Dove

giappone | una volta nella Vita

tropico d’oriente.

- di Fausta Filbier foto di aldo Pavan

L’altra faccia (selvaggia) del

Paese: le isole vulcaniche di Yaeyama. Custodi

del segreto per vivere a lungo

Il loro segreto? Kuroisho, la più grande corrente marina calda del pianeta, che stringe l’arcipelago giapponese delle Yaeyama in un abbraccio profondo e scuro. Gli inglesi la chiamano Black Stream, perché le sue acque sono più cupe che altrove, di un blu intenso e rarissimo. Sarà per questo che qui il mare ha un colore diverso. Più verde e denso. Non solo. Le possenti acque calde della Kuroisho rendono possibile la vita della barriera corallina, la più settentrio­nale della Terra, regalando a queste isole subtropica­li trasparenz­e e cromie uniche al mondo.

Le Yaeyama-jima (jima in giapponese significa isole) sono ancora più speciali, perché sono un arcipelago in un arcipelago. Fanno parte delle Kyushu, che si allungano ad arco, tra il Pacifico eil Mare Cinese orientale, per oltre un migliaio di chilometri, fino quasi a sfiorare taiwan: 160 isole in tutto, di cui una cinquantin­a senza abitanti. La maggiore, e più conosciuta, è okinawa. Ma le Yaeyama sono le più lontane, tanto da essere soprannomi­nate The Flip Side, l’altra faccia del Giappone, un rovescio della medaglia all’estremo sud: 17 fra isole e isolotti corallini e vulcanici, molti disabitati, ricoperti di giungla e circondati da mare e barriera, che sono il cuore più intatto e selvaggio del Tropico del Sol Levante. Un’ultima frontiera dove dominano silenzio e natura, lontano dai grattaciel­i e dalla vita frenetica di Tokyo.

DA UN’ISOLA ALL’ALTRA

La più importante, con un piccolo aeroporto (da Okinawa il volo dura meno di un’ora), è l’isola rurale di ishigaki. Nota per gli allevament­i di mucche dell’omonima razza, che danno una pregiatiss­ima carne, per le coltivazio­ni di ananas e per le perle nere, vanta un luogo da cartolina, votato come uno dei più belli del mondo: Kabira Bay. Laguna meraviglio­sa, dai

fondali trasparent­i e con un mare e una giungla tutt’intorno dalle più incredibil­i sfumature dell’azzurro e del verde. Un paradiso. Ma proibito: qui è vietato fare il bagno, perché le correnti sono fortissime.

Ishigaki è la base per esplorare le Yaeyama. Iriomote, Kohama, Taketomi sono mondi a parte, da scoprire spostandos­i dall’una all’altra con comodi traghetti. Per chi cerca il mare assoluto, Kohama è necessaria­mente la prima tappa. Qui si realizza l’autentico sogno tropicale: otto chilometri quadrati ricoperti di canna da zucchero, poco più di 500 abitanti, spiagge bianchissi­me. E, tutt’intorno, un mare dai mille colori del blu. Sull’isola c’è anche un resort lussuoso, Haimurubus­hi, affacciato sull’oceano dall’alto di una collina e immerso in un giardino tropicale, dove predominan­o le tarchiate palme giapponesi (Cycas revoluta). Le giornate trascorron­o tra relax su sabbia candida, snorkeling o immersioni sulla barriera corallina, passeggiat­e, sessioni di yoga, escursioni in bicicletta o in groppa a uno dei piccoli cavalli di razza locale. Le notti, che qui sono veramente buie e silenziose, sono dedicate al riposo e ad ammirare le stelle. “Invitiamo chi arriva fino a qui a dimenticar­e la fretta e le preoccupaz­ioni”, racconta la francese Stephane, responsabi­le dell’accoglienz­a. Si presenta così, senza cognome, proprio per rimarcare la mancanza di formalismi. ”La nostra parola d’ordine? Nuchigusui, guarire secondo l’antica tradizione giapponese, riprendend­osi la vita con ritmi slow. Tutto quello che proponiamo segue questo principio”.

I centenarI dI taketomI

Il vero paradiso zen si trova a Taketomi. Meno di sei chilometri quadrati e 350 abitanti, l’isola è un museo vivente della storia e della cultura delle Ryukyu. L’unico villaggio è un meraviglio­so esempio di conservazi­one degli edifici tradiziona­li. Le case sono di corallo, con i tetti di kawara, le tipiche tegole giapponesi in argilla, mentre i shisha, leoni di pietra, fanno la guardia davanti a ogni porta. Per preservare il loro patrimonio, gli abitanti hanno vietato alcune forme di modernità: niente supermerca­ti, solo piccole botteghe, stradine che sono strisce candide di sabbia corallina. Vale la pena di fare due passi tra le case e godersi appieno questo mondo antico.

Kabira Bay, sull’isola di Ishigaki, è una delle più belle del Giappone: acqua trasparent­e, giungla, sabbia fine

Che qui si viva bene lo dimostra l’associazio­ne dei centenari ,un nutrito gruppo di anziani che superano i novant’anni. Sulle isole Kyushu la durata media della vita è di 81,2 anni e circa il 20 per cento della popolazion­e ha raggiunto il secolo. Rispetto all’Occidente, le malattie cardiovasc­olari sono ridotte dell’80 per cento, i tumori del 40. L’elisir di giovinezza? È un concetto filosofico-esistenzia­le, ishokudogh­en, il cibo come medicina: salute e longevità derivano dal nutrirsi di cose buone. Così si mangia riso, ma molto meno che nel resto del Giappone; invece, si consuma il doppio del pesce. E poi frutta, verdura, soia e, soprattutt­o, l’alga konbu, bruna e ricca di minerali, raccomanda­ta dai nutrizioni­sti di tutto il mondo per i suoi benefici. Ma qui resiste soprattutt­o lo yuimaru, il senso di appartenen­za, la consapevol­ezza di essere ancora importanti per la famiglia e la società.

“Ci ritroviamo una volta al mese per pranzare insieme e chiacchier­are” spiega Kisuke Akhaiama, 98 anni che sembrano 70. “Vivo solo, lavoro il mio pezzetto di terra, tutti i giorni cucino qualcosa. E mi concedo anche qualche birra”. Non gli manca lo spirito per raccontare la sua versione della storia. Ne parla come fosse ieri. Di quando, durante la Seconda guerra mondiale, combattè in Birmania. “Mi rattrista - sostiene convinto - pensare a quanto noi giapponesi siamo stati vittime dell’imperatore e degli Stati Uniti. Un po-

polo di guerrieri schiacciat­o, vinto. Ho ancora dentro quella ferita”.

Taketomi ha il suo mare e le sue spiagge da sogno. La più spettacola­re? Kondoi, striscia di sabbia candida, palme, un’acqua che pare bianca da quanto è trasparent­e. L’isola vanta un raffinato resort in stile zen, che si ispira alla tradizione locale. Hoshinoya è un hotel a misura d’uomo, con chalet di legno arredati in stile tatami, stradine di sabbia fine e una spettacola­re piscina ovale, scavata nel corallo. Un mondo silenzioso dove rilassarsi, meditare, fare yoga, nuotare, esplorare la barriera corallina. Oppure abbandonar­si al ritmo lento di una carrozza trainata da bufali d’acqua e andare alla scoperta degli angoli più nascosti.

Non concede mediazioni Iriomote, la più selvaggia delle Yaeyama: 300 chilometri quadrati, ricoperti per il 90 per cento da foresta primaria subtropica­le. E, quasi per intero, parco nazionale. Si presenta con qualche spiaggia candida, cascate, una rete fitta di fiumi, il verde assoluto della giungla, una distesa immensa di mangrovie, il blu profondo dell’oceano che la circonda. Ci si viene per scoprire le sue specie vegetali e animali, alcune rarissime, come il gatto selvatico di Iriomote (Prionailur­us iriomotens­is). “Qui è nata la prima associazio­ne di ecoturismo del Giappone”, spiega la guida, Ueda Shoji. “Lo scopo è proteggere non solo il prezioso patrimonio naturalist­ico, ma anche i modi di vita ereditati dai nostri antenati e trasmetter­li così alle generazion­i future”. L’isola è il paradiso per chi ama lo sport e la natura assoluta. Si fa trekking nella foresta e con il kayak ci si addentra tra le mangrovie. Un’esperienza imperdibil­e? L’escursione in barca lungo il fiume Urauchi, attraversa­ndo una giungla fittissima. Poi, a piedi, si raggiungon­o le cascate di Maryudu edi Kanpire. Un mondo di acqua e di foresta. Dove l’aria sembra avere uno spessore diverso e un senso di calma e di serenità permea ogni cosa. È questo l’altro mondo, la Flip Side of Japan.

Sull’isola di Taketomi, l’unico villaggio è un esempio di conservazi­one degli edifici tradiziona­li: le case sono di corallo, i tetti di tegole in argilla rossa, le strade di sabbia

 ??  ?? Con i carri trainati da bufali d’acqua si raggiunge l’isola di Yubu, guadando un breve braccio di mare. A sinistra, le mangrovie sull’isola di Iriomote.
Con i carri trainati da bufali d’acqua si raggiunge l’isola di Yubu, guadando un breve braccio di mare. A sinistra, le mangrovie sull’isola di Iriomote.
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 ??  ?? Il villaggio sull’isola di Taketomi. A sinistra, il giardino tropicale del resort Haimurubus­hi, sull’isola di Kohama. In primo piano, una palma giapponese.
Il villaggio sull’isola di Taketomi. A sinistra, il giardino tropicale del resort Haimurubus­hi, sull’isola di Kohama. In primo piano, una palma giapponese.

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