vienna | le Idee nascono Qui
la città mette le ali.
Ai vertici mondiali per
qualità della vita e in pieno fermento artistico.
I consigli dei nostri insider per vivere il futuro
Da nove anni è nelle prime posizioni dell’indagine Mercer (una società di consulenza globale) sulle città dove si sta meglio. Perché Vienna non mette in rima alta qualità e scarsa vitalità. Anzi. Tra le guglie del duomo di Santo Stefano e le facciate sontuose dei palazzi spira un vento di grandi rinnovamenti. Merito di un’amministrazione fortemente interessata al benessere culturale: Vienna investe in creatività, artigianato contemporaneo e sostenibilità. Dove ha esplorato, con gli insider che ci abitano, quartieri in fermento e aree che tracciano il futuro. Setacciando tra 23 distretti, i loro indirizzi (più o meno) segreti.
Il braccio destro proteso verso l’orizzonte: così Jacob van Schuppen ritrasse, nel 1718, il principe Eugenio di Savoia. Il generale che fermò i turchi nel 1683 non avrebbe mai potuto immaginare, nel punto lontano indicato dal suo dito, lo sviluppo edilizio intorno al suo castello viennese di cui era molto fiero, la sontuosa dimora estiva del Belvedere. Facciata ricamata e giardini curati, il maniero ospita le opere principali di Gustav Klimt ed Egon Schiele, protagonisti, con Otto Wagner e Koloman Moser, di un nutrito carnet di mostre ed eventi a cento anni dalla morte dei quattro esponenti del Modernismo. “A meno di 500 metri da lì sta nascendo il Quartier Belvedere”, racconta Salvatore Viviano, gallerista e artista che vive a Vienna da dieci anni. “È un punto nevralgico della città: la nuova stazione Hauptbahnhof, lo sfondo verde dello Schweizergarten, parco un tempo quasi pericoloso, ora rinnovato, e, di fronte, la 21er Haus, il più recente museo d’arte contemporanea”. A disegnare i nuovi,
edifici tra la fine di quest’anno e il 2020, è stato coinvolto anche Renzo Piano. Sono già di tendenza i vicini palazzi in vetro dell’Erste Campus, disegnati da Henke Schreieck Architekten, “con Iki, ristorante asiatico, fratello del frequentatissimo Mochi, che propone cucina giapponese”, aggiunge Viviano. “Ma per la colazione e il brunch si va alla Bakery del vicino Hotel Daniel, da prenotare con anticipo”.
È invece controverso il progetto dell’Heumarkt, a due passi dal Ring (l’anello di viali lungo circa cinque chilometri che circonda il centro) e dalla
Karlsplatz. Firmato dal brasiliano Isay Weinfeld, mantiene la pista di pattinaggio più amata dai viennesi, ma prevede nuove aree pedonali, hotel, appartamenti nel bel mezzo della prospettiva che Canaletto dipinse dalla collina superiore del Belvedere. L’Unesco minaccia di radiare il centro storico dalla lista dei patrimoni dell’Umanità. Le polemiche testimoniano l’attaccamento dei viennesi per l’Innere Stadt, il primo distretto, che si dipana a raggiera fra il duomo di Santo Stefano, le architetture asburgiche e i caffè storici. Ancora oggi gli artisti affollano il Korb, già frequentato da Sigmund Freud, o l’Engländer, con una lunga lista di visitatori eccellenti e una valida selezione di stampa internazionale. Gli indirizzi sono in bilico tra passato e presente. Ecco i fantastici vetri di Lobmeyer, che vantano 200 anni di storia, premiati con i Design Awards 2018 dalla rivista britannica Wallpaper. Ma anche il nuovo Habibi & Hawara, che significa amico in arabo e nel dialetto viennese, progetto di integrazione
di profughi e rifugiati, con la supervisione di uno chef austriaco. Il risultato è un menu che combina ricette mitteleuropee e arabe. Ma per accorgersi della Vienna in mutamento meglio spingersi verso Franz Josefs Kai, la cerniera tra il primo e il secondo distretto, e il vivace Donaukanal, il canale del Danubio. “Nel periodo della Cortina di ferro, quando l’Austria era circondata su tre lati, Vienna era una bella addormentata”, raccontano Maddalena Zeller e Cornelis van Almsick, che qui hanno loro galleria (riquadro a destra). “Negli ultimi cinque anni la città è cambiata più che nei precedenti 25”. Un intervento di ridisegno urbano rinnoverà la vicina Schwedenplatz, che connette il centro medievale con il Danubio, con 3.300 metri quadri di verde e 160 alberi. Intanto, le novità sono culinarie. Lo chef Konstantin Filippou ha aperto, accanto al suo omonimo ristorante stellato, l’O Boufés, bistrot-enoteca con pareti in cemento graffiato, vini naturali e ricette rivisitate che rivelano le sue origini greche. Sull’altra riva del canale, il nuovo Spelunke è affollato di giovani: lampade di design, caschi da palombaro, dj set e un menu di pesce e frutti di mare.
leopoldstadt: la nuova vita del ghetto
Già da un decennio le rive del Donaukanal fanno da sfondo alla movida estiva con spiagge e battelli fluviali con piscina. Al di là delle sponde si apre il Leopoldstadt, annunciato dall’iconica torre del Sofitel firmata da Jean Nouvel. Era il vecchio ghetto drammaticamente svuotato dalla Shoah e divenuto poi rifugio di profughi delle ultime guerre. Con il ritorno degli ebrei dai peyot (lunghi riccioli) e dai cappelli neri sono arrivate anche vivaci famiglie di giovani professionisti, pionieri della creatività urbana, artisti. “Tra gli antesignani c’è sicuramente la coreana Myung-Il Song, che ha aperto il Song prima dell’arrivo della metropolitana”, racconta Cornelis van Almsick. Il suo spazio, metà galleria e metà boutique, detta ancora legge nell’arte e nella moda. “Ma l’appuntamento irrinunciabile è il sabato mattina, al Karmelitermarkt, per il mercato contadino”, aggiunge Magdalena Zeller. La novità del quartiere parla italiano: al Monte Ofelio, negozio-caffè dove Luca e Dario Formisano, madre viennese e padre napoletano, propongono salumi, formaggi, passate di pomodoro. Il loro aperitivo affolla il marciapiede di fronte all’Augarten, il parco che ospita il più antico giardino barocco della città.
Ha una lunga storia (1897) anche il Prater, simbolo del quartiere e della città con la sua ruota panoramica e un parco di ben sei milioni di metri quadri, coperti di prati, boschi e attraversati dall’Hauptallee, il viale lungo 4,5 chilome-
Vienna è una delle poche metropoli al mondo con vigneti che assicurano una produzione enologica di qualità
tri. Se un tempo fu teatro di caccia imperiale, oggi ospita corridori e ciclisti (noleggio bici ai posteggi delle city bike o da Hochschaubahn, sulla Prater Hauptallee, radverleih-hochschaubahn.at). Dal 2013, accanto al polmone verde del Prater si presentano in bella mostra gli edifici più innovativi di Vienna, quelli del complesso universitario della facoltà di economia (wu.ac.at). Il progetto, costato 492 milioni di euro, spalmato su una superficie superiore a 12 campi di calcio, ha coinvolto il gotha dell’architettura contemporanea, da Zaha Hadid all’Atelier Hitoshi Abe. Le visite guidate agli edifici dalle linee sinuose e dagli elementi multicolore si prenotano con Architectural Tours (atours-vienna.at).
dai musei ai vigneti di collina
Si chiamano Enzos le grandi sedute di polietilene che arredano i cortili del MuseumsQuartier, uno dei maggiori complessi espositivi del mondo, tanto amate dai viennesi che ne scelgono ogni anno il colore con un referendum. “Gli Enzos sono l’esempio di come si possano portare fuori dai musei arte e cultura”, racconta Chiara Galbusera, curatrice di mostre e guida al Leopold Museum. L’Mq, come è chiamato, accoglie film festival, concerti, mostre. Nel cubo bianco del Leopold, fino al 4 novembre, una serie di mostre celebrano l’anno del Modernismo: in quella dedicata a Klimt, il celebre quadro Morte e Vita è posto, per la prima volta, accanto a La sposa, mentre la retrospettiva su Egon Schiele e i suoi nudi mette in luce la volontà dell’artista di superare i tabù. Solo fino al 2 settembre, al Kunsthistorisches Museum, si sale lo scalone dominato dal Centauro di Canova e poi la Stairway to Klimt per ammirare da
Il Prater non è solo la celebre ruota, ma uno dei dieci parchi cittadini. Il viale di 4,5 chilometri è il paradiso dei ciclisti urbani
vicino gli splendidi affreschi di Klimt. E si entra nelle sale delle antichità greche e romane per vedere il suo dipinto Nuda Veritas, che dialoga con l’atleta nudo di Policleto. Il settimo distretto è quello a più alta densità creativa anche nello shopping. Basta entrare da Nin Prantner per rendersene conto: è lo studio di design e negozio pop-up dove Prantner espone i suoi mobili e oggetti di altri creativi. O da Magazin am Getreidemarkt (abiti ed esposizioni d’arte) e Meshit, delle stiliste Ida Steixner e Lena Krampf. Mühlbauer, invece, mette in scena ricercatissimi cappelli. Stradine lastricate, l’unica chiesa barocca fuori dall’Innere Stadt sopravvissuta all’assedio turco del 1683, la piazza alberata: un angolo parigino a Vienna. Sigmund Freud abitava in Berggasse 19 e nel barocco Palazzo Liechtenstein si visita (su appuntamento) una delle più grandi collezione private al mondo: Rubens, van Dyck, Raffaello, Rembrandt… Il cuore della zona è Servitengasse, dove si allineano vetrine come König (delikatessen europee e degustazioni su un tavolo in quercia dell’artista Daniel Bucur) ed Edelschimmel, paradiso dei formaggi di piccoli caseifici europei. È la nuova scommessa di Wolfgang Zankl, lo chef che ha dato nuova vita a un Bleis (tipica osteria) con cucina di ricerca e prezzi contenuti. E il suo Pramerl & the Wolf si è da poco aggiudicato la stella Michelin. Ma la periferia più inconsueta è sulle colline coperte da 700 ettari di filari. “A Vienna la viticoltura vanta una lunga tradizione”, racconta Fritz Wieninger, vignaiolo bio (wieningeram-nussberg.it). “La specialità è il Gemischter Satz, con uve diverse dello stesso vigneto, raccolte a vari livelli di maturazione”. Oggi è un presìdio Slow Food. Un’altra ventata di creatività, firmata Vienna.