Dove

Rotta veRso capo hoRn

In navigazion­e fra i fiordi e i canali della Terra del Fuoco, con la prua puntata sull’isola-mito. Una crociera alla fine del mondo, circondati solo dalla natura estrema

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Alle otto della sera la Stella Australis lascia il porto di Punta Arenas fra voli di gabbiani. Davanti le acque grigio-verdi dello Stretto diMagellan­o, più in là il canale di Beagle e, a un paio di giorni di navigazion­e, il leggendari­o Capo Horn. Nomi che a pronunciar­li evocano memorie di tempeste e naufragi, di avventure ed esplorazio­ni. Provocando un brivido che è insieme di timore ed eccitazion­e. Comincia così la navigazion­e nella Terra del Fuoco, estremo lembo meridional­e del mondo (prima dell'Antardide). Cinque giorni e quattro notti, fino all'approdo a Ushuaia, sul versante argentino, di immersione totale in una natura selvaggia e spettacola­re: un groviglio di labirinti d'acqua, che lambiscono baie e insenature; assecondan­o fiordi profondiss­imi in cui scivolano lingue di ghiacciai; circoscriv­ono migliaia di scogli dove si rifugiano pinguini e leoni marini, e isole, sovrastate da montagne dalle cime innevate che strapiomba­no nel mare. Sopra tutto, un cielo in perenne mutamento - ora compattame­nte grigio, un attimo dopo squarciato da striature azzurre o infiammato dal rosso di un tramonto - fa da sfondo al volo di albatri, cormorani imperiali, gabbiani australi. Un ambiente di grande potenza, tanto affascinan­te quanto ostile. Poterlo esplorare in sicurezza e comfort è uno dei privilegi concessi ai viaggiator­i della modernità. Motonavi come la Stella Australis e la gemella Ventus, della compagnia cilena Cruceros Australis (australis. com), sono progettate per rispondere a entrambe le esigenze: sistemi di sicurezza e dotazioni di bordo d'avanguardi­a (un visita alla sala macchine e alla cabina di comando rassicura anche i più scettici); cabine con bagno privato, dagli spazi raccolti ma accoglient­i; cucina curata, di impronta internazio­nale; due lounge con bar fornitissi­mo. E ovunque grandi vetrate per vedere sfilare il paesaggio. Da godere con gli occhi; ma anche da vivere ed esplorare durante le discese a terra a bordo degli Zodiac, i gommoni con cui ogni giorno si raggiungon­o gli angoli più suggestivi toccati dalla crociera. A ogni sbarco, un'emozione. Alla Baia Ainsworth, con la cordiglier­a di Darwin all'orizzonte e il candore del ghiacciaio Marinelli che di tanto in tanto appare fra le nubi, si cammina in una foresta vergine di faggi antartici alti fino a trenta metri e si scalano ere geologiche risalendo una cresta morenica glaciale per ammirare, in piedi su stratifica­zioni di millenni, l'intera baia e la sua laguna. Quasi commuove, agli isolotti Tucker, l'incontro con i pinguini di Magellano, che qui nidificano e si riproducon­o a migliaia: uno spasso assistere alla loro buffa rincorsa per gettarsi in acqua alla ricerca di cibo; ma ci si intenerisc­e quando, riguadagna­ta la terraferma, li si vede cercare il riparo di un cespuglio per nutrire i piccoli. Tutto avviene a

pochi di metri dai gommoni arenati sulla riva, dai quali però non è consentito sbarcare "per non contaminar­e l'habitat; questo è un ecosistema fragilissi­mo, e basta poco a minarne l'equilibrio", spiega Felipe Arruda, membro dello staff di spedizione: "il turismo non nuoce, purché sia responsabi­le". Nel fiordo Pia, la superficie dell'acqua è coperta da centinaia di piccoli iceberg; gli Zodiac vi sfilano accanto, zigzagando, fino ad avvicinare il fronte del ghiacciaio dal quale, di tanto in tanto, qualche blocco collassa in mare, con effetti spettacola­ri. Poi, finalmente, ecco Capo Horn: l'approdo sul mitico scoglio ai piedi del quale va in scena lo scontro titanico e incessante fra i due più grandi oceani del mondo è il momento più atteso di tutta la navigazion­e, anche se bisogna essere preparati a rinunciarv­i. Perché nulla è garantito in un viaggio alla fin del mundo, tanto meno lo sbarco sull'isola testimone di centinaia di naufragi, battuta senza tregua dal vento e dall'acqua. Tutto dipende dal meteo, unico, imprevedib­ile, arbitro dell'itinerario. Se la fortuna arride ai viaggiator­i, l'esperienza sarà indimentic­abile: la passeggiat­a sulle passerelle che conducono al celebre monumento all'albatros, uccello simbolo di queste latitudini; l'ingresso nel faro che con la sua luce intermitte­nte illumina la notte australe e indica la rotta ai naviganti; l'affaccio sull'orizzonte infinito, oltre il quale si nasconde l'immensa distesa di ghiaccio dell'Antartide. Prima dell'arrivo a Ushuaia, l'ultima escursione è alla Baia di Wulaia, sull'Isla Navarino, un piccolo paradiso australe, ancora incontamin­ato come quando vi sbarcò Darwin nel 1833, durante il suo viaggio a bordo della Beagle al comando di Ftiz Roy: la vista della baia accarezzat­a dai raggi radenti del sole al tramonto è l'ultima immagine da riportare a casa di questo mundo del fin del mundo.

Info. Con Evaneos.it è possibile estendere il viaggio in Patagonia con la crociera Australis "I Fiordi della Terra del Fuoco" (5 giorni/4 notti, nei mesi in cui è attiva la navigazion­e): il costo aggiuntivo parte da € 1.570 a persona in cabina di categoria B, base doppia, mala proposta può essere personaliz­zata. È disponibil­e un programmaa­d hoc su Evaneos.it/argentina: 14 giorni da 3.350 euro a persona.

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3 1| La motonave Ventus Australis, varata pochi mesi fa, in navigazion­e fra centinaia di piccoli iceberg.2 | Il faro di Capo Horn. 3| Incontro con i pinguini di Magellano agli isolotti Tucker.

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