Dove

moldova | la strada è Il Viaggio

la favola dell’est.

- di Silvia Ugolotti foto di giacomo Fè

Il Paese dei Balcani ha pochi

turisti e un’economia fragile, ma con una risorsa

incredibil­e: i giovani. Amanti dell’arte e della libertà

Per secoli è stata una terra di conquista da est e da ovest. Un angolo dei Balcani stretto tra Romania e Ucraina, crocevia di razze, lingue, religioni, dove persino i nomi dei luoghi, in più lingue, sono la testimonia­nza di confini in perenne mutazione. La Moldova ha una storia travagliat­a. Oggi, a 27 anni dall’indipenden­za, è ancora in cerca d’identità: da un lato Mosca, dall’altro Bruxelles; i filorussi e i filoeurope­i. Fino al 2016 i dati dell’Organizzaz­ione mondiale del turismo l’hanno collocata tra i Paesi meno visitati del mondo, terzultima dopo il Bangladesh e la Guinea. Eppure, nonostante un territorio spezzettat­o (al suo interno ci sono la repubblica separatist­a di Transnistr­ia e la regione autonoma di Gagaùzia) e un’economia tutt’altro che florida (il reddito medio pro capite oscilla dai 50 ai 200 € al mese), la Moldova guarda al futuro. Nuovi investimen­ti, progetti e l’incremento delle strutture alberghier­e l’hanno aperta al turismo (nel 2017 sono state registrate 145.156 presenze, il 20 per cento in più dell’anno precedente).

Conosciuta, in passato, come Bessarabia centrale, la Moldova ha molti punti a suo favore: è sicura, vicina (due ore di volo diretto dall’Ita-

lia), economica e ha un patrimonio naturale ben conservato (il processo di industrial­izzazione è ancora lento), oltre a una produzione vinicola di tutto rispetto e una cultura millenaria.

CHIŞINĂU, LA CAPITALE VERDE

Lo skyline di Chişinӑu è confuso. Nel centro politico, economico e culturale della Moldova, una delle più grandi città dell’Europa centrale, le nuove architettu­re convivono con i vecchi edifici di stampo sovietico, in pietra bianca calcarea, e con i pochi palazzi signorili sopravviss­uti ai bombardame­nti della Seconda guerra mondiale e al terremoto del 1940. In ogni quartiere, i parchi e i viali alberati invitano al passeggio, mentre i boschi si allargano attorno ai palazzi. I monumenti più emblematic­i della città ne raccontano invece la storia, con la cattedrale ortodossa e l’Arco di Trionfo, dedicato alla vittoria della Russia sull’impero ottomano. Il 9 maggio a Chişinӑu è un giorno di festa: si celebra la caduta del nazismo, con musiche militari, marce (aperte dal presidente, Igor Dodon), parate di carri armati, bandiere, ritratti di eroi

caduti in guerra. È il giorno dell’orgoglio e del folclore moldavo, ma è durante il resto dell’anno che si scopre il lato più intimo e autentico della città. Uno dei più bei palazzi di Chişinӑu, in stile barocco-viennese, èil museo nazionale d’arte, che raccoglie un’importante collezione di icone ortodosse e di dipinti di pittori europei e moldavi, anche contempora­nei: “Sono molti i giovani appassiona­ti d’arte in Moldova, anche se, ancora, non esiste un vero e proprio mercato”, racconta Elena Casiadi, una delle guide del museo. “Anch’io sono un’artista. Compongo musica, ma per vivere ho bisogno di fare anche un altro lavoro”. Qualcosa, però, si sta muovendo: “I giovani creativi sono convinti che con le opere possono influenzar­e il modo di pensare delle nuove generazion­i, rendendoli più consapevol­i”, continua Casiadi.

È quello che si prefigge Mihai Stamati, classe 1985, che ha un atelier in centro città, aperto al pubblico. Con il suo operato guarda al passato per dare impulso al futuro: dagli artigiani dei villaggi ha infatti imparato tecniche antiche, incoraggia­ndo con le sue opere il recupero delle tradizioni, segno di affermazio­ne di una nuova identità nazionale. A documentar­e la vita semplice e delle tradizioni del posto c’è il mercato centrale, un tempo mercato kolchozian­o, dedicato, cioè, alle cooperativ­e agricole nelle quali i contadini lavoravano collettiva­mente la terra. Si trova a pochi passi dal centro città, dove sorgono boutique hotel (Zentrum e Thomas Albert) e ristoranti, come Propaganda, che uniscono alla buona cucina atmosfere ricercate. Bancarelle e spazi coperti ospitano i prodotti freschi della campagna, in bella mostra accanto a bluse e scialli a punto croce ricamati dalle donne dei villaggi.

MEDIOEVO E WI-FI

Per i giovani l’arte è un modo per dare un futuro a sé stessi e al proprio Paese

Colline coperte di vigne, monasteri nascosti nella roccia, villaggi sparpaglia­ti nella campagna e i colori che cambiano a ogni stagione. Fuo-

ri dalle città la Moldova racconta la propria anima rurale, un mondo a parte dove la schiettezz­a ruvida degli abitanti si trasforma nel tempo di un sorriso in ospitalità premurosa. Ludmilla Buzila non parla inglese, né italiano, ma si fa capire dai turisti con il gesticolar­e delle mani e qualche parola in francese. A loro apre la porta della sua casa, linda e profumata, l’ingresso continuame­nte spazzato dalla polvere con una scopa di saggina e i fiori sui davanzali, colorati e bellissimi. Il suo agriturism­o si chiama Casa Verde e fa parte di un progetto di ospitalità diffusa che unisce i villaggi di Butuceni e Trebujeni nel recupero di abitazioni e civiltà contadina. Se non fosse per il wi-fi, che funziona senza problemi, sembrerebb­ero luoghi estranei all’era di Zuckerberg. I villaggi si stendono ai piedi dellla falesia calcarea con fossili di conchiglie dove, scavato nella roccia, si trova il monastero rupestre di Pestera. Sotto, corre il ca-

nyon lungo il fiume Raut e, tutt’intorno, Orhei Vechi, riserva naturale e paesaggist­ica con i resti di civiltà antichissi­me insediates­i qui fin dal Paleolitic­o superiore. Il paesaggio è un susseguirs­i di boschi di faggio, ciliegi, acacie, di colline e campi coltivati e la riserva è nella lista dei siti candidati a diventare patrimonio Unesco. Ludmilla Buzila cerca sempre di capire i bisogni dei suoi ospiti. Scompare e poi ritorna con una stufa elettrica per levare quel po’ di umidità della sera dalla stanza. Dieci minuti dopo, la tavola sotto al portico in giardino è apparecchi­ata con un brodo di pollo caldo, frittelle di verdure e un tè alle erbe appena raccolte nell’orto: “Domani il raffreddor­e sarà sparito”, assicura a un ospite maldispost­o. Un gesto semplice, un segno di attenzione.

È proprio attraverso la gente e le storie di chi, attento alle proprie radici, fa rivivere la terra a cui appartiene che la Moldova si rivela. Come Vassilii Goncear, che vive a Hogineşti, un villaggio fondato nel XVII secolo, con poco più di duemila abitanti tra colline boscose, vallate di crete e un’importante storia di artigianat­o della ceramica. Suo padre e il nonno erano artigiani, così come lo erano i loro genitori, che hanno così tramandato un sapere prezioso da dieci generazion­i. Dopo una laurea in ingegneria e molti anni trascorsi sulla Costiera Amalfitana, Goncear è tornato in patria: “Nel vostro Paese avevo avviato un’attività; ricevevo così tanti ordini da non avere più tempo per nient’altro”, racconta con un italiano dalle inflession­i meridional­i. “Sono rientrato con molta esperienza, nuovi macchinari, più soldi, che mi hanno permesso di fondare questo centro della ceramica. Ho pagato multe, permessi, mi sono scontrato con leggi inutili e con la burocrazia, ma ce l’ho fatta. Ora ho un laboratori­o, un negozio e un piccolo museo dedicato alla storia della ceramica locale”. Goncear, che ha un sorriso e un’energia travolgent­i,

Vassilii forgia ceramiche; Ecaterina

tesse tappeti; Tatiana gestisce un agriturism­o

accoglie turisti e apprendist­i che vogliono imparare il suo mestiere, oltre a tante scuole. “I bambini sono il nostro futuro e il mio obiettivo è di fare di Hogineşti un distretto della ceramica per viaggiator­i alla ricerca di eccellenze e per giovani in cerca di lavoro”.

Anche Ecaterina Popescu ha dato vita, a Clişova Nouӑ ,aun centro di artigianat­o: Rustic Art è dedicato alla tessitura a mano dei tappeti della Bessarabia, mentre nel villaggio di Palanca, nel cuore rurale della Moldova (qui c’è ancora chi si sposta su carretti di legno trasportat­i dai cavalli), Casa Parinteasc­a (la “casa dei genitori”), eden bucolico nascosto tra colline e boschi, è l’abitazione di famiglia di Tatiana Popa, 75 anni, dolce quanto tenace sostenitri­ce del turismo rurale. “La mia famiglia era semplice, ma benestante, di mente aperta”, racconta. “Per questo siamo stati deportati in Siberia: il gulag (il centro di detenzione delle vittime del regime staliniano, ndr) è stato per dieci anni la nostra prigione, fino al 1955. Ho fatto di tutto per recuperare questa dimora, che era stata confiscata dai russi, e ci sono riuscita”. Oggi Tatiana Popa la apre ai turisti e alle donne del villaggio che, avendo la possibilit­à di imparare un mestiere, possono ritagliars­i un posto nella società”. Casa Parinteasc­a ha una cucina che rimane impressa nella memoria. Il pasto inizia con una degustazio­ne di composte di frutta, petali di rosa, liquori, per poi passare ai piatti tipici della gastronomi­a moldava, dove trionfano i prodotti della terra, rigorosame­nte biologici: la mamaliga, polenta di mais con formaggio e panna acida, i sarmale (involtini) fatti con foglie di vite ripiene di riso bollito e carne, l’acqua ai fiori di acacia e il vino della casa.

Spostandos­i da un villaggio all’altro si incontrano chiese e monasteri: ne è ricca, la Moldova. Tra i più interessan­ti, nel distretto di Orhei c’è il monastero Curchi, con accanto la chiesa di Nasterea Mai-

cii Domnului (natività della Vergine Maria), dalla classica architettu­ra con i campanili a cipolla e gli interni dorati che profumano d’incenso.

IL PAESE CHE NON C’é

Si chiama Transnistr­ia ed è una striscia di terra lungo il confine con l’Ucraina, abitata da poco più di mezzo milione di persone. Ha un governo indipenden­te, una propria moneta, un esercito, un inno nazionale e tre severi posti di blocco che rilasciano un permesso di sole dieci ore. Guai a perderlo, perché di fatto la Transnistr­ia non esiste. Il governo ha chiesto invano l’annessione alla Russia; neppure le Nazioni Unite riconoscon­o ufficialme­nte questa repubblica autoprocla­matasi indipenden­te. I finanziame­nti arrivano dal Cremlino e i segni dell’influenza russa sono ovunque. A fianco della bandiera transnistr­iana compare sempre quella russa e a Tiraspol, la capitale, Lenin presidia fiero con il suo busto in granito il palazzo del parlamento. Ci sono carri armati lungo le strade, militari in mimetica, la polizia porta le divise sovietiche e c’è un comitato per la sicurezza nazionale, una sorta di Kgb. I simboli ricorrenti sono la

La Transnistr­ia ha una propria lingua e un suo Parlamento.

Il visto per visitarla dura solo dieci ore

falce e il martello, insieme alle insegne di Sheriff, il gruppo privato più grande del paese che appartiene all’ex presidente Oleg Smirnov e amministra pompe di benzina, supermerca­ti e l’enorme stadio FC Sheriff con 18.500 posti e quattro campi (anche se la squadra nazionale, la Sheriff Tiraspol, non è mai riuscita a qualificar­si ai gironi della Champions). Palazzoni squadrati di stampo sovietico si alternano a piccole case di legno, ci sono un lungofiume per il passeggio, un’importante distilleri­a di brandy (la Kvnit) e un allevament­o di storioni (Aquatir) che esporta caviale in tutto il mondo.

All’ingresso del paese, la cittadina di Bender ospita una fortezza medievale e la fabbrica di munizioni e armamenti militari di proprietà del governo della Transnistr­ia, la fonte principale di reddito del Paese, esportato direttamen­te in Russia, giustifica­ndo il supporto economico di Mosca. Orgogliosi delle loro radici, i transnistr­iani sono abituati a vivere in una terra “fantasma”, ma molti studenti, grazie al passaporto moldavo, scelgono di studiare a Chişinӑu. Per rimanere nell’eurozona e assaporare il gusto della libertà.

 ??  ?? Il colorato villaggio di Butuceni, a due passi dal sito archeologi­co di Orhei Vechi, il maggiore complesso museale a cielo aperto della Moldova.
Il colorato villaggio di Butuceni, a due passi dal sito archeologi­co di Orhei Vechi, il maggiore complesso museale a cielo aperto della Moldova.
 ??  ??
 ??  ?? 1
1
 ??  ??
 ??  ?? 1| Il 9 maggio Chişinӑu festeggia la sconfitta del nazismo. 2-3 | Castel Mimì, a Bulboaca, voluto da Costantin Mimì, governator­e della Bessarabia. Ha cantine, sette stanze, piscina, giardini e una Spa con vinoterapi­a.3
1| Il 9 maggio Chişinӑu festeggia la sconfitta del nazismo. 2-3 | Castel Mimì, a Bulboaca, voluto da Costantin Mimì, governator­e della Bessarabia. Ha cantine, sette stanze, piscina, giardini e una Spa con vinoterapi­a.3
 ??  ?? 11 | Casa Parinteasc­a, a Palanca, cuore rurale della Moldova, è museo etnografic­o, laboratori­o artigianal­e, agriturism­o. 2| Prodotti locali e un ottimo vinorosso da Kara Gani, cantina a conduzione familiare a Vulcaneşti. 3 | Propaganda ,a Chişinӑu: atmosfera vintage e una buona scelta di vini di qualità.
11 | Casa Parinteasc­a, a Palanca, cuore rurale della Moldova, è museo etnografic­o, laboratori­o artigianal­e, agriturism­o. 2| Prodotti locali e un ottimo vinorosso da Kara Gani, cantina a conduzione familiare a Vulcaneşti. 3 | Propaganda ,a Chişinӑu: atmosfera vintage e una buona scelta di vini di qualità.
 ??  ?? 2
2
 ??  ?? 3
3
 ??  ?? 1-2 | Chişinӑu: il Museo Nazionale d’Arte e i palazzi dipinti sulle facciate delle case nel centro della città, capoluogo della Moldova.3| La tradiziona­le tessitura a mano dei tappeti della Bessarabia.
1-2 | Chişinӑu: il Museo Nazionale d’Arte e i palazzi dipinti sulle facciate delle case nel centro della città, capoluogo della Moldova.3| La tradiziona­le tessitura a mano dei tappeti della Bessarabia.
 ??  ?? 3
3
 ??  ??
 ??  ?? 1| Il monastero Curchi, uno dei monumenti più significat­ivi della Bessarabia. 2 | Tiraspol, capitale di Transnistr­ia, repubblica autoprocla­matasi indipenden­te. 3| L’ecoresort Butuceni, nato da un progetto di recupero delle architettu­re rurali, con cottage diffusi nel villaggio di Butuceni.1
1| Il monastero Curchi, uno dei monumenti più significat­ivi della Bessarabia. 2 | Tiraspol, capitale di Transnistr­ia, repubblica autoprocla­matasi indipenden­te. 3| L’ecoresort Butuceni, nato da un progetto di recupero delle architettu­re rurali, con cottage diffusi nel villaggio di Butuceni.1
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy