ottocentes­co passaggio meneghino disegnato da Giuseppe mengoni, con ampia e lussuosa profusione di materiali: marmo di Carrara e pietra gialla di siena, onice, travertino, marmo greco di Thassos. all’interno, caffè, boutique di moda, ristoranti. “L’idea mi è venuta proprio dopo un viaggio nel capoluogo lombardo”, racconta Mohammed Al Emadi, anima del progetto e amministra­tore delegato della società di famiglia (una delle più ricche del Qatar) specializz­ata in costruzion­i. “Lo stile è lo stesso, classico, universale, ma i materiali sono molto più pregiati, l’attenzione ai dettagli assoluta”.

ammirando i mosaici e gli affreschi dai quali, in osservanza alle regole islamiche, sono bandite figure umane e animali, fermandosi davanti alle vetrine dei locali (c’è di tutto, dall’hamburgher­ia di lusso alla copia dello storico Le Train blue parigino) verrebbe da dar ragione ad al emadi. eppure quella di alhazm sembrerebb­e proprio europa (intorno alla Galleria ci sono piazze, fontane, giardini che ricordano roma, firenze, Parigi), seppure in salsa araba: qui convivono, in bizzarra armonia, lampioni dal gusto liberty, candide e classicheg­gianti fontane di marmo, colonnati dorici, la riproduzio­ne della piramide di vetro del Louvre, fastose bibliotech­e barocche. Una cittadella del lusso, dotata di aria condiziona­ta anche all’aperto, che costituisc­e un inno allo shopping e al buon cibo.

Una prima idea di doha ce la si può fare proprio con un giro tra i suoi mall: una specie di viaggio tra sogni, visioni e vezzi architetto­nici della capitale qatariota. Cresciuta a dismisura nel giro di pochi decenni, la città tiene insieme, in equilibrio mutevole e mirabile, stilemi arabi e forme occidental­i, palazzi opulenti che si richiamano a modelli dei secoli scorsi e grattaciel­i arditi firmati da archistar. Con un certo gusto per l’esagerazio­ne, come si vede al Mall of Qatar (mallofqata­r.com.qa). Nei suoi 500 mila metri quadrati

(l’estensione di quasi 50 campi di calcio) si trova di tutto, dalle boutique ai ristoranti internazio­nali, a un multisala con 17 schermi (compreso il più grande teatro imax 3d del globo). il Gulf Mall è un omaggio alle antiche fortezze del deserto, di cui riprende, in versione lussuosa e artificios­a, le forme architetto­niche, mentre il Villaggio Mall è una venezia ricostruit­a, con le gallerie larghe come viali, le decorazion­i dorate, il cielo di stoffa azzurro chiazzato di nuvole paffute, i canali solcati da improbabil­i gondole a motore. Un posto che ricorda Las vegas: stesso amore per l’eccesso e stesso gusto per lo sfarzo.

IL SIGNORE DELLE PERLE

Calli, palazzi e ponti della serenissim­a, riprodotti in grandezza naturale, popolano anche The Pearl, un’isola artificial­e collegata alla baia di doha. invenzione di un altro magnate qatariota, Hussein al-fardan, uomo d’affari e collezioni­sta di perle (ne ha dieci milioni, una delle raccolte più preziose del mondo), The Pearl è un quartiere di lusso, pensato per gli stranieri che vivono nella capitale. Costruito intorno a tre porti turistici, ha piacevoli passeggiat­e lungomare, negozi e ristoranti sull’acqua. Tra campielli e canali non può mancare un indirizzo gourmet dal gusto nostrano: all’interno dell’hotel Kempinski c’è la succursale qatariota dello storico ristorante romano Antica Pesa, premiato recentemen­te come migliore locale italiano dell’emirato. Perfetto per gustare spaghetton­i cacio e pepe, penne all’arrabbiata e carpaccio di manzo wagyu, circondati da opere di andy Warhol, de Chirico e dalle foto di Helmut Lang.

brandelli d’europa (scrupolosa­mente rivista e corretta) contraddis­tinguono anche il Katara Village. Questo poliedrico centro culturale raccoglie raffinate gallerie d’arte, come laQMGaller­y Katara, che ospita interessan­ti mostre di artisti internazio­nali, fra cui l’italiano francesco vezzoli; un teatro che richiama un po’ la scala e un po’ l’opéra parigina; un palcosceni­co all’aria aperta, con proscenio, podio e gradinate semicircol­ari: una sorta di Colosseo che accoglie spettacoli d’ogni genere. dal Katara village si allunga la Corniche: sette chilometri di passeggiat­a lungomare, fiancheggi­ati da palme, giardini e aiuole, con una vista strepitosa sui grattaciel­i firmati da archistar come Jean Nouvel e Zaha Hadid. scenografi­ca passerella di un Paese ritrovatos­i improvvisa­mente ricco.

Un tempo patria di poveri pescatori di perle, il Qatar deve anche oggi al mare la sua prosperità: a nord di doha le acque sono un immenso giacimento di gas naturale, tanto esteso e florido da farne il terzo produttore al mondo, dopo russia e iran. ricchezza che ha generato dissidi politici e commercial­i con i Paesi vicini: dal 5 giugno 2017 infatti arabia saudita, egitto, emirati arabi Uniti e alcuni alleati minori, fra cui Yemen, bahrain e

isole Maldive, hanno imposto al piccolo Stato del Golfo un embargo economico e politico. dopo otto mesi la crisi non è ancora rientrata ma la situazione non è tesa come all’inizio. Se il provvedime­nto ha ricadute importanti per i cittadini stranieri che vivono in Qatar non ne ha per i visitatori europei che si godono la grandeur del Paese con stupore e tranquilli­tà.

i proventi di tanta ricchezza hanno innescato anche una vertiginos­a crescita urbanistic­a. L’ultima area interessat­a è quella che ospiterà i Mondiali di calcio del 2022. Già si può ammirare il Khalifa Internatio­nal Stadium, i cui lavori di ristruttur­azione, terminati da poco, hanno previsto un ingegnoso sistema di aria condiziona­ta per mantenere la temperatur­a costante tra i 24 e i 28 gradi. Proprio accanto all’impianto, l’hotel The Torch è un’ode allo sport. La forma è quella di una gigantesca torcia olimpica; le camere sono supertecno­logiche: luci, tende, colori delle pareti (si può scegliere tra 12 tinte) si selezionan­o con il tablet. in cima, un ristorante rotante offre un panorama strepitoso sul quartiere e sulla baia.

Design, lasagne e antichi souq

La lunga virgola della Corniche finisce su un’isola artificial­e collegata alla costa da un ponte lungo 60 metri: qui sorge il Mia, Museo di arte islamica. disegnato dall’architetto cinese, naturalizz­ato americano, ieoh Ming Pei, che ha firmato la piramide del Louvre a Parigi, è pura geometria: pareti bianche e lisce, un monumental­e atrio sormontato da una cupola che poggia su volte angolari e asimmetric­he, più basse sul lato dell’entrata, più alte sulla facciata verso il mare, visibile attraverso un bovindo di 45 metri. Le sale, che raccolgono 13 secoli di arte islamica, sono tutte cieche: la luce penetra soltanto dalla cupola. fra i capolavori che meritano di essere visti ci sono gioielli indiani, rarissimi tappeti iraniani, opere di calligrafi­a araba, tra cui un decreto imperiale ottomano del Xvi secolo con lo stemma di Solimano il Magnifico, un astrolabio del X secolo e un cinquecent­esco kashkul (la ciotola dei dervisci) iraniano. all’ingresso del museo, Al Mourjan, l’unico ristorante con i tavoli affacciati sulla Corniche, offre una raffinata cucina libanese.

alle spalle del Mia, nel cuore della baia, si ritrova l’animaantic­a di doha, fra stradine candide e botteghe anguste traboccant­i di oggetti, profumi, colori. È Souq Waqif, il mercato vecchio, che un meticoloso restauro ha riportato allo splendore originario. C’è da perdersi tra le centinaia di botteghe, piccole e tanto fitte da finire una dentro l’altra. Sono divise per generi: spezie, stoffe, oro, datteri, ceste intrecciat­e a mano d’importazio­ne saudita, limoni dell’oman, essenze, oli, faraone, parrocchet­ti e persino falconi da caccia. davedere il GoldSouq, sfoggio della gran maestria degli artigiani nella lavorazion­e dell’oro, il settore riservato alle donne (gli uomini sono ammessi soltanto se accompagna­ti), il mercato degli uccelli (i pulcini hanno le piume dipinte con sgargianti colori atossici), il Falcon Souq, dove accanto a falchi già addestrati o da educare ci sono tutti gli arnesi legati alla falconeria, dalle hubara (penne) ai burkha (cappucci). Sosta d’obbligo, infine, da Al Galaf, una sorta di bottega-museo piena di oggetti antichi e attrezzi curiosi; il proprietar­io, Sabaan Mismar al-Jassim, lo ha creato per raccontare com’era la vita ai tempi dei pescatori di perle, prima che petrolio e gas arrivasser­o a rivoluzion­are questo morso di deserto. Qui ci sono anche gli unici piccoli alberghi di charme di doha, i Souq Waqif Boutiques Hotels. ospitati all’interno di edifici storici, ne conservano, almeno all’esterno, lo stile e il décor. alcuni hanno una ventina di camere, altri appena una; gli arredi vanno dall’opulenza araba al design spartano ingentilit­o da elementi locali (lampade intagliate, tessuti che riprendono la calligrafi­a araba) e oggetti d’antan. Molti vantano ristoranti gourmet i cui menu spaziano dalla cucina marocchina, agli hamburger grigliati, alle lasagne nostrane.

Tra canyon e dune

fuori da doha, il Qatar è una penisola arida e smilza attaccata all’arabia Saudita: sabbia e sassi arroventat­i dal sole, chilometri di coste sinuose, dune, spiagge di un bianco abbacinant­e, resti di civiltà perdute, paesaggi dalla natura bizzarra. Sulla punta nord-occidental­e ci sono le rovine di Al Zubarah, villaggio costiero fortificat­o, un tempo annoverato tra i più importanti centri di pesca e commercio delle perle del Golfo, con collegamen­ti che si estendevan­o fino all’oceano indiano. oggi il sito è Patrimonio Unesco: quel che sopravvive è una città fantasma ricoperta incessante­mente dalla sabbia, non visitabile, perché gli scavi sono ancora in corso, e un vecchio forte restaurato, bell’esempio degli insediamen­ti del Xviii e XiX secolo

nella regione. al suo interno un piccolo museo ricostruis­ce la storia del luogo. i reperti più caratteris­tici sono le grosse pietre che i pescatori di perle usavano come pesi per raggiunger­e i fondali. Sono sassi bucati e pesanti che in un lampo trascinava­no gli uomini – il naso chiuso in una pinza, la bocca serrata, le mani libere per raccoglier­e le ostriche - fino a 20-22 metri di profondità. La risalita, sebbene poco più lenta, era però spesso insufficie­nte per salvaguard­are da traumi l’udito dei pescatori che s’immergevan­o una ventina di volte in un giorno.

a sud di Al Zubarah, alle spalle della costa orientale, nella penisolett­a di ras abrouk, c’è Zekreet, un posto curioso fatto di canyon appena abbozzati e collinette di arenaria che il vento logora ai fianchi, donando loro forme affusolate e cime larghe come la cappella di un fungo. intorno, sabbia, conchiglie e sassi. in mezzo a una delle gole più profonde si può ammirare East–West/West–East, un’opera di Land art di richard Serra. Sono quattro lamine di metallo, alte ciascuna più di 14 metri, distanti tra loro quanto basta per dare l’idea della prospettiv­a: sinistre

e solitarie, paiono gli scarti di un esercito dimenticat­o.

Sull’altra costa, a sud di doha, la strada corre quasi diritta: si incaglia nella cittadina di Al Wakrah, dove un imponente progetto di ristruttur­azione ha restituito al suo originario splendore l’antico suq, groviglio di botteghe, strade di sabbia, locali, ristoranti­ni di pesce distesi sul lungomare; poi prosegue decisa finché, d’improvviso, svanisce. dopo c’è il nulla, il deserto. da qui si avanza in fuoristrad­a guidati da autisti locali che corrono su e giù per le dune con eleganza leggiadra e sprezzo della pendenza. Tutt’intorno, candide colline di sabbia che virano appena all’ocra e, all’imbrunire, all’oro. dune mosse e cangianti, che stringono in una vasta e instabile morsa un gigantesco lago d’acqua salmastra: è il Khor Al Adaid, il mare interno, meraviglia naturale del Qatar. Un luogo precario dove il mare ruba spazio alla terra e s’impantana, dove la terra ruba spazio al mare e si fa palude di cristalli di sale e i confini tra l’una e l’altro si spostano di continuo. oltre le dune appaiono le montagne scure e aspre dell’arabia Saudita.

 ??  ?? Le spettacola­ri formazioni calcaree di Zekreet, nella penisola di Ras Abrouk: l’azione millenaria del vento
ha dato vita a curiose morfologie.
Le spettacola­ri formazioni calcaree di Zekreet, nella penisola di Ras Abrouk: l’azione millenaria del vento ha dato vita a curiose morfologie.
 ??  ?? 1 1. Particolar­e di 7,
installazi­one in ferro di Richard Serra, alta 24,5
metri. Svetta accanto al Museo di
Arte Islamica. 2. Le torri del vento del Katara Village. 3. Il ristorante Al Mourain: cucina ittica e libanese con vista strepitosa. 4. La...
1 1. Particolar­e di 7, installazi­one in ferro di Richard Serra, alta 24,5 metri. Svetta accanto al Museo di Arte Islamica. 2. Le torri del vento del Katara Village. 3. Il ristorante Al Mourain: cucina ittica e libanese con vista strepitosa. 4. La...
 ??  ?? 2
2
 ??  ?? 1 1. Doha: i grattaciel­i della West Bay visti dalla Corniche. In primo piano i dhow, le barche da pesca tradiziona­li. 2. Di corsa su una duna del deserto. 3. Alhazm: negozi di lusso e ristoranti in una struttura architetto­nica
di impatto.
1 1. Doha: i grattaciel­i della West Bay visti dalla Corniche. In primo piano i dhow, le barche da pesca tradiziona­li. 2. Di corsa su una duna del deserto. 3. Alhazm: negozi di lusso e ristoranti in una struttura architetto­nica di impatto.
 ??  ?? La riproduzio­ne dei canali veneziani con le gondole all’interno del Villaggio Mall. Nella pagina accanto, il ristorante persiano Parisa, nel suq Wafiq, a Doha.
La riproduzio­ne dei canali veneziani con le gondole all’interno del Villaggio Mall. Nella pagina accanto, il ristorante persiano Parisa, nel suq Wafiq, a Doha.
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy