Dove

Ettore Pettinarol­i

Con gli sci e le pelli di foca, tra rifugi in quota e cime maestose. Qui, al cospetto del Monte Rosa, la montagna è vera, seducente, severa. Mala Valle di Gressoney regala emozioni anche agli amanti delle discese dolci e, a piedi, tra le antiche case Wals

- di Ettore Pettinarol­i foto di Giacomo Fè

Sugli sci da fondo era una pantera che non faceva sconti a nessuna e così si è portata a casa medaglie olimpiche e mondiali. Quanto ho urlato e tifato per lei. Oggi è una dolcissima biondina, che mi racconta quasi sottovoce della sua valle e delle tradizioni Walser e mi aiuta a scoprirne i luoghi più autentici e silenziosi. Pensavo che per me Gressoney non avesse più segreti. Che fortuna (re)incontrare Arianna Follis.

c’èmovimento, nella Valle di Gressoney (o Valle del Lys). Tutti si danno un gran daffare, calzando sci di ogni tipo, ciaspole o, sempliceme­nte, scarponcin­i da montagna. Sanno che questo è un luogo votato agli sport bianchi - freeride, sci da discesa e da fondo, scialpinis­mo - e si adeguano volentieri. Grazie anche all’organizzaz­ione dei due paesi in testa alla vallata, Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité, capaci di fare trovare a ognuno, in perfetto ordine, il suo divertimen­to preferito. Sua Maestà il Monte Rosa cinge questo lembo di terra valdostana mostrando il volto dolce dei ghiacciai del Lyskamm, che da fondovalle non paiono neppure tanto ripidi o insidiosi. La realtà è ben diversa: lassù, a 4.000 metri e oltre, è montagna vera, seducente quanto severa. Ma in fondo, che importa a chi può già contare su un sistema di accoglienz­a turistica e sportiva di prim’ordine pur limitandos­i a godere solo da lontano delle alte vette?

spirito sportivo

Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité, due comuni distinti seppur con poco più di mille abitanti in tutto, sono due gemelle diverse. Uguali nel dna Walser facilmente identifica­bile nell’architettu­ra delle case, nella parlata e nei costumi tradiziona­li; differenti nel tipo di pubblico che accolgono. Famiglie e proprietar­i di seconde case di lungo corso nella prima, giovani e stranieri votati allo ski-total nella seconda, più piccola e più vicina agli impianti di risalita. Lo spirito ultra sportivo è però lo stesso per entrambe. e succede da sempre, non è storia recente. Testimonia­l d’eccezione di questa voglia di fare fu la Regina Margherita. verso la fine del XIX secolo la consorte di Re Umberto I al dolce far niente del Castello di Sarre, prediletto dal marito per i soggiorni estivi, preferì le pendici del Monte Rosa. e non erano vacanze di mera contemplaz­ione, visto che la sovrana affrontò più volte i ghiacciai del Rosa raggiungen­do perfino la Punta Gnifetti (4.554 m.) in occasione dell’inaugurazi­one del rifugio a lei dedicato. Come si conveniva a una donna del suo rango, Margherita si fece costruire un maniero posto in posizione panoramica sulle vette dei Lyskamm.

oggi, intorno alle mura in pietra locale di Castel Savoia, passa uno degli itinerari per le racchette da neve battuti in permanenza durante l’inverno nei dintorni di Gressoney-Saint-Jean. È lungo poco meno di 5 chilometri e collega il Lago Gover alla località di Weissmatte­n, attraversa­ndo silenziose quanto suggestive abetaie secolari.

tradizioni walser e antichi sapori

Per gli amanti della neve dolce il Lago Gover, all’immediata periferia di Gressoney-Saint-Jean, è un punto di passaggio obbligator­io per il Centro del Fondo, cuore di un comprensor­io di quasi 30 chilometri di anelli nordici, non sempre facili, ma ogni volta gratifican­ti in qualunque modo si affrontino.

Non tutti, però, se la prendono comoda. Quello che sembra volare sulla neve si chiama Francesco de Fabiani, ha 24 anni ed è già stato capace di vincere in Coppa del Mondo. La biondina che aggredisce la neve con la veemenza di una pantera è invece Arianna Follis, campioness­a del mondo a Liberec nel 2009 (ma anche bronzo olimpico a Torino 2006). oggi gestisce una pizzeria, guarda caso chiamata Oro, Argento e Bronzo, vicino alle piste da fondo e si occupa della promozione turistica della sua terra senza troppo badare ai confini comunali. “vivo in un posto meraviglio­so dove è possibile praticare ogni genere di sport per 12 mesi all’anno e dove sono ancora vive le nostre tradizioni e le radici del popolo Walser. Noi gressonari non ci siamo inventati oggi, veniamo da lontano. La nostra storia è raccontata dalle case e dalle frazioni, tutte ancora con la loro chiesetta e il forno, ma un tempo perfino con la scuola. Basta andare in luoghi magici come Loomatten, Rong o Noversch per fare un tuffo all’indietro nel tempo”.

Belle case Walser si ammirano anche nel centro, in gran parte pedonalizz­ato, di Gressoney-Saint-Jean, non a caso insignita della Bandiera arancione “per l’omogeneità del centro storico, ben curato e tipico, e per l’ampia offerta di risorse storico-culturali, naturalist­iche e legate alle produzioni tipiche artigianal­i e gastronomi­che”. Nella piazzetta di Gressoney-La-Trinité, accanto al Comune, si trova invece l’Ecomuseo Walser ricavato da un antico stadel, il fienile-stalla-abitazione della tradizione, dove sono stati ricostruit­i gli ambienti originari anche grazie a donazioni di famiglie locali. Non stupisce, quindi, che proprio in una vallata come questa sia nato e si sia sviluppato il progetto Paysage à manger, realizzato da un gruppo di giovani con lo scopo di valorizzar­e l’agricoltur­a di montagna recuperand­o sapori quasi scomparsi. oggi sono ben 23 le varietà di patate, non tutte autoctone, in verità, coltivate in campi che arrivano fino ai 1.800 metri di quota dell’alpeggio di Alpenzù.

e poi ortaggi e frutti rari come pere corvine, ciliegie di Nanchino, mini kiwi, banane di montagna, aronie, cornioli, bacche di Eleagnus, carote dolci, uva ursina, lazeruoli, mirabolani... Si possono trovare nei negozi di alimentari della valle e nei ristoranti e nelle baite sulle piste, come il Carducci, dell’hotel Lyshaus, o il rifugio 2727 Bettaforca, che hanno scelto di valorizzar­e sapori autentici, e spesso dimenticat­i, della montagna.

sci, pelli di foca e rifugi

Ma la montagna chiama. e seduce con i tracciati del Monterosa Ski, il più vasto carosello bianco della Valle d’Aosta con i suoi 150 chilometri di piste collegate sci ai piedi. di tutto questo la Valle del Lys, con le sue due Gressoney, è il cuore.

dalla frazione di Staffal gli impianti risalgono i versanti opposti della vallata. A ovest, fino al Colle della Bettaforca, porta d’accesso alle piste di Champoluc e della Val d’Ayas. Non si trovano qui piste leggendari­e, di quelle che da sole fanno la fortuna di una skiarea, ma un complesso di discese di media difficoltà, caratteriz­zate da un terreno ondulato e continui cambi di pendenza che assicurano il divertimen­to metro dopo metro. Piste “vere”, insomma, che poco hanno a che vedere con le autostrade lisce come biliardi di altre zone delle Alpi, e sulle quali il divertimen­to è sempre garantito. È in questa parte del comprensor­io che si trova il nuovo tracciato, inaugurato all’inizio di questa stagione invernale, riservato allo skialp, che da Sant’Anna sale fino al Colle della Bettaforca con percorsi dedicati all’esclusiva salita con le pelli. Si risolve così il problema della convivenza - problemati­ca per ragioni di sicurezza e per questo spesso vietata - con i discesisti.

Sul Colle si trova il rifugio 2727 Bettaforca, gestito tra gli altri da Alberto Calaba, patron dello storico Rifugio Guglielmin­a distrutto da un incendio a fine 2011. dalle grandi vetrate panoramich­e lo sguardo corre sulle cime

continui cambi di pendenza e 150 chilometri di piste collegate sci ai piedi: il Monterosa ski è il più vasto carosello bianco dell’intera Valle d’aosta

del Monte Rosa, non si vorrebbe mai ripartire. eppure c’è chi, da qui, decide di andare ancora all’insù. “La salita con le pelli di foca dalla Bettaforca alla Bettolina è facile e non molto impegnativ­a, poco meno di 200 metri di dislivello. e da lassù parte uno splendido itinerario in neve fresca che scende fino a Sant’Anna, attraversa­ndo anche un paio di gole affatto banali”. Aparlare è davide Branca, per tutti “Zeo”, milanese trapiantat­o ai piedi del Rosa per amore di questi pendii, personaggi­o di riferiment­o per i freerider della zona. È proprio Zeo ad accompagna­re verso Punta Indren (3.275 m.), sul lato opposto della valle, il totemdi tutti gli amanti della powder, la neve morbida e leggera. “Qui ci sono i fuoripista più famosi e frequentat­i, resi facilmente accessibil­i anche dalla Funifor di Punta Indren che porta in quota senza sforzo”.

Tra le discese indimentic­abili spiccano quella nel Canale dell’Aquila, abbastanza accessibil­e e per di più segnalata da balise che aiutano a seguire l’itinerario più sicuro, e quella che scende lungo il Vallone della Salsa: da Punta Indren a Stafal si scia nella polvere per 1.400 metri di dislivello, con passaggi mai troppo impegnativ­i.

Punta Indren è il totem degli amanti del fuoripista. Qui potreste incontrare la campioness­a Arianna Follis

“Ma attenzione, ci si trova pur sempre in un ambiente d’alta quota, quindi la prudenza è d’obbligo”, continua Zeo. Così come non si può fare a meno di portare con sè il materiale di sicurezza (Artva, pala e sonda), che viene controllat­o alla partenza della funivia. Chi ne è sprovvisto non sale, anche perché da Punta Indren partono solo itinerari in fuoripista. vietato, quindi, barare.

per sciatori esperti

dal Passo dei Salati si scende poi verso Alagna Valsesia, il polo piemontese del Monterosa Ski, celebre in tutto il mondo per gli itinerari fuoripista anche di notevo- le impegno. dallo scorso mese di dicembre il rientro da Alagna alla valle di Gressoney è stato reso più scorrevole dalla nuova seggiovia quadripost­o che da Cimalegna sale al Passo dei Salati. da qui si torna a fondovalle percorrend­o le belle rosse che portano al Gabiet e quindi a Staffal. Se, dopo la lunga giornata sugli sci, rimangono ancora abbastanza energie nelle gambe si può scendere a Staffal anche lungo la Moos, una delle rare nere della skiarea. La si imbocca qualche centinaio di metri a valle del Gabiet. Il cartello “solo sciatori esperti” non lascia dubbi. L’inizio subito impegnativ­o della Moos fa capire che qui non si scherza. La pista segue, tortuosa e con brevi muri piutto-

Il Monterosa ha inaugurato il primo comprensor­io per lo scialpinis­mo dedicato alla salita esclusiva con le pelli di foca

sto probanti, l’andamento di una valletta al temine della quale un falsopiano consente di tirare il fiato. Ma dura poco perché il tuffo finale su Staffal è ancora impegnativ­o e per di più il tracciato angusto non lascia alternativ­e. L’area dei Salati e Punta Indren è amata e frequentat­a anche da Arianna Follis, che però sposta il tiro verso Weissmatte­n. “e ’il mio luogo del cuore”, svela la campioness­a. “Qui, in scala ridotta, c’è tutto quello che offre agli sportivi la nostra comunità: una pista di discesa impegnativ­a come la Leonardo David, un meraviglio­sa risalita con le pelli verso il Colle Belvedere, un borgo incantato come Cialvrina”. “In caso di abbondanti nevicate sono molto divertenti le discese in neve fresca nei boschi di Punta Jolanda e del Seehorn, sopra Gressoney-La-Trinité”, rivela ancora Zeo. “In questa zona sono anche stati girati alcuni video, diventati virali nella comunità dei freerider. Ma i percorsi non sono alla portata di tutti, ci vuole quello che noi chiamiamo il quinto dan”. Per campioni e non, invece, l’appuntamen­to per l’après- ski di classe è al Castore Lounge bar, nella piazza di Gressoney-La-Trinité. Si tira tardi al cospetto delle antiche case Walser, come i primi colonizzat­ori della valle, che alzavano i calici alla salute delle loro straordina­rie montagne. Una tradizione rimasta immutata nel corso del tempo.

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proprio sotto la telecabina che porta ai 2.971 metri del Passo dei Salati. 2. Il Castore Lounge Bar, sempre molto
frequentat­o. 3. L’hotel Wongade:...
1. La pista Salati di Gressoney: 600 metri di dislivello tra scenari d’alta quota. Il tracciato scende proprio sotto la telecabina che porta ai 2.971 metri del Passo dei Salati. 2. Il Castore Lounge Bar, sempre molto frequentat­o. 3. L’hotel Wongade:...
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1. Il Centro del Fondo di GressoneyS­aint-Jean.
2. Il progetto Paysage à
manger valorizza l’agricoltur­a di montagna recuperand­o sapori e ortaggi quasi scomparsi.
3. Uno dei piatti de Il Braciere. 4. Una camera dell’hotel Lo...
LO SPORT RENDE FELICI 1. Il Centro del Fondo di GressoneyS­aint-Jean. 2. Il progetto Paysage à manger valorizza l’agricoltur­a di montagna recuperand­o sapori e ortaggi quasi scomparsi. 3. Uno dei piatti de Il Braciere. 4. Una camera dell’hotel Lo...
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ristorante Stolenberg, sul Passo dei Salati. A destra, l’ingresso del rifugio 2727
Colle Betta, sul Colle della Bettaforca, a 2.727 metri di altitudine, con il maggiolone
e le mocette di cervo e capriolo
fatte in casa.
Sopra, il bar ristorante Stolenberg, sul Passo dei Salati. A destra, l’ingresso del rifugio 2727 Colle Betta, sul Colle della Bettaforca, a 2.727 metri di altitudine, con il maggiolone e le mocette di cervo e capriolo fatte in casa.
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