Dove

Magie le di alberto casiraghy

Con la sua casa editrice Pulcinoele­fante ha creato più di diecimila libri. Piccoli capolavori stampati a caratteri mobili. E dalla sua fantasia, un dono per i nostri lettori

- di Simona Tedesco foto di Enrico De Santis

Il vero elefante è lui, Alberto Casiraghy, custode di storie e poesia, memorie e saggezza. Quando esci dalla sua casa-laboratori­o di Osnago, paesotto della Brianza, con due uova fresche in mano donate dalle sue galline, speri solo di arrivare a casa con quel tesoro intatto. Perché quelle due uova sono il mondo di Casiraghy: rotondo, na- turale, perfetto, nutriente e delicato. Stampa libri di poche pagine in tiratura limitata, in giornata, senza chiedere un soldo, come le sue “ragazze” fannoleuov­a. Dal 1982 è il “panettiere degli editori” (come l’ha definito Vanni Scheiwille­r). Nell’agosto del 2017 i titoli erano già diecimila. E, al secondo piano della sua casetta anni Trenta, una copia di ogni libretto è ben custodita in armadi, scaffali e librerie che circondano il letto.

Da quassù inizia il viaggio nel

mondo fatato di Casiraghy. Ogni angolo dei muri, del pavimento è abitato da oggetti, libriccini, fotografie, quadri e strumenti musicali. “Questa

è una viella, non è una meraviglia?”. E pensi al collezioni­sta. “Ma no, l’ho fatta io, ho sempre amato il lavoro manuale, mail vero liutaio in famiglia è mio fratello. Lui sì che è un artista”. Guardi il letto e Alberto ti racconta di quando Alda Merini gli bruciò il copriletto con il mozzicone di sigaretta: “Lei poteva fare tutto e se non era qui mi chiamava trenta volte al giorno al telefono. Permeè stato l’incontro con l’intelligen­za e la forza. Certo, non era un personaggi­o facile, con quello che ha passato, poverina, maera spiazzante, era la Poesia”. Senza far domande Casiraghy risponde ai tuoi sguardi. E mentre cerchi un senso in quell’universo di oggetti vecchi, antichi, impolverat­i, preziosi e buffi, capisci che non stai più incontrand­o un grande editore di piccoli libri geniali, ma stai per naufragare in un mare dolcissimo di racconti e aneddoti. “Falegname, scenografo, poi tipografo. È dalle mani che inizia la mia storia. Hofatto la terza media, poi basta. Ma, mentre lavoravo, dalle due alle quattro delpomerig­gio scappavo all’Accademia di Brera per seguire le lezioni di Guido Ballo. Non ero iscritto, ma mi facevano entrare lo stesso. L’arte, che passione!”. Poi scopri una cornice con la foto diMahler. “La mia ispirazion­e”.

“la musica? Ho iniziato a stuDiare violino a 16 anni.

E ancora oggi volo suonando, ma così, per me, sai…”. Un uomo del Rinascimen­to che non ha mai abbandonat­o il paese natìo, Osnago. “Una volta mi offrirono un lavoro a New York. Seimila dollari al mese. Ma come facevo, con le caprette? Le avevo comprate per 20 euro, sono state con me per 18 anni. Sono impegnativ­e da tenere, non credere. Indovina... qual è la vita media di queste bestiole? Sei mesi, poi finiscono in tavola”. Così senti il suo amore per gli animali. Per una mostra a Parma compose una grande scritta,

Questo è l’inferno dei maiali. “Sono stato invitato, ma ho chiesto la libertà di dire quello che volevo. E così è stato”. I suoi occhi azzurri e vivaci sorrido-

no al pensiero di aver comunque e sempre scelto di essere e non di avere. Ha passato giornate a creare i piccoli grandi libri con artisti come Bruno Munari, Dario Fo, Enrico Baj (citarli tutti è impossibil­e), amici come l’illustrato­re Alberto Rebori, scomparso troppo presto, o con perfetti sconosciut­i che hanno conquistat­o nel suo cuore lo stesso spazio donato agli elefanti della cultura. 250 libri sono stati esposti quest’anno nella bella mostra, organizzat­a da Andrea Tomasetig, al Palazzo delle Stelline a Milano. E il suo mondo, insieme a quello del restaurato­re svizzero di libri Josef Weiss, è diventato soggetto del film (ora in vendita in dvd) di Silvio Soldini Il fiume ha sempre ragione. Titolo-aforisma, firmato Casiraghy, ovviamente.

Dallo

scrigno Del primo piano

ecco comparire dentro un ostensorio appeso al muro, l’ultimo rossetto consumato di Alda Merini, accanto alla finestra, un asino, in scala reale, di un presepe napoletano dell’800. Ma il viaggio è solo all’inizio perché ora, scendendo le scale, si passa in Africa: appese al muro, una collezione di maschere tribali. E pensi ai suoi viaggi esotici. “Sì certo, alla fiera di Sinigaglia, a Milano. Ho conosciuto un poveretto che aveva bisogno di soldi. Gli ho comprato tanti anni fa una maschera, non ho più smesso. Ma vedi qui? C’è Picasso, il cubismo. E questa? Non trovi Modigliani?”. E dall’arte il racconto torna al suo amico africano, ora sistemato con famiglia in Italia e alle tante persone incontrate nel suo laboratori­o, aiutate, così, per caso. “Una mamma con un bimbo, abbandonat­a dal marito, sai che vendendo due suoi libri è riuscita a fare la spesa? Che regalo quella notizia per me…”. Il suo sorriso puro ci accompagna al piano terra, cuore della sua azienda della felicità: qui troneggia la stampante monotype, la mitica macchina piana Nebiolo, che Casiraghy maneggia con energia e familiarit­à.

Dai

cassetti compaiono altre gemme:

i legni incisi dallo xilografo Adriano Porazzi, matrici che Casiraghy utilizza con fantasia sui libri (“Lo sai che ha lavorato fino a 90 anni?”) e poi quei caratteri di piombo. Ogni lettera, una storia: “Vedi la effe corsiva Bodoni? Nonti ricorda il foro di risonanza del violino? Non è un caso… È delicata perché le grazie si smussano nel tempo”. Ma chi le ripara? “Nessuno, ma ora non preoccupia­moci di questo, non vale la pena, farò ancora tanti incontri e libri ”. È inutile cercare in Alberto Casiraghy un pensiero negativo, nemmeno quando parliamo di un futuro tutto votato al digitale. “Sai quanti ragazzi vengono qui? Io uso l’iPad, non mi sono mai rifugiato nel passato. Anzi, ora mi sposo e spero, appena possibile, di vedere le Piramidi, ma ora vieni con me in giardino. Vediamo se le mie ‘ragazze’ hanno fatto l’uovo”.

 ??  ??
 ??  ?? 1| alberto casiraghy e la sua grande passione, Gustav Mahler. 2 | al lavoro sulla mitica stampante Nebiolo. 3| Incisione di Adriano Porazzi su opera di Enrico Baj, una delle matrici riutilizza­te per illustrare poesie o aforismi. 4| Prova di stampa dei...
1| alberto casiraghy e la sua grande passione, Gustav Mahler. 2 | al lavoro sulla mitica stampante Nebiolo. 3| Incisione di Adriano Porazzi su opera di Enrico Baj, una delle matrici riutilizza­te per illustrare poesie o aforismi. 4| Prova di stampa dei...
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? 1| Caratteri in piombo per la stampa. 2| La viella, strumento a corde del Medioevo, antenato del violino, realizzato da Alberto Casiraghy. 3| La collezione delle maschere africane.
1| Caratteri in piombo per la stampa. 2| La viella, strumento a corde del Medioevo, antenato del violino, realizzato da Alberto Casiraghy. 3| La collezione delle maschere africane.
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy